Vicenda Abramo, le precisazioni di Elisabetta Barbuto: “decreto dignità non c’entra nulla”
"Penso che ormai conosciate il mio modus operandi. Non scrivo per farmi pubblicità ma per fornire informazioni concrete e dati di fatto” – lo afferma la parlamentare pentastellata in merito all’ultimo incontro dei sindacati di martedì scorso, tenutosi presso la sede della Uil di Crotone sulla vicenda Abramo Customer Care.
L'intento di Barbuto è quello di precisare che “anche se non ero stata invitata, qualche tempo fa mi presentai comunque in Prefettura ad un tavolo chiesto sempre dai sindacati per discutere della vicenda".
“Non è la speculazione, infatti, lo scopo ultimo con cui, tanto la sottoscritta quanto i colleghi Tucci, Orrico e Auddino, ci stiamo interessando della vicenda, ma tentare di offrire un contributo fattivo alla risoluzione della vertenza. Che è grave. Che è difficile. Che necessità di lavoro serio, costante e collaborativo di tutti i soggetti coinvolti e quindi non di chiacchiere distruttive…” - dice ancora.
"Ritengo doveroso e imprescindibile intervenire per evidenziare alcune circostanze fondamentali. Nel corso dell’incontro – spiega Barbuto - che si è svolto in maniera serena e costruttiva, all’insegna dei più ampi e reciproci intenti collaborativi, il decreto dignità non è stato proprio preso in considerazione quale causa dell’attuale situazione di crisi dei call center e non è stato preso in esame se non a latere del discorso”.
“Piuttosto l’attenzione dei convenuti tutti si è incentrata sulla necessità di rivedere globalmente il settore di cui sono stati evidenziati elementi critici quali la riduzione dei volumi delle commesse e la elusione delle clausole sociali, l’esigenza di prestare attenzione ai clienti basso spendenti che non ottengono assistenza, la riorganizzazione delle gare per le commesse delle società di telefonia che devono attenersi alle tabelle ministeriali sul costo del lavoro, il potenziamento del Fondo di integrazione salariale ed ancora la necessità di riconvertire l’organizzazione lavorativa della società. Tutto ciò in prospettiva di un incontro al Mise che le organizzazioni sindacali hanno già chiesto” – evidenzia la nota.
“Inutile quindi dare la colpa al “decreto dignità “seguendo il solito copione poco originale evidenzia due ipotesi alternative, entrambe francamente sconcertanti e decisamente deprimenti.La prima. Anche perché i dati Istat certificano che in Italia un aumento dell’occupazione stabile non fu mai così alta dal 1977".
Non si arrende il Movimento di fronte alla “costante opera di discredito nei confronti del Ministero del lavoro e dei parlamentari crotonesi".