Operazione Riscatto. Ancora arresti tra i Cordì, scatta anche il sequestro di un’agenzia funebre

Reggio Calabria Cronaca

Dopo il blitz del 2 agosto scorso, si allunga la scia dell’inchiesta che ha inferto un duro colpo al clan dei Cordì di Locri. Stamani, ancora i Carabinieri insieme alla Guardia di Finanza, hanno eseguito un’altra misura cautelare nell’ambito delle due operazioni denominate “Riscatto” e “Mille e una notte” (QUI) facendo scattare le manette per altre due persone, Giuseppe Ripepi, 42enne locrese, e Bruno Zucco, 51enne di Portigliola già detenuto, mentre una terza colpita dalla misura è ancora ricercata per trasferimento fraudolento di valori.

In corso di esecuzione, inoltre, una serie di sequestri di beni a carico di una quindicina di soggetti ritenuti appartenenti o comunque contigui al clan Cordì.

Quanto ai due nuovi fermi, Ripepi è gravemente indiziato di essere partecipe dell’associazione, incaricato di prestare un continuativo aiuto alle famiglie degli associati, ma anche di fare da autista a Domenico Cordì (presunto boss 40enne) oltre che di mantenere un “costante raccordo informativo con gli altri affiliati” anche per “eludere o impedire le investigazioni” orientare a ricostruire le attività degli appartenenti alla cosca.

Zucco, invece, deve invece rispondere di associazione finalizzata alle estorsioni e alla tentata estorsione ai danni di un imprenditore locale.

I Carabinieri hanno inoltre sequestrato preventivamente un’attività commerciale, le “Onoranze Funebri e Addobbi Floreali F.lli Alì di Gianfranco Alì di Locri, compreso il suo intero compendio aziendale.

IL MONOPOLIO SUI SERVIZI FUNEBRI

Le indagini dei Carabinieri avrebbero consentito di accertare come Gianfranco Alì e Vasile Iulian Albatoaei (entrambi raggiunti dal fermo del 2 agosto e dalla misura odierna), ciascuno nelle rispettive funzioni, abbiano acquisito nel corso di numerosi anni una posizione dominante nell’ambito del settore di servizi funebri e delle attività commerciali connesse all’area cimiteriale di Locri, soprattutto grazie al prezioso supporto offerto dai familiari Giorgio e Cosimo Alì, quest’ultimo ritenuto intraneo ai Cordì.

I militari della Guardia di Finanza, oltre ai soggetti destinatari del provvedimento di fermo eseguito durante l’operazione “Mille e una Notte”, hanno arrestato invece il 61enne locrese Vincenzo Cordì, che è finito in carcere; e Fabio Modafferi, 42enne anch’egli locrese e sottoposto ai domiciliari.

IL CONTROLLO DELLA LOCRIDE E IL CAPO CARISMATICO

Le investigazioni, anche di natura tecnica, avviate dalle fiamme gialle avrebbero difatti ricostruito la struttura della locale della ‘ndrangheta di Locri, riconducibile alla famiglia Cordì, svelando inoltre “un consistente controllo criminale del territorio” esercitato tramite la forza intimidatrice attuata da una fitta rete di associati ed affiliati.

Gli inquirenti spiegano infatti che come emergerebbe dalle intercettazioni, Vincenzo Cordì rappresenterebbe una figura carismatica” in ambito locale, esercitando “il proprio potere mafioso seguendo i dettami della vecchia generazione dei boss calabresi”.

Attraverso il “controllo” del territorio, così, garantirebbe ogni forma di protezione, venendo spesso chiamato in causa per la “risoluzione di controversie” sia personali che relative ogni tipo di interesse economico.

LA FORZA DELLE ARMI

Un altro elemento emerso nel corso delle indagini, poi, è quello della disponibilità di armi da parte della cosca. Il 31 dicembre del 2016 sono stati infatti avvistati Vincenzo Cordì ed i suoi figli Domenico (cl.1991) ed Antonio (cl. 1997) che in occasione dei festeggiamenti per l’inizio del nuovo anno, avrebbero maneggiato proprio delle armi da fuoco ed esploso dei colpi contro dei cassonetti dei rifiuti e dei pali dell’illuminazione pubblica, posizionati nei pressi della loro abitazione.

Un altro filone ritenuto “rilevante” è quello che ha portato all’arresto di Fabio Modafferi. Gli inquirenti sostengono che proprio quest’ultimo, sfruttando la vicinanza alla criminalità organizzata locale e l’assoggettamento psicologico che essa genera, il tutto condensato da gravi minacce” avrebbe prestato delle importanti cifre in denaro in contante a dei soggetti che versavano in difficoltà economica, pretendendo da questi delle rate mensili per la restituzione gravate da interessi con un tasso addirittura del 30% mensile.

Gli arresti di oggi sono stati eseguiti nella notte scorsa dai militari dei Comandi Provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, con il supporto - in fase esecutiva - dei militari dello Squadrone Eliportato “Cacciatori Calabria”.

Le forze dell’ordine hanno così notificato agli interessati una ordinanza di custodia cautelare emessa dall’ufficio Gip del Tribunale di Reggio Calabria a seguito di richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo dello Stretto, diretta da Giovanni Bombardieri, nei confronti di 15 persone.

L’esecuzione della misura, come dicevamo costituisce il seguito dell’operazione “Riscatto”, condotta dai Carabinieri, e “Mille e una notte”, della Guardia di Finanza, eseguite entrambe il 2 agosto a conclusione delle indagini coordinate dal Procuratore Aggiunto Giuseppe Lombardo e dai Sostituti Giovanni Calamita e Diego Capece Minutolo.

Le investigazioni di allora avrebbero infatti permesso di ricostruire l’attuale operatività di gruppi criminali facenti capo alla storica cosca Cordì, ai cui presunti partecipi vengono contestati, a vario titolo, i reati di associazione di tipo mafioso, estorsione, danneggiamento seguito da incendio, illecita concorrenza con minaccia o violenza, trasferimento fraudolento di valori, detenzione e porto in luogo pubblico di armi, con l’aggravante di aver agito per favorire gli interessi della ‘ndrangheta.