Teatro in Carcere: “Ieri sposi” in scena alla Casa Circondariale di Catanzaro
Anche la Casa Circondariale di Catanzaro, diretta da Angela Paravati, ha aderito alla VI giornata nazionale del Teatro in Carcere, promossa dal 20 marzo al 30 aprile in tutta Italia, dal Coordinamento Nazionale Teatro in Carcere, con il sostegno del Ministero di Giustizia – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, in coincidenza con il 57° World Theatre Day (Giornata Mondiale del Teatro).
L’associazione culturale La Ribalta, nella sala teatro dell’istituto, il 3 aprile ha messo in scena la commedia brillante dal titolo “Ieri sposi”, evento organizzato grazie a Mario Sei, volontario da anni presso il carcere di Catanzaro, nel quale ha fondato una compagnia stabile di recitazione composta da detenuti.
Spunti di riflessione sull’uso smodato dei social network, sul rischio di isolamento e di perdita della concezione del tempo e dello spazio per chi naviga troppo in internet: questo lo spirito della commedia.
“La scelta appare particolarmente significativa” afferma la direttrice Angela Paravati “perché in carcere internet non entra, ma fuori la rete, simbolo dell’interconnessione globale e della libertà senza limiti, può diventare paradossalmente una prigione, un luogo di alienazione”. Al punto, come accade nella commedia, di far arrivare lo sposo in chiesa con un ritardo di 24 ore.
Oggi tutto ruota intorno alla necessità di essere conosciuti tramite la rete, come reazione alla solitudine: ma quanto questa vicinanza solo virtuale al mondo può somigliare alla lontananza reale da tutto che si sperimenta in carcere? In fondo non sono che due forme di solitudine, che possono essere superate solo attraverso la conoscenza reale della vita e la vicinanza reale del prossimo. Per questo motivo, nel corso della manifestazione, il Circolo Culturale Placanica, tramite il suo presidente Venturino Lazzaro, ha simbolicamente donato al carcere un’enciclopedia Treccani da custodire all’interno della Biblioteca.
Diffuso e tradotto in oltre 50 lingue in tutto il mondo il tradizionale messaggio dedicato all’evento, affidato al docente cubano Carlos Celdrán, regista, drammaturgo ed educatore teatrale: “La tradizione teatrale è orizzontale. Non c'è nessuno che possa affermare che il teatro esista in un qualsiasi luogo del mondo, in una qualsiasi città o edificio privilegiato. Il teatro si diffonde attraverso una geografia invisibile”. E, si può aggiungere, arriva anche in carcere.