Incendio all’ecomostro di Brancaleone, Legambiente: “più controlli per evitare certe situazioni”

Reggio Calabria Attualità

“Lo avevamo rinominato “ecomostro gioiello”, sotto sequestro della magistratura dal 2014 e da poco assegnato all’Agenzia dei beni confiscati alle mafie, il riferimento è al cantiere-deposito del complesso turistico “Gioiello del Mare” di Brancaleone che settimana scorsa è andato in fiamme provocando una colonna di denso fumo nero”.

Un complesso di cui Legambiente aveva parlato nei suoi report MareMonstrum ed Ecomafia denunciando lo scempio ecologico e urbanistico prodotto dalla costruzione dei residence.

“Purtroppo la cementificazione selvaggia e l’abusivismo edilizio restano una piaga del nostro Paese e qui spesso si annida anche la criminalità organizzata che ha sempre più interessi nell’edilizia e nel settore turistico. Un malaffare e un attacco all’ambiente che come associazione denunciamo da anni nei nostri report e anche a Brancaleone, in Calabria, dove nel 2010 siamo arrivati con Goletta Verde per riaccendere i riflettori su questo complesso turistico che deturpa il territorio calabrese con un blitz “Giù le mani dalla costa” e poi nuovamente nel 2014, nonostante le intimidazioni ricevute e l’ira degli amministratori locali”.

A nulla infatti sono valsi i tentativi di intimidirci – prosegue agguerrita l’associazione - con azioni di querela per diffamazione che poi sono state archiviate. Eppure in tutti questi anni qualcosa doveva e poteva essere fatto per abbattere quell’ecomostro su cui, grazie anche all’inchiesta Metropolis, si è scoperto il pesante ruolo che aveva la ’ndrangheta. Il nostro auspicio è che si agisca diversamente per tutti gli altri complessi edilizi che vanno a deturpare il territorio prima di arrivare a creare situazioni simili all’incendio che ha interessato il complesso di Brancaleone, un ecomostro costruito su un’area di straordinario valore ambientale scelta come luogo di nidificazione dalle tartarughe marine”, - dichiarano il presidente nazionale di LegambienteStefano Ciafani e il presidente di Legambiente Calabria Francesco Falcone.