Giannuzzi (Agricoop): “legge scioglimento consigli comunali per mafia va riscritta”

Calabria Attualità

“La legge che disciplina lo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose va profondamente riscritta”.

Innocenza Giannuzzi, Presidente Consorzio Blu Calabria e Consorzio Agricoop Italia interviene esprimendosi sgomenta “sulla prassi delle attuali forze politiche di diffondere attraverso la stampa e i social network attestati di stima per i sindaci ricollocati sulle rispettive poltrone, quella dello scioglimento dei comuni per infiltrazioni mafiose, divenuta oramai dubbia e ricca di incertezze”.

Un comune –sottolinea – non è che viene sciolto per infiltrazioni mafiose dalla sera alla mattina. Si parte sempre da una decisione del Prefetto che a seguito di informative di polizia giudiziaria o in conseguenza di una operazione giudiziaria decide di inviare una commissione di accesso agli atti che studia per tre mesi, rinnovabili, tutte le delibere, determine, atti dell’Ente, emesse dalla parte politica e dai tecnici, alla ricerca di un qualsivoglia condizionamento mafioso”.

“Si analizzano anche le condotte e le frequentazioni degli amministratori, le gare di appalto e gli affidamenti di lavori e servizi, al fine di dimostrare se quel consiglio comunale, quella compagine amministrativa, quei tecnici e dirigenti comunali siano stati condizionati o meno dalle organizzazioni mafiose – ripercorre Giannuzzi. Nella quasi totalità dei casi, tranne rare eccezioni, la relazione finale della Commissione d’accesso produce lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose e la consegna del Comune ad una triade commissariale che si insedia nell’immediato con l’obiettivo di risanare e liberare dal condizionamento mafioso le istituzioni”.

“Ciò che desta più perplessità per la presidentessa di Agricoop è “l’atto che ultimamente il Tar del Lazio, competente in questi casi, annulli i decreti di scioglimento emessi dal Consiglio dei Ministri pone una questione fondamentale che deve essere attentamente valutata: se dopo mesi di commissione di accesso che spulcia tutte le carte, dopo studio della relazione finale da parte del Prefetto che esprime il proprio parere, dopo attenta valutazione politica da parte del Ministro degli Interni che riferisce in Consiglio dei Ministri, se dopo tutto ciò il Consiglio dei Ministri decreta lo scioglimento degli organi legittimamente eletti per infiltrazioni mafiose e tutta l’impalcatura costruita non regge all’esame del Tar del Lazio allora la questione è duplice”- pensa Giannuzzi.

“In primo luogo – suggerisce - bisogna rifondare le attività di accesso antimafia garantendo innanzitutto uno studio approfondito, asettico e privo di condizionamenti della situazione reale dell’Ente osservato, in più le commissioni di accesso e le commissioni straordinarie devono vedersi riconosciuti maggiori poteri di quelli attuali e se necessario devono avere maggior tempo a disposizione per esprimere il loro giudizio se necessario. In secondo luogo qualora il Tar ed eventualmente successivamente il Consiglio di Stato annullino il decreto di scioglimento è necessaria una seria azione di risarcimento per il danno creato. Ma ad essere risarcite in primo luogo devono essere le popolazioni colpite dall’umiliazione dello scioglimento per mafia, le popolazioni marchiate, insieme ai propri amministratori eletti, di mafiosità.”

Inoltre aggiunge: “non più elezioni a maggio 2019 ma solo alla fine del mandato elettivo considerando il periodo di commissariamento ingiusto come una sospensione, al termine della quale si riparte da dove si era stati bruscamente interrotti. E’ compito della politica riformare il sistema e ridare dignità alle popolazioni ingiustamente umiliate e additate come mafiose. E’ compito della politica e della magistratura evitare i balletti cui possono essere costretti gli Enti a seguito dello scioglimento per mafia, basti pensare al Comune di Tropea sciolto per mafia che ha visto annullare il decreto di scioglimento dal Tar, il sindaco ritornare a governare e subito dopo il Consiglio di Stato annullare la sentenza del Tar facendo ritornare la Commissione straordinaria in città. Tali vicende – conclude - sono umilianti per una nazione come l’Italia già culla del diritto”.