Finti crediti Iva per pagare meno tasse: “ingannati” Erario ed Inps, indagati 5 commercialisti
Una “Zona grigia” fatta di professionisti - nella fattispecie dei commercialisti - che apponendo il cosiddetto “visto di conformità” sulle dichiarazioni dell’Iva avrebbero consentito ad una presunta associazione criminale di scansare i divieti e i vincoli della legge che contrastano le compensazioni dei crediti inesistenti quanto appunto all’imposta sul valore aggiunto.
Un meccanismo fiscale complicato per i più, ma che spiegato in modo semplice avrebbe consentito, in pratica, a delle aziende di “abbassare” in modo fraudolento gli importi dovuti per i contributi pensionistici dei propri dipendenti.
Così facendo l’Erario e l’Inps sarebbero stati dunque “ingannati”, ritenendo quest’ultimi come “assolti” e pertanto utili sia a calcolare l’importo di una futura pensione ma anche per ottenere un’eventuale indennità di disoccupazione.
Un “sistema” che secondo gli investigatori della Guardia di Finanza sarebbe stato messo in piedi grazie alla partecipazione continuativa dei professionisti abilitati, e che oggi si ritiene di aver bloccato impedendogli di continuare con questa pratica scorretta.
L’operazione - non a caso stata denominata “Zona Grigia” - è stata condotta dalle fiamme gialle di Cosenza, dirette dal Procuratore della Repubblica di Paola Pierpaolo Bruni e da Maria Francesca Cerchiara, ed ha portato alla notifica di un’ordinanza cautelare che prevede il divieto temporaneo di esercitare la professione di commercialisti a corico cinque professionisti.
La misura, che prevede anche dei sequestri preventivi per quasi tre milioni e mezzo di euro, è stata emessa dal Gip Tribunale di Paola Maria Grazia Elia.
Agli indagati si contestano i reati vanno di concorso in “dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici” a quello di indebita compensazione.
L’attività si è mossa partendo dai risultati di un’altra operazione, “Matassa” (QUI), che nel 2017 aveva portato all’arresto di 14 persone. Secondo gli inquirenti i cinque commercialisti, con questo “visto di conformità” avrebbero permesso dunque ai presunti appartenenti all’associazione, di compensare dei finti crediti Iva per il pagamento di contributi, imposte, ritenute e cartelle esattoriali.
È stato anche emesso un avviso di conclusione indagini preliminari per calunnia nei confronti di tre degli indagati: la tesi degli investigatori è che sporgendo delle querele infondate e tramite degli atti di citazione avrebbero cercato di intimidire i militari per ostacolarne le indagini.