Crotone. Medico “assalito” in ospedale. Parla il presunto aggressore: “questa la mia verità sull’accaduto”

Crotone Attualità

Dopo la presunta aggressione ad un medico avvenuta sabato scorso al pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Dio di Crotone, e che ha portato alla denuncia di un 57enne del posto, L.F., con l’accusa di aggressione a pubblico ufficiale e interruzione di pubblico servizio (QUI), proprio quest’ultimo, per il tramite della moglie, ci ha chiesto di poter esercitare il diritto di replica, inviandoci una lettera - che pubblichiamo integralmente ed a seguire - per esporre la sua versione sui fatti accaduti nella notte del 14 dicembre all’interno del nosocomio pitagorico.

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“Gentile direttore, sono la moglie del signor L.F., e le invio questa mia lettera dopo gli articoli che si sono succeduti su varie testate giornalistiche.

Mi rivolgo proprio a voi giornalisti perché avete scritto ciò che vi è stato riferito da qualcuno che, evidentemente, ha voluto fare il ‘giochino’ delle tre carte - visto che mio marito ha dei piccoli precedenti - e che pare abbia subito preso la palla al balzo, mettendosi a giocare appunto, perché di sicuro non era presente.

Tengo a precisare che quella sera (il 14 dicembre scorso, ndr) c’eravamo io, mio marito e il medico che si trovava nella seconda stanzetta, comunicante con un’altra al cui interno vi erano una dottoressa che parlava con un infermiere, mentre un’altra infermiera aveva appena finito di compilare una cartella dall’altra parte del pronto soccorso, dove vengono registrati i nuovi arrivi, dopodiché era rientrata nell’ambulatorio poggiandosi ad una barella e con le braccia conserte.

Questo per spiegarle che il secondo e terzo ambulatorio erano vuoti, mentre nelle altre stanze si intravedevano persone che avevano già ricevuto le dovute medicazioni ed erano probabilmente in attesa di andare nei vari reparti per altre cure.

Quando siamo giunti sul ciglio della porta (dell’ambulatorio, ndr), mio marito ha salutato senza ricevere risposta, al che, per una seconda volta, ha porto un saluto in questo caso ricambiato.

Mio marito ha così spiegato che a casa aveva misurato la pressione e che la massima era a 210, la minima a 150 ed i battiti a 110, così come che aveva subito assunto una compressa e poi anche avvertito i presenti di essere un cardiopatico e di aver subito un intervento di tre bay-pass.

È in quel momento che il dottore gli ha risposto: “non vede che sto scrivendo al computer?” Mio marito ha allungato la testa constatando che il medico era sì al computer ma che stava leggendo qualcosa, e non che scrivesse, perché si vede chiaramente quando si legge o si scrive!

Il dottore l’ha così invitato ad accomodarsi fuori, facendogli presente che appena avuta la possibilità gli avrebbe fatto misurare la pressione arteriosa, al che mio marito ha di nuovo ribadito di essere un cardiopatico dicendogli di avvertire un dolore al petto e dietro la spalla, indicando dove gli faceva male.

Il medico gli ha chiesto allora di uscire ed andare a sedersi fuori, ribadendo che appena l’infermiera si fosse liberata dagli impegni gli avrebbe fatto controllare la pressione; infermiera che come ho spiegato prima, era al momento appoggiata ad una barella.

Comprenderà che in quel momento, qualche piccola parola potrebbe sfuggire a tutti, soprattutto dopo che mio marito aveva ribadito per ben quattro volte d’essere un cardiopatico, ed è qui che il medico ha iniziato a gridare, dicendogli di accomodarsi fuori. A quel punto è intervenuto qualcuno in divisa che non ho compreso allora chi fosse, anche perché non sono italiana e non conosco bene.

Subito dopo, forse rendendosi conto di aver tutti esagerato, il medico ha fatto misurare la pressione a mio marito e dalla stessa infermiera di cui ho già parlato e da cui ho appreso subito dopo che la pressione arteriosa era di 140 la massima, 70 la minima e i battiti a 65.

Mio marito continuava però ad avvertire dolore e ritenendo che potesse avere ancora dei valori alti, sono andata a casa (dato che abitiamo vicino all’ospedale) ho preso e portato il nostro “apparecchio” e proprio davanti agli uomini in divisa ho rimisurato la pressione a mio marito, che indicava invece una massima a 159, la minima a 113, e i battiti a 99.

Alta, dunque, per un cardiopatico, ho esclamato davanti agli stessi presenti che mi hanno risposto come questa differenza di valori potesse essere normale, dato che i misuratori domestici non sono sempre affidabili. Eppure, rimisurata con quella dell’ospedale ci si scostava di sole due unità!

Mi permetta poi di farle presente che non è vero ci sia stata così tanta confusione per l’accaduto, e che tutti si sia mantenuta invece la calma: lo dimostra il fatto che è arrivata un’altra auto (una pattuglia, ndr) e tanto che era tranquillo che se n’è andata via tornando solo dopo.

Quello che è stato riferito, dunque, non è vero: i quattro in divisa intervenuti hanno spento subito quella piccola fiammella tant’è che mentre il dottore invitava mio marito cardiopatico ad uscire fuori, sono arrivati questi uomini (presumibilmente il personale delle guardie giurate, ndr) ma non i Carabinieri.

Mi permetta, ancora, di chiedere che tipo di lesioni abbia subito il medico da comportare 15 giorni di prognosi. Mi rivolgo a lei, come giornalista, quindi in grado di “indagare” meglio per appurare la verità e fare quanto nelle sue possibilità anche per verificare che tipo di contusioni possa aver subito lo stesso per ricevere una prognosi così ‘importante’.

Vi prego, fatela una vostra inchiesta, si faccia verità su cosa sia successo per davvero quella sera - nel nostro interesse ma anche del dottore, che riteniamo sia un bravo professionista e certamente una brava persona - ma soprattutto su cosa accada nel pronto soccorso cittadino, perché non sempre sono i cittadini ad aver torto, così come i cittadini o anche gli stessi medici non debbano sempre pagare per altrui errori.

Le sarei grata se pubblicasse questa mia lettera in prima pagina, oppure nella stessa pagina dell’articolo su mio marito. E mi creda io non la ritengo responsabile di quello che ha scritto ma ho anche il diritto di raccontare i fatti, la mia di verità, e non solo quella che è stata raccontata su mio marito, che ha già i suoi problemi di salute per cui ha altro di cui preoccuparsi ed è meglio che questo fatto non rientri nei suoi pensieri. La saluto con osservanza”.

Silvia Bunduc