Vernice rossa e manichino lasciati all’ingresso di Palazzo Campanella, indaga la Digos
Due persone con volto travisato hanno lasciato della vernice rossa e un manichino senza testa e senza arti sulle scale dell'ingresso di Palazzo Campanella, sede del Consiglio regionale della Calabria, e sono poi fuggite.
Sul posto è giunta la Digos che ha avviato le dovute indagini e sta visionando le immagini dei sistemi di videosorvegliata della zona per raccogliere qualche elemento utile. Al momento non si esclude che il gesto sia collegato con l'attività politica dell'organo legislativo della Regione.
In queste ore, infatti, si sta riunendo il Consiglio e ci sono 14 punti all’ordine del giorno tra cui la proposta di legge sulla doppia preferenza di genere (LEGGI) e una seduta della prima Commissione “Affari generali e istituzionali”.
LA RIVENDICAZIONE DEL COLLETTIVO FE.IN
16:45 | Il gesto è stato rivendicato dal collettivo “Fe.In Cosentine in lotta” e si collega proprio all’esame della proposta di legge, di iniziativa della consigliere Flora Sculco, sulla “Promozione della parità di accesso tra uomini e donne alle cariche elettive regionali”, proposta che nell’ultima seduta ha suscitato uno scontro politico anche all’interno della maggioranza di centrosinistra.
“Oggi - afferma il movimento - la discussione della proposta di legge sulla doppia preferenza di genere torna nel consiglio regionale calabrese, il quale si distingue per registrare la presenza di una donna soltanto. La vera discussione, quella che si protrae da anni, si articola in maniera sempre più esplicita nella direzione della campagna elettorale. Il dibattito è viziato dagli interessi partitici e personali dei consiglieri, i quali conferiscono a questa legge un significato strumentale al mantenimento dei loro ruoli di potere e di controllo. Si perde così, tra un commento sessista e l'altro, l'urgenza di quella che dovrebbe essere una discussione sulle cause dell'evidente disparità di genere in Calabria. Il problema – sostiene il collettivo ‘Fem.in Cosentine in lotta’ - sicuramente non si riflette solamente sul numero di cariche pubbliche affidate alle donne: il sistema patriarcale, determina l'oppressione e la discriminazione di genere in ogni ambito sociale e culturale. Questa è la violenza di genere perpetrata dalle istituzioni, la stessa violenza che ci incatena e ci uccide. Per questo motivo - continua il comunicato - oggi abbiamo deciso di lasciare un chiaro segno della nostra rabbia davanti alla sede del Consiglio regionale. Sul manichino, simbolo di ogni donna, grava il peso della politica misogina che caratterizza le nostre istituzioni e della violenza istituzionale che porta a ridurre i temi di genere a mera campagna elettorale. Noi donne - conclude il collettivo "Fem.in Cosentine in lotta" - pretendiamo che si discuta seriamente e aldilà di giochetti politici e conflitti strumentali delle questioni di genere che affliggono la nostra regione”.