Scarcerazione Rakete. Termina sciopero della Casa della libertà: "nostra lotta non finisce qui”
Lo sciopero della fame dell’artista Simona Ponzù Donato, in presidio permanente insieme agli attivisti della Casa del Popolo lametina e del Reventino si è concluso ieri alle 21, allorquando è stato appresa la notizia della scarcerazione della capitana della Sea Watch, Carola Rackete.
Il verdetto del gip non ne ha convalidato l’arresto stabilendo che la scelta di far approdare la nave al porto di Lampedusa è stata necessaria per il salvataggio dei migranti.
“Un importante traguardo – dicono gli esponenti di Casa della libertà - per coloro che credono ancora nella solidarietà e nel diritto a difendere ogni vita, soprattutto dopo ciò che è accaduto nei giorni scorsi, dopo le minacce e gli insulti che così come per Carola sono piovuti addosso anche sull’artista immediatamente dopo l’annuncio dello sciopero della fame. A poco servono i commenti del Ministro dell’interno Matteo Salvini, che deluso dalla sentenza non ha perso tempo per infangare anche i giudici, non rinunciando nemmeno per un secondo a dare il cattivo esempio ai suoi sostenitori, continuando a legittimare il comportamento intimidatorio e perpetrando il linciaggio mediatico, sottoponendo ogni persona che lo contesta a una vera e propria gogna mediatica”.
“Questa sentenza è una vittoria, per tutti, - dicono ancora - anche per coloro che oggi si schierano contro e si dimostrano indignati, perché potranno non accorgersene, ma significa che un barlume di speranza in tutta questa disumanizzazione ancora esiste. L’appello alla cittadinanza a partecipare non è finito con l’emergenza e col presidio, bisogna continuare a essere attivi, specialmente in questo momento cosi duro per il nostro paese. Ecco perché gli attivisti della Casa del popolo chiedono di manifestare il dissenso e la voglia di cambiare le cose con la presenza, non solo alle iniziative, ma prendendo parte al collettivo, lottando insieme per costruire un mondo più giusto, più umano attivamente. Con commozione ci stringiamo a Carola Rackete, ai 42 migranti che ora sono in salvo e a tutti coloro che soffrono, agli oppressi, gli emarginati, gli ultimi di una società che troppo spesso dimentica il senso della vita”.