Braccianti stranieri stipati nei portabagagli, fermati in 56: denunciati undici “caporali”
Decine di persone (se ne conteranno alla fine 56) stipate nei furgoni, alcune di loro addirittura nei portabagagli. Un viaggio in condizioni degradanti per tutti, pakistani, nigeriani, bulgari e rumeni, che arrivavano dalle campagne lucane dove avevano lavorato come braccianti nelle aziende agricole del posto.
Così li hanno trovati i finanzieri di Montegiordano che stavano eseguendo dei posti di controllo nell’area urbana di Roseto Capo Spulico.
È qui che infatti le fiamme gialle hanno fermato sette furgoni di passaggio, scoprendo il carico di vite umane, quegli schiavi del 21mo secolo sfruttati nei campi con misere paghe e orari di lavoro massacranti.
I braccianti “irregolari” sono stati poi accompagnati negli uffici della Guardia di Finanza per essere identificati e sentiti dagli investigatori, anche con l’aiuto di interpreti, essendo come dicevamo tutti stranieri.
Sulla base delle loro dichiarazioni e anche della documentazione ritrovata a bordo dei mezzi, è emerso pertanto che erano stati reclutati senza le basilari garanzie, in barba alle leggi e con paghe nettamente inferiori a quanto stabilito dai contratti di lavoro.
Dopo aver accertato l’identità di tutti i fermati, è emerso che in sette avevano un permesso di soggiorno scaduto e che non avessero fatto richiesta di rinnovo.
Al termine degli accertamenti, pertanto, è scattata la denuncia a piede libero, alla Procura della Repubblica di Castrovillari, di undici “caporali” (tra cui i tre titolari delle aziende lucane) per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, reati per i quali rischiano anche il carcere (da uno a sei anni) e una multa che va da un minimo di 500 ad un massimo di mille euro per ogni lavoratore reclutato.
Sette i braccianti irregolari che sono stati invece segnalati alla Procura per violazioni al testo unico sull’immigrazione.