Strutture psichiatriche. Usb reclama gli organi governativi: “ritorneremo allo stato di agitazione”
“All’interno del drammatico quadro rappresentato dall’Asp 5 di Reggio Calabria, commissariata per mafia e sull’orlo del dissesto, quello della psichiatria è uno tra i settori più problematici e troppo spesso incapace di dare risposte alle esigenze del territorio”.
Esordisce così Usb Reggio Calabria che aggiunge: “in particolar modo è il servizio residenziale, sulla cui gestione la Procura di Reggio Calabria ha avviato un’inchiesta nel settembre dello scorso anno, a rappresentare un vulnus dell’intero settore con la protrazione di una anomala quanto illegale gestione da parte dell’Asp. Sin dagli inizi degli anni ‘90, dopo la chiusura del manicomio di Reggio Calabria, infatti il servizio residenziale è stato gestito direttamente dall’Asp insieme a delle cooperative sociali, cui sono stati affidati il servizio alberghiero e quello di riabilitazione".
"L’evoluzione normativa ha reso ben presto però questa forma di gestione superata, - prosegue Unione sindacale - tanto è che già dal 2008 si sarebbe dovuto definire il percorso di definitivo accreditamento delle strutture. Ma dal 2008 ad oggi fra continui quanto ingiustificabili rimandi nulla è stato fatto; ciò è accaduto nonostante un tavolo tecnico che, nel 2015, aveva tracciato un percorso, - avanza ancora la sigla - poi rimasto disatteso, per consentire entro il 2016 l’accreditamento delle cooperative. Lasciando così non solo le strutture e i lavoratori in un clima di eterna incertezza, ma arrivando persino al blocco dei ricoveri, con le gravi conseguenze che ben si possono immaginare per i pazienti psichiatrici, per le loro famiglie e per l’intera collettività”.
“Dopo diverse mobilitazioni – ripercorrono i membri di Usb - nel novembre scorso si è arrivati a un accordo con l’allora Commissario alla Sanità Massimo Scura, che emise il Dca 221/2018 con il quale si stabiliva un iter per arrivare alla riorganizzazione della Rete psichiatrica territoriale e quindi a questi agognati accreditamenti. I cambi al vertice della struttura commissariale e l’ulteriore commissariamento per mafia dell’Asp 5 sono stati “utilizzati” per far saltare tutti gli step precedentemente indicati, tanto che si è giunti ad una semplice proroga, attraverso il Dca 91/2019, delle attuali gestioni fino al 31 dicembre 2019. Contestualmente le cooperative, come da direttive commissariali, hanno tutte presentato nuovamente (dopo averlo già fatto nel febbraio 2016!) istanza di accreditamento (entro il 31 luglio 2019). Al momento, questo iter appare nuovamente bloccato, lasciando forti preoccupazioni per i lavoratori, gli utenti i familiari ed i soggetti convenzionati riguardo il futuro prossimo, e quindi la scadenza del 31 dicembre. È urgente quindi – rimarcano ancora - che si dia sostanza alla raccomandazione presente nel Dca 91/2019 riguardo l’utilizzo prioritario delle strutture nate dal superamento dell’ospedale psichiatrico, accelerando l’iter di accreditamento”.
“Allo stesso tempo vorremmo segnalare che, - precisano da Usb - dopo la chiusura del manicomio reggino, le strutture psichiatriche operavano attraverso l’impiego di 6 educatori, 4 istruttori, 1 coordinatore oltre al personale addetto ai servizi e gli operatori sanitari a carico dell’Asp (infermieri, medici, psicologi, assistente sociale). In seguito la Regione Calabria ha approvato delle linee guida che hanno notevolmente ridimensionato il numero di operatori: in particolare per le Spr 1 sono previsti 2 educatori, 5 infermieri e 5 Oss, mentre per le Spr 2 solo 2 educatori, 3 infermieri, 5 Oss. Standard nettamente inferiori a quelli previsti in altre regioni e che non solo rendono difficoltosa la semplice organizzazione dei turni, ma di fatto sviliscono l’attività riabilitativa e rieducativa, trasformando le strutture in meri luoghi di contenimento”.
“La Calabria registra fra i suoi tristi primati anche quello della minore spesa e dei minori servizi per l’assistenza psichiatrica. Il caso delle strutture psichiatriche reggine diventa perciò emblematico per evidenziare l’attenzione quasi nulla rispetto ai quasi 200 lavoratori del settore, tra i quali molti da oltre trent’anni impegnati, tra mille difficoltà, in un lavoro così delicato, ma soprattutto rispetto ai pazienti stessi e ai familiari di persone con disagio mentale, spesso costretti a ricorrere alle cure domestiche per l’impossibilità di un semplice ricovero”.
“Sollecitiamo perciò la massima attenzione su questa vicenda, per la salvaguardia di numerosi posti di lavoro in un comprensorio come quello di Reggio Calabria già martoriato dalla disoccupazione dilagante, ma soprattutto per un servizio fondamentale e necessario a garantire la dignità di esseri umani alle persone affette da disturbi psichiatrici. I termini del 31 dicembre 2019 sono sempre più vicini – conclude la nota - e ormai improcrastinabili. Le scriventi organizzazioni e i lavoratori del settore, in mancanza di risposte adeguate ed immediate, saranno costrette a riattivare lo stato di agitazione e mobilitarsi utilizzando ogni sistema democratico che una situazione così drammatica richiede”.