Violenza sessuale su una 18enne, assolto dipendente pubblico: “il fatto non sussiste”
Il fatto non sussiste: con questa formula un dipendente dell’ex Comune di Rossano è stato assolto dall’accusa di violenza sessuale. Il Tribunale di Castrovillari in composizione collegiale ha infatti accolto le richieste avanzate del suo legale, Francesco Nicoletti.
Il Gip della citta del Pollino, su richiesta della Procura della Repubblica locale, aveva emesso un’ordinanza di misura cautelare ai domiciliari nei confronti dell’uomo, ritenuto responsabile di una violenza a sfondo sessuale nei confronti di una ragazza di 18 anni, consumata nella serata del 13 giugno 2015.
Elementi che sarebbero stati desunti dalla denuncia presentata dalla vittima, dalle dichiarazioni rese da due persone informate sui fatti, dai referti medici prodotti e da testi e messaggi inviati tramite un social network dall’indagato alla parte offesa, che lavorava come badante presso l’abitazione dell’anziana madre dell’imputato.
Secondo l’accusa, sia il giorno prima sia la sera di quel 13 giugno, l’impiegato pubblico aveva inviato alla ragazza dei messaggi contenenti equivoche avances, cui lei non aveva risposto.
La sera di quello stesso giorno di quattro anni fa, approfittando dell’assenza di altre persone in casa della mamma, avrebbe poi costretto e con la forza la giovane ad entrare nella stanza da letto dove l’avrebbe violentata. Immediatamente dopo, le avrebbe chiesto di non raccontare nulla a nessuno.
Il Gip ha ritenuto credibile il racconto della parte offesa in ragione della precisione dei contenuti, dello stato emotivo descritto dal Pubblico Ministero, con riferimento all’audizione della vittima avvenuta in sua presenza, alle ripercussioni psicologiche che la donna avrebbe subito, essendo stata trasportata in Pronto Soccorso per via dello stato di stress emotivo e del malore avvertito.
Lo stesso Giudice per le indagini preliminari aveva poi ritenuto attendibile la denuncia anche sulla scorta del verbale di sommarie informazioni rese dalla madre della ragazza, che aveva descritto lo stato emotivo della figlia dopo il fatto, ma anche per l’annotazione della Polizia Giudiziaria che aveva riportato il testo degli sms di contenuto amoroso ed inviati dall’imputato, così come sulla base dei referti medici sulle condizioni della parte offesa, le dichiarazioni rese da una teste secondo cui, qualche giorno dopo la presentazione della denuncia, la compagna dell’imputato avrebbe avvicinato la ragazza e la madre chiedendo loro, con fare minatorio, di ritirare la denuncia in quanto l’uomo avrebbe avuto la possibilità, le conoscenze e le risorse economiche per farle uccidere.
Per tutti questi elementi il dipendete del Comune era stato prima messo ai domiciliari e poi finito a processo, all’esito del quale il Tribunale, in totale accoglimento delle tesi difensive dell’avvocato Nicoletti, lo ha assolto con la formula più ampia.