Tappa a Catanzaro per la VI edizione di “Una vita da social”
È tutto pronto per la VI edizione della campagna educativa itinerante sui temi dei social network e del cyberbullismo. Un Tour di 47 tappe sul territorio nazionale. Per il rapporto 2 studenti su 3 sono vittima di bullismo, 1 teenager su 4 posta sui social almeno un selfie al giorno. La campagna farà tappa a Catanzaro domani, martedì 5 marzo.
All’apertura della giornata, prevista per le 9.45, parteciperanno le Autorità istituzionali di Catanzaro, per testimoniare la presenza dello stato in uno dei quartieri più “difficili” della città. L’iniziativa prevede che operatori della Polizia Postale e delle comunicazioni a bordo di un “truck”, allestito con tecnologie di ultima generazione e che sosterà dalle 10 alle 16 in località Aranceto, precisamente in Via Salemi area antistante la Parrocchia Domenico Lentini, riceveranno studenti, genitori e docenti e insieme a loro svilupperanno i temi della sicurezza on-line e del corretto uso della rete. Inoltre, gli studenti attraverso il diario di bordo “https://www.facebook.com/unavitadasocial” potranno lanciare il loro messaggio positivo contro il cyberbullismo.
E’ ripartita il 26 gennaio scorso da Matera, capitale europea della cultura, la VI edizione di “Una Vita da Social”, la campagna educativa itinerante realizzata dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, nell’ambito delle iniziative di sensibilizzazione e prevenzione dei rischi e pericoli della Rete per i minori. Dopo Catanzaro, l’iniziativa si sposterà a Cosenza, dove sarà presente dalle 8,30 alle 14 del 6 marzo, nel piazzale dell’Istituto Tecnico Industriale “A.Monaco” di Via Giulia. Seguiranno altre tappe nelle principali città, quella conclusiva, la quarantasettesima sarà a Roma.
I social network sono ormai uno strumento di comunicazione del tutto integrato nella quotidianità dei teenager e in virtù del numero sempre maggiore degli adolescenti presenti sul web hanno determinato una crescita esponenziale dei minori vittime di reati contro la persona che negli anni è raddoppiato: dai 104 casi registrati nel 2016 si è passati a 177 nel 2017 e 208 casi trattati nel 2018, le vittime hanno tutte un’età compresa tra i 14 e i 17 anni.
Tra i giovani è ormai acclarata la selfie-mania. È questa una delle evidenze di una ricerca condotta da Skuola.net, Università di Roma ‘Sapienza’ e Università Cattolica di Milano per conto della Polizia di Stato – intervistando 6.671 giovani tra gli 11 e i 25 anni. Il selfie è sempre più caposaldo della propria identità per le nuove generazioni. La metà del campione ne scatta almeno 4 prima di pubblicarlo sui social, cosa che avviene con frequenza almeno settimanale in 9 casi su 10.
Il web è letteralmente inondato di immagini che li ritraggono, raccontando molto di sé, della propria identità e magari dei luoghi frequentati, con tutti i rischi del caso. L’attrazione per il selfie alle volte è tale da spingere i giovani a mettersi deliberatamente in una situazione di pericolo. Il 35% dichiara di aver provato a farsi un autoscatto in condizioni potenzialmente pericolose, prevalentemente alla guida del motorino o della macchina. Come anche testimoniano i casi di cronaca con esiti letali, a cimentarsi con queste pratiche sono prevalentemente i maschi, verso i vent’anni, con un rendimento culturale o accademico o molto basso o molto elevato.
Un selfie viene pubblicato su un qualunque social network prevalentemente una volta a settimana (63%), mentre ciò accade una volta al giorno nel 14% dei casi e più volte al giorno nel 13% dei casi. A conti fatti 1 su 4 ne posta almeno una volta al giorno, mentre 9 su 10 almeno una volta a settimana.
Ovviamente il risultato deve essere il migliore possibile. Quindi la metà dei soggetti intervistati ne scatta almeno 4 prima di procedere alla pubblicazione di uno di essi. Anche perché se si posta un’immagine che non riceve abbastanza “mi piace”, il 31% si dichiara abbastanza/molto propenso a cancellarlo, contro il 38% che non è per nulla propenso. Sono abbastanza/molto propensi a cancellarlo i più giovani e quelli con un basso rendimento scolastico.
Non è un gioco da ragazzi, ma quasi un lavoro da agenzia pubblicitaria. Il 52% in media passa 10 minuti a modificare e a descrivere (con commenti o didascalie) un selfie prima di pubblicarlo. Sono prevalentemente le femmine e i più giovani (meno di 17 anni). Il 36% usa spesso i filtri per i propri autoritratti. Che soddisfano globalmente il 53% del campione.
Ci sono delle correlazioni anche con il contesto familiare. A conferma del fatto che le famiglie rivestono un ruolo chiave nell’educazione dei figli, sia negli ambiti tradizionali che nei nuovi ambiti digitali. Ad esempio c’è una certa prevalenza di soggetti provenienti da famiglie con titolo di studio più modesto tra quelli più propensi al selfie pericoloso (il cosiddetto “Daredevil selfie”). Al contrario i ragazzi che si “limitano” a postare non più di un selfie a settimana sui social devono fare i conti con genitori con elevato titolo di studio.
Attraverso il progetto “Una vita da social”, gli operatori della Polizia Postale e delle Comunicazioni hanno incontrato oltre 1 milione e 700 mila studenti sia nelle piazze che nelle scuole, 180.000 genitori, 100.00 insegnanti per un totale di 15.000 Istituti scolastici, 250 città raggiunte sul territorio e due pagine twitter e facebook con 126.000 like e 12 milioni di utenti mensili sui temi della sicurezza online.
Confermata la presenza a fianco della Polizia Postale di Aziende come Baci Perugina, Facebook, Euronics, FireEye, Google, Instagram, Nexi, Kaspersky lab, Skuola.net, Vodafone, WindTre, Youtube.
“La missione del tour e degli incontri presso le scuole di ogni ordine e grado non è solo quello di mettere in guardia i ragazzi sui pericoli della rete e dell’uso inconsapevole o distorto dei social network, ma anche quello di sensibilizzare gli adulti a capire i ragazzi, compito che per loro oggi non è sempre agevole, soprattutto quando si tratta di comprenderne i bisogni, i modelli di riferimento, gli schemi cognitivi inerenti i diversi gruppi di riferimento che compongono il variegato universo giovanile.” – afferma Vincenzo Cimino, Dirigente del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni della Calabria – “Il fascino della rete e la sottile suggestione del messaggio virtuale, cosi come l’idea di sentirsi anonimi e il senso di deresponsabilizzazione rispetto ai comportamenti tenuti online, stanno dilagando così da determinare serie preoccupazioni. Per fare della Rete un luogo più sicuro, crediamo quindi che occorra continuare a diffondere una cultura della sicurezza in rete e in questo contesto si inserisce il tour di “Una vita da social”.