Crisi delle assunzioni in Sanità. Sindacati: “la guerra tra poveri genera mostri”
“Avevamo visto giusto e non ci inorgoglisce doverlo ribadire, ma quando l’8 maggio scorso, dopo un articolato confronto, abbiamo sottoscritto il protocollo d’intesa con il Commissario al Piano di rientro, gen. le Saverio Cotticelli e il direttore generale del Dipartimento Tutela della Salute, dott. Antonio Belcastro, eravamo certi che quella fosse l’unica strada percorribile per fronteggiare la crisi delle assunzioni in Sanità nella nostra Regione senza acuire l’emergenza, già denunciata, di assistenza ai cittadini, generando la disperazione dei lavoratori precari da una parte e la delusione degli idonei delle graduatorie dei concorsi dall’altra, tutti in attesa di risposte.”
È quanto scrivono in una nota i Segretari Generali di FP CGIL Calabria, Alessandra Baldari, CISL FP Calabria, Luciana Giordano, e UIL FPL Calabria, Elio Bartoletti.
“Oggi, anzi ieri, si è arrivati ad un redde rationem che ha sfiorato la tragedia – prosegue la nota - con episodi che si sarebbero dovuti scongiurare, semplicemente mantenendo con fermezza gli impegni assunti. Invece, dal quel benedetto 8 di maggio, su questa vertenza è iniziata una girandola priva di logica, in cui si sono alternate posizioni che hanno generato confusione e aperto contraddizioni inesistenti".
"Infatti, come ribadito più volte, la necessità di assunzioni, ordinarie e straordinarie nel Sistema sanitario regionale - continuano le Sigle - non sono velleità di gruppi di lavoratori o fantasie delle sigle sindacali, basta stare sul campo e leggere le proteste che si elevano quotidianamente da ogni struttura sia da parte di chi dirige quelle strutture in costante affanno, sia da parte dei cittadini deprivati di servizi e assistenza con il solito ritornello di fondo: si chiude, si accorpano reparti, si sta in lista di attesa o in sosta senza tempo ai pronto soccorso perché manca il personale".
"Se questo è il quadro reale, non quello immaginato, così come sancito nell’accordo - continuano i sindacati - bisognava battere con urgenza quel terreno: proseguire fino al 31.12. 19 i rapporti a tempo determinato dando indicazioni certe e supportate da assunzioni di responsabilità alle Aziende, impegnare i Ministeri ad autorizzare l’assunzione del personale che aveva già espletato i concorsi, avviare la discussione per modificare i termini di conseguimento dei requisiti per la stabilizzazione, previsti dalla legge Madia, calcolare l’ulteriore fabbisogno di personale e concordare le ulteriori autorizzazioni alle assunzioni per bandire nuovi concorsi".
"Per fare tutto ciò, che sappiamo non essere semplice ma obbligatorio per garantire i LEA - continua la nota congiunta - era necessario attivare tempestivamente l’interlocuzione ministeriale e procedere con ordine, senza smentire quanto concordato con variazioni su tema che non avrebbero soddisfatto le legittime aspettative di nessuno, come per esempio la proposta di assumere a tempo determinato gli idonei delle graduatorie invece che battersi per la loro assunzione definitiva a tempo indeterminato dopo aver superato un concorso, ovvero l’esito naturale e scontato previsto dalla legge".
"Invece no. Si è creata una contrapposizione ed una competizione tra aspettative diverse che nulla hanno in comune, a fronte di esigenze assunzionali che la realtà quotidiana urla alle nostre orecchie e duole pensare che la stessa possa essere messa in dubbio, a meno di voler dichiarare che tutti: medici, operatori, pazienti, sindaci e via dicendo vogliano millantare una carenza che non esiste.”
Baldari, Giordano e Bartoletti agiungono: “Quanto accaduto in data 30 ottobre, all’interno della Azienda “Pugliese – Ciaccio” di Catanzaro (QUI) è l’esito nefasto di un percorso fatto di promesse mancate e di disperazione, in una regione come la nostra in cui perdere il lavoro seppur precario è un lusso che nessuno può permettersi. Nonostante questo, FP CGIL CISL FP e UIL FPL esprimono tutta la loro preoccupazione e si dissociano da tutte le manifestazioni violente che si sono verificate presso la sede degli uffici amministrativi della AOPC di Catanzaro e che avrebbero potuto mettere a repentaglio la incolumità delle persone che lavorano all’interno degli uffici sede della Direzione strategica.
Giustificare tali atti diventa pericoloso e incomprensibile per tutti i lavoratori e le comunità. Noi siamo al fianco dei lavoratori tutti - precisano- e continuiamo ad incalzare chi deve e può decidere del destino loro che è strettamente connesso al destino del nostro sistema sanitario, ma non possiamo non allarmarci se alla protesta violenta si risponde con la rimozione di un responsabile, avallando un’azione di forza che può determinare la convinzione che siano più efficaci tali metodi, piuttosto che rivendicare i propri diritti con azioni civili e con gli strumenti che la democrazia offre.”
“Riteniamo – chiosano i segretari - che la proroga di due mesi per lavoratori che hanno alle spalle anni di incertezze e lavoro sia un sollievo temporaneo e giusto, ma non è la soluzione al loro destino, per il quale è altrove che vanno costruite e legittimate le garanzie di tutela. Amaramente dobbiamo constatare che, da maggio ad oggi del percorso tracciato per far fronte all’emergenza sanitaria e lavorativa, poco o nulla si è fatto e questo non ce lo possiamo permettere, è inaccettabile – concludono - che gli impegni presi non vengano mantenuti e si debba constatare che il mancato confronto e la gestione improvvisata e controversa di vertenze delicatissime possono generare azioni pericolose.”