Festival d’Autunno: Villa Margherita animata da una la lezione-concerto di Talanca
Un viaggio nella musica d'autore italiana durato quasi due ore. Senza mai far calare l'attenzione del pubblico. Senza mai risultare faticoso o noioso. Paolo Talanca, il critico musicale che è stato ospite del secondo appuntamento della diciassettesima edizione del Festival d'Autunno, nell'eccezionale cornice di Villa Margherita, a Catanzaro, ha fornito al pubblico la chiave di lettura per capire cosa si debba intendere per canzone d'autore. E, per farlo, ha preso in esame la produzione di mostri sacri del cantautorato italiano, da Gino Paoli a Tenco, da De André a De Gregori, fino ad arrivare a Bersani e Niccolò Fabi.
Un percorso impreziosito, grazie all'intuizione del direttore artistico del Festival, Antonietta Santacroce, dalle voci di alcuni giovani cantanti calabresi bravi a interpretare i brani analizzati da Talanca. Ne è venuta fuori una lezione-concerto che, complice una piacevole serata di fine estate e una location suggestiva come poche altre, ha regalato ai presenti delle chicche sulla storia della musica made in Italy ma anche delle forti emozioni, quelle che solo le belle canzoni possono regalare.
«Ci sono due generi musicali - ha spiegato Talanca in apertura di serata - la canzone commerciale e la canzone d'arte. La prima risponde ad esigenze discografiche ed esalta un'icona; la seconda alla necessità dell'artista di inserire la realtà nel suo testo ed esalta una poetica».
E soffermandosi proprio sulla poetica il critico, che ha firmato il testo “Il canone dei cantautori” dal quale ha preso il titolo l'evento, ha ricordato che a cavallo degli anni '50 e '60, sono stati i ragazzi di via Cecchi, a Genova, a dar vita a una produzione in cui sono rintracciabili i principi della canzone d'autore.
Il viaggio è così cominciato con “Il cielo in una stanza” di Gino Paoli, interpretato da Flavia Critelli. «Un brano che si presta a diversi piani di lettura, una canzone immaginifica», ha spiegato. Così come “Una lunga storia d'amore”, questa volta proposta da Maria Carmen Mendolia accompagnata alla tastiera da Domenico Ciambrini. Un salto temporale fino al 1984 per poi tornare indietro, con “Mi sono innamorato di te” di Tenco, proposta dalla voce profonda di Nicolò Fulciniti.
«Tenco, così come tutta la scuola genovese, ebbe l’intuizione di capire che con le canzoni si dovessero veicolare dei messaggi importanti e che anche in amore non si dovesse cedere alla retorica melodrammatica».
Talanca, che è anche articolista de “Il fatto quotidiano”, direttore artistico della storica “Osterie delle dame” di Bologna e componente della giuria che assegna le targhe al Premio “Tenco”, ha citato Bob Dylan: “La canzone non deve restare sul foglio, deve esistere” e ha proseguito la sua narrazione con De Gregori (Alice), Dalla (Anna e Marco), Fossati (La costruzione di un amore, C'è tempo) fino ad arrivare a Vasco Rossi. «Un cantautore che usa poco la grammatica italiana – dice – che però arriva in maniera diretta». Parte così “Vita spericolata”, rivisitata da Noemi Talarico e dal suo chitarrista Fabrizio Rotundo. E infine si arriva ai cantautori di terza generazione, come Bersani e Fabi.
«Samuele Bersani viaggia per metafore ardite – spiega Talanca – ma alla fine si capisce perfettamente di cosa parla». Come succede in “Giudizi universali”. Un capolavoro che Maria Carmen Mendolia restituisce in tutta la sua straordinaria bellezza. Così come Nicolò Fulciniti suona e interpreta con grande intensità “Costruire” di Nicolò Fabi.
Una degna conclusione di una serata che, come ha commentato il direttore artistico Antonietta Santacroce, “è stata propedeutica all'inizio del cartellone del Festival, interamente dedicato ai cantautori».
Si comincia sabato 28 settembre con il concerto di Luca Carboni al Teatro Politeama di Catanzaro.