Presenze “fantasma” e falsi rimborsi: si scatena la bufera sul Comune di Catanzaro, 34 indagati

Catanzaro Cronaca

Più che atmosfera natalizia si respira aria di tempesta in queste ore nel Come di Catanzaro dove stamani i Carabinieri della sezione di polizia giudiziaria del capoluogo hanno fatto irruzione notificando nei confronti di 34 persone un avviso di conclusione indagini, con contestuale informazione di garanzia, vergato dal sostituto procuratore della Repubblica del capoluogo calabrese Pasquale Mandolfino.

Nei confronti degli indagati si ipotizzano, a vario titolo, i reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, uso di atto falso, falsità materiale e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atto pubblico.

LE INDAGINI

Secondo quanto scoperto dagli inquirenti, tra le mura di Palazzo De Nobili sarebbe sorto - da novembre a dicembre 2018 - una sorta di gioco” che avrebbe deturpato, e non di poco, le casse dell’ente.

Un “meccanismo” che, tramite “presenze fantasma e “verbali farlocchi” attestanti riunioni delle commissioni consiliari, avrebbe consentito a 29 consiglieri di incassare in soli due mesi - a titolo di gettone di presenza - complessivamente 21.796,01 euro.

Dunque, gli incontri sarebbero stati fissati ma pare che gli amministratori non vi abbiano preso parte o avrebbero partecipato solo a intermittenza rendendo di fatto impossibile lo svolgimento delle riunioni.

Azione questa che coinvolgerebbe in prima persona Mirarchi, Levato, Consolante, Riccio, Pisano e Celi, presidenti delle varie commissioni consiliari, da quello al Turismo a quella ai Lavori pubblici, all’Urbanistica e alle Politiche sociali.

I NOMI DEGLI INDAGATI

I consiglieri comunali di maggioranza e opposizione raggiunti da un avviso di garanzia sono 29 e 5 gli amministratori di società nel mirino della Procura guidata da Nicola Gratteri.

Si tratta dei consiglieri: Andrea Amendola, 46anni, di Catanzaro; Antonio Amendola, 61 anni, di Catanzaro; Antonio Angotti, 50 anni, di Catanzaro; Demetrio Battaglia, 46 anni, di Catanzaro; Gianmichele Bosco, 39 anni, di Catanzaro; Tommaso Brutto, 56 anni, di Catanzaro; Francesca Carlotta Celi, 29 anni, di Catanzaro; Fabio Celia, 45 anni, di Catanzaro; Enrico Consolante, 52 anni, di Catanzaro;

Lorenzo Costa, 60 anni, di Catanzaro; Manuela Costanzo, 46 anni, di Catanzaro; Sergio Costanzo, 53 anni di Catanzaro; Nicola Fiorita, 50 anni di Catanzaro; Roberta Gallo, 37 anni, di Catanzaro; Francesco Gironda, 51 anni, di Catanzaro; Luigi Levato, 44 anni, di Catanzaro; Rosario Lostumbo, 21 anni di Catanzaro; Filippo Mancuso, 57 anni di Catanzaro; Rosario Mancuso, 63 di Catanzaro;

Giovanni Merante, 50 anni, di Catanzaro; Antonio Mirarchi, 57 anni, di Catanzaro; Libero Notarangelo, 53anni, di Catanzaro; Giuseppe Pisano, 42 anni di Catanzaro; Agazio Praticò, 51 anni di Catanzaro; Giulia Procopi, 42 anni, di Catanzaro; Cristina Rotundo, 38 anni di Catanzaro; Fabio Talarico, 32 anni di Catanzaro; Antonio Triffiletti, 41 anni, di Catanzaro; Antonio Ursino, 56 anni, di Catanzaro ed Eugenio Riccio, 52 anni di Catanzaro.

Gli amministratori di imprese sono invece: Salvatore La Rosa, 50 anni di Catanzaro; Elzbieta Musielak, 65 anni, nata in Polonia e residente a Simeri Crichi; Sabrina Scarfone, 49 anni, di Catanzaro; Carmelo Coluccio, 60 anni, residente a Soverato e Antonio Amendola, 61 anni, di Catanzaro.

LE ASSUNZIONI "A CARICO" DEL COMUNE

L’ipotesi degli inquirenti, poi, è che alcuni consiglieri sarebbero stati assunti come dipendenti da imprese ritenute complici, consentendo alle stesse di ottenere dal Comune il rimborso per le ore sottratte al lavoro in azienda per via dei loro impegni istituzionali.

Le attività lavorative degli amministratori pubblici sarebbero state solo fittizie, con un corrispondente danno per l’ente calcolato in circa 300mila euro.

In particolare Musialak e Coluccio, rispettivamente amministratori formale e di fatto della “Verdeoro”, società cooperativa e produttrice ortofrutticola con sede a Simeri Crichi, col concorso di Brutto, avrebbero assunto il consigliere alle dipendenze dell’azienda come direttore amministrativo, senza che lo stesso, però, avesse mai svolto alcuna prestazione all’interno dell’impresa.

Un “sistema” che avrebbe indotto in errore così il Comune di Catanzaro, costretto a sborsare alla Verdeoro, secondo le ipotesi di accusa, 103.160,34 euro, a titolo di rimborso per le attività istituzionali che - da febbraio 2015 a giugno 2018 - avrebbero impegnato Brutto nelle vesti di consigliere comunale sottraendolo al lavoro in azienda (in base al meccanismo di rimborso previsto per legge per i dipendente del settore pubblico o privato che svolgano incarichi politici istituzionali all’interno di enti pubblici).

Stesso metodo sarebbe stato escogitato da Antonio Amendola prima come amministratore della “A. B. Costruzioni srl” e poi della “A.B. Immobiliare srl”, che secondo gli inquirenti avrebbe assunto il consigliere comunale Andrea Amendola come dipendente di queste imprese dal mese di ottobre 2014 al gennaio 2019.

Un’assunzione, però, considerata solo formale, perché secondo le ipotesi di accusa il consigliere non avrebbe svolto alcuna attività lavorativa all’interno di quelle aziende, traendo in inganno il Comune che avrebbe sborsato 18.391,63 per la “A. B. costruzioni” e 46.190,49 per la “A.B. Immobiliare srl”, come rimborso per il fatto che il consigliere Amendola, dovendo svolgere incarichi istituzionali, non avrebbe potuto andare a lavoro.

Stesso “copione” che sarebbe stato messo in atto dall’amministratore unico de “La notifica srl”, Sabrina Scarfone (i cui soci oltre a quest’ultima risultano essere anche Andrea Castello e Pasquale Consolante) ed Enrico Consolante (fratello di Pasquale), dipendente della stessa impresa e consigliere del Comune, assunto formalmente ma senza espletare alcuna prestazione lavorativa.

E anche in questa circostanza, il Comune “raggirato” avrebbe erogato 23.179,47 euro alla “Notifica srl” a titolo di rimborso per il periodo che da dicembre 2017 a novembre 2018, che avrebbe visto Consolante impegnato nelle sue attività istituzionali, senza poter andare in azienda.

Discorso analogo per Salvatore La Rosa, amministratore dell’esercizio commerciale “La Rosa Salvatore Zoomarket”, e il consigliere Sergio Costanzo, impiegato in questa azienda: con artifici consistiti nell’assunzione “solo formale” di Costanzo alle dipendenze dell’azienda, entrambi avrebbero tratto in errore l’ente.

A titolo di rimborso quest’ultimo avrebbe pagato all’impresa 78.749 euro con riferimento al periodo di gennaio 2016 e dicembre 2018, risarcendola per aver sottratto Costanzo al lavoro in azienda, perché impegnato nella sua funzione di consigliere.

Fin qui le ipotesi di accusa, di fronte alle quali ciascuno indagato, assistito dal rispettivo difensore, potrà chiedere di essere interrogato dal pm, rendere dichiarazioni spontanee, depositare memorie difensive ed esercitare ogni atto utile per l’esercizio di difesa, prima che il magistrato titolare del fascicolo proceda con una richiesta di rinvio a giudizio o di archiviazione.

(notizia aggiornata alle 11.05)