Akrea. Gaetani si sente “offeso” nella sua onorabilità: replica (e solite minacce) a Cn24
Il presidente dell’Akrea, l’azienda controllata dal Comune che si occupa a Crotone della gestione dei rifiuti e della raccolta differenziata, ha voluto replicare al nostro articolo del 30 dicembre scorso dal titolo “Partecipate esposte al voto di scambio? Disinfestare le imprese comunali: una sfida per il Commissario” (QUI), a firma di Vito Barresi e Giuseppe Cosentino. A seguire il testo della sua missiva.
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“Egregi Vito Barresi e Giuseppe Cosentino, premetto che non intendo commentare l’ultima vostra produzione letteraria. Lo ritengo inutile, dal momento che sono abituato ad argomentare su opinioni e fatti espressi con onestà, come indica la felice espressione montanelliana che campeggia sulla pagina facebook della vostra tribuna telematica”.
“Tuttavia l’articolo in oggetto, pubblicato ieri sulla testata online CN24, merita attenzione nelle sedi opportune, se non altro per tutelare la mia onorabilità e il buon nome dell’azienda pubblica che presiedo”.
“Per me che sono stato sulla scena politica locale e nazionale per vari lustri, senza essere stato mai tacciato della minima irregolarità, e come hanno dimostrato due anni di indagini, sarebbe troppo facile smascherare l’astio che muove le ‘opinioni’ di pseudo-intellettuali dell’ultima ora o le perfide rivelazioni di novelli castigatori dei costumi, un tempo (non molto per la verità) ‘prebendisti’ di professione”.
“Sarebbe troppo facile. Ed io non sono solito infierire sui chi ha la bocca ancora sporca di marmellata. Perciò, anziché puntellare le tante falsità e inesattezze contenute nell’articolo in questione a proposito di Akrea, preferisco invitarvi a un dibattito pubblico così da chiarire una volta per tutte le questioni legate al funzionamento della società in house. Sulle responsabilità delle insinuazioni, invece, giudicherà chi di competenza. Buon 2020!”
Rocco Gaetani, Presidente Akrea
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MAI NEL MERITO, SEMPRE E SOLO MINACCE
È inutile nascondere, ancora una volta, la nostra amarezza per l’impossibilità di affrontare nel merito tematiche organiche e specifiche con chi, in qualunque ruolo, si trovi a gestire la Cosa Pubblica di cui i “maggiori azionisti” (pare si continui a dimenticarlo) - compresa l’Akrea affidata al signor Gaetani - rimangono sempre e comunque i cittadini-contribuenti, compresi giornali e giornalisti, che hanno tutto il diritto di chiedere conto a chiunque per loro conto amministri beni e risorse collettive.
Soprattutto quando anche stralci di indagini giudiziarie e rubricati pure in intercettazioni telefoniche (sebbene al momento ma ci auguriamo anche dopo senza alcuna implicazione penale) adombrino e minino in qualche misura la fiducia nei pubblici amministratori.
Allora: in questa città, in questa regione, non è consentito alla stampa porsi e porre domande? In questo lembo di terra non è opportuno e permesso sollevare dubbi che meritino, nell’interesse generale, compreso quello delle stesse “partecipate” e relativi “manager”, un approfondimento istituzionale volto ad eliminare possibili pregiudizi o ombre sempre latenti?
Pare di no. Pare che il “pensiero unico” o il mutismo debbano essere i soli concetti predominanti. Altrimenti si passa alle minacce, e lo si fa continuamente, anche di possibili ripercussioni giudiziarie come se queste - ed anche questo non è stato da qualcuno compreso - possano in qualche modo spaventarci, indurci al “silenzio”. Ma proprio no!
E no caro signor Gaetani! Se vuole rivolgersi alla magistratura per tutelare nelle “sedi opportune” la sua “onorabilità e il buon nome dell’azienda pubblica” che presiede, lo faccia pure ma non lo minacci, perché in tal ultimo caso il suo non è un avvertimento ma un’ennesima intimidazione alla libera critica giornalistica, che eventualmente provvederemo noi a “tutelare”.
Perché se trovasse, come sostiene, un solo punto che mettesse in dubbio la sua “onorabilità” di manager “investito” dalla politica all’interno dell’articolo saremmo certamente i primi a chiederle scusa, ma se così come evidentemente non è sappia che anche le querele temerarie sono perseguibili.
L’unica differenza sa però dove sta? Sta nel fatto che noi, eventualmente, impiegheremmo capitali privati e sudati per tutelare la libertà di stampa e di critica mentre lei, probabilmente, attingerebbe a risorse pubbliche e nel caso di un suo di errore l’onere economico di quest’ultimo andrebbe a ricadere sempre sui soliti cittadini (noi compresi) e non sul suo borsellino.
Così, converrà, è troppo facile. Il difficile, invece, ritengo sia rispondere passo dopo passo, se ci tiene, alle domande pur specifiche poste dai nostri articolisti al solo e giusto delegato di riferimento attualmente in città, il commissario, invece, ancora una volta, di sciorinare lei “insinuazioni” degne di attenzioni in altre sedi.
Questo giornale, seppur critico, è sempre aperto ad accogliere i suoi chiarimenti e verità come di chiunque altro. Se - come non ho dubbi nel ritenerlo - si ritiene dunque coraggioso e ligio ai suoi doveri, lasci stare le roulette russe delle aule giudiziarie (meglio impegnate in cose di molto più serie) e risponda invece nel merito, così come eviti le minacce che di solito sono rifugio di deboli ed impauriti e non di uomini politici di lungo corso.
(V.R.)