Sea Watch, la motovedetta “speronata” di stanza a Crotone: il racconto dei finanzieri
La vicenda della Sea Watch, la nave dell’Ong che ieri ha forzato il blocco entrando prima nelle acque italiane e poi attraccando a Lampedusa, tocca direttamente la Calabria, in particolare la città di Crotone.
Durante l’attracco nello scalo siciliano, come è ormai noto, l’imbarcazione con a bordo i migranti e capitanata da Carola Rackete (ora agli arresti domiciliari) ha speronato un’unità della Guardia di Finanza, in particolare la motovedetta 808, classe 800, che fa base proprio nel capoluogo Pitagorico.
A bordo, a tentare di fermare la Sea Watch, nave da ben 650 tonnellate, vi erano cinque finanzieri che se la sono vista brutta: “La comandante (Rackete, ndr) non ha fatto nulla per evitarci, siamo stati fortunati: poteva schiacciarci” hanno raccontato all’agenzia Ansa gli stessi "protagonisti".
Un atto, quello dell’imbarcazione dell’organizzazione umanitaria “contro” la motovedetta italiana che il vice premier e ministro dell’Interno, Matteo Salvani, ha definito addirittura come un “atto di guerra” e “un gesto criminale” da parte della capitana, sostenendo che si sarebbe “rischiato il morto”.
Al momento dello “speronamento”, sulla motovedetta della Guardia di Finanza c’erano il comandante, il direttore di macchina, il motorista e due radaristi: due in plancia, uno a poppa e due a prua.
Da quanto raccontato all’Ansa, in due - uno avanti e uno dietro - hanno tentato con le mani di allontanare la motovedetta dalla Sea Watch, così da guadagnare lo spazio per sfilarsi e non rimanere incastrati tra la nave e la banchina. Operazione durante la quale il natante della Gdf ha urtato parte del molo per poi svincolarsi.
“Avevamo tentato di fermarla più volte - racconta il direttore di macchina all’agenzia stampa - prima ancora che entrasse in porto, quando ha messo la prua in direzione Lampedusa, e poi quando è arrivata in prossimità del molto, mettendoci di traverso. Ma il comandante non ha risposto all'alt, non ha voluto sentire ragioni e ha continuato a manovrare, venendo verso di noi".
I finanzieri hanno spiegato infatti di essersi messi a protezione della banchina e che la Sea Watch si sarebbe avvicinata manovrando con le eliche di prua, spinta dal vento. “Da bordo ci hanno detto ‘spostatevi’ e nient'altro, il comandante non ha fatto nulla per evitarci”, hanno puntualizzato ancora gli uomini delle fiamme gialle.
La motovedetta si era frapposta alla nave della Ong per non farla attraccare dato che era senza autorizzazione: “se fossimo rimasti lì, se fossimo rimasti incastrati, la nave avrebbe distrutto la motovedetta” hanno concluso i finanzieri.