Corso di onco-ematologia: imparare dai pazienti per migliorare gestione nuovi farmaci
È stata dedicata alla pratica clinica nella gestione dei nuovi farmaci, alle terapie di precisione nella leucemia linfatica cronica, al nuovo rapporto medico-paziente nell’era dei farmaci oncoematologici e, alle terapie di supporto in onco-ematologia, la giornata conclusiva del dodicesimo corso di formazione in oncologia ed ematologia dal titolo, “Imparare dai pazienti per migliorare la gestione dei nuovi farmaci in onco-ematologia”.
L’evento medico scientifico è stato organizzato dal Dottore Stefano Molica, Coordinatore Scientifico del Dipartimento Onco-Ematologia del Presidio Ospedaliero Ciaccio De Lellis - A.O.P.C. Catanzaro, svoltosi nella giornata di venerdì nel capoluogo, presso la Casa delle Culture di Palazzo di Vetro.
Il meeting, ha visto un panel di esperti di rilevanza nazionale - Diana Giannarelli, Servizio Biostatistica IRCCS Regina Elena di Roma; Marco Montillo, Ematologia - Ospedale Niguarda Cà Grande Milano; Felice Bombaci, Associazione Gruppo Pazienti Leucemici – Torino, e Adelchi D’Ippolito, Vicario alla Procura della Repubblica di Venezia, ad esempio - relazionare su argomenti di grande attualità, offrendo a medici specialisti nel settore della ematologia, oncologia, come anche di altre specializzazioni attinenti, a farmacisti ospedalieri e territoriali, biologi e infermieri professionali, un importante opportunità di aggiornamento.
Nell’ambito di terapia mirata in pazienti con leucemia linfatica cronica, è stato il dottor Montillo ad illustrare la differenza tra trattamento continuativo ed trattamento a termine spiegando come, uno dei grandi risultati raggiunti con la chemio immunoterapia, è stato verificare la capacità di questo trattamento nel ridurre la presenza della malattia a livello di radicazione della stessa, molto basso per riuscire a raggiungere un risultato di lunga durata
“Con i nuovi farmaci – ha affermato - si è avuto un duplice aspetto: il primo, l’incapacità di raggiungere questo risultato ma di controllare al malattia; il secondo, di dover essere somministrati continuativamente. Ciò interessa una classe di farmaci e non i farmaci inibitori del BCR e l’inibitore del BCL-2 per i quali esiste una differenza. I primi sono incapaci di andare in profondità e devono essere somministrati continuativamente, i secondi, sono più capaci di andare in profondità e, forse, non hanno bisogno di essere somministrati per lungo tempo”.
Aggiungendo infine, che “Dall’esperienza con la seconda classe di farmaci inibitori del BCL-2, nasce l’importante studio “Murano” - presentato per la prima volta due anni fa all’ American Society of Hematology (ASH) - che ha messo in evidenza come la terapia può essere interrotta dopo circa 24 mesi. Risultato importante perché verificato nel tempo, già dopo 22 mesi di osservazioni, il numero di recidive dopo la sospensione del trattamento, non è altissimo, con grandi vantaggi per il paziente”.
Frontiere sempre nuove, quelle esplorate e proposte dai corsi di formazione offerti in queste dodici edizioni alla comunità professionale regionale, e che aprono nuovi scenari e prospettive nell’ambito di cure oncoematologiche, oltreché di come negli ultimi anni è cambiato il rapporto medico-paziente nell’era dei nuovi farmaci oncoematologici, o del ruolo svolto dai comitati etici.
Ruolo di questi ultimi che rimane quello di valutare la sperimentazione clinica sui nuovi farmaci o su nuove strategie terapeutiche e, quindi, valutare se i nuovi protocolli sono adeguati e metodologicamente corretti.
Oltre ad autorizzare o meno la somministrazione di farmaci sperimentali non ancora in commercio, ai pazienti specifici che potrebbero beneficiare di questo farmaco non ancora disponibile.
Come spiegato dalla professoressa Giannarelli, alla quale ha fatto eco Bombaci, che ha evidenziato come i bisogni e le attese del paziente onco-ematologico, restano ancora tante e alle volte molte sono quelle che restano insoddisfatte.
“Bisognerebbe prestare una maggiore attenzione, ad esempio, agli effetti collaterali delle nuove terapie, pensando che queste terapie hanno cambiato di molto la vita dei pazienti. Malattie un tempo fatali e senza alternative mentre oggi si riesce a vivere quasi in maniera del tutto normale, ma non del tutto se si pensa che, mentre la medicina e la scienza e la ricerca medica hanno fatto passi avanti dimezzando i tempi delle terapie anche grazie alle terapie orali, la società e il sistema sanitario, invece, non danno modo al paziente oncologico di godere di quel tempo che si recupera con le nuove terapie, perché i tempi di attesa sono ancora lunghi”.
L’ultima sessione, infine, ha visto un parere professionale e giuridico dato dal procuratore aggiunto di Venezia, D’Ippolito, in merito al tema riguardante la tutela e diritti del paziente di fronte a terapie innovative. Secondo l’alto togato, è importante che il paziente sia ben informato da parte del medico, sui rischi che possono insorgere con la somministrazione di nuove terapie farmacologiche. Mentre, da parte del paziente onco-ematologico, deve esserci il pieno consenso perché venga somministrata una terapia, sia che si tratti di terapia tradizionale che sperimentale.
Ancora una volta, si è sottolineata l’importanza dei corsi di formazione medico-scientifica in ambito onco-ematologico, grazie ai quali si ha la possibilità di discutere, nel caso specifico, di come i nuovi farmaci entrati nella gestione ordinaria delle più frequenti patologie onco-ematologiche (leucemie, linfomi, mielomi) abbiano portato con sé nuove problematiche e che in questo nuovo processo il singolo paziente sia diventato un’inesauribile fonte per acquisire nuove informazioni.