Vacantiandu. “Ben Hur” chiude la prima parte del Gran Premio Teatro Amatoriale Italiano

Catanzaro Tempo Libero

Si è chiuso con lo spettacolo Ben Hur la prima parte del Gran Premio Teatro Amatoriale Italiano. In occasione del IV appuntamento della V edizione del premio sul palco del teatro Grandinetti di Lamezia Terme sono saliti gli attori della compagnia La Moscheta di Verona con una storia di ordinaria periferia di Gianni Clementi, regia di Daniele Marchesini.

Ben Hur è uno spettacolo divertente e amaro che affronta il tema dell’immigrazione e del razzismo con rigoroso equilibrio tra comicità e tragedia. L’allestimento della compagnia La Moscheta, in lingua veneta con qualche innesto di lingua italiana, è stato molto apprezzato dal pubblico lametino. La sapiente regia di Daniele Marchesini – che è anche attore protagonista - ha saputo mantenere inalterato lo spirito del testo originale scritto da Clementi.

La scenografia presenta uno squallido appartamento di periferia dove vivono Sergio e Maria, un fratello e una sorella, entrambi con un matrimonio fallito alle spalle. Sergio è uno stuntman che avrebbe avuto una grande carriera ma si ritrova infortunato e in attesa di risarcimento così, per sbarcare il lunario, posa vestito da centurione per i turisti che passano davanti all’Arena. Maria, per arrotondare la scarsa economia domestica, è costretta a lavorare in una chat erotica. A rompere il tran tran quotidiano arriva Milan, ingegnere bielorusso, immigrato clandestino con tanta voglia di lavorare che stravolgerà la vita della coppia.

Sergio, nella convincente interpretazione di Daniele Marchesini, è chiassoso, tracotante, affetto da machismo più per “convenzione” che per “convinzione”. Il rapporto con la sorella è conflittuale ma non privo di latente tenerezza. Nei confronti di Milan incarna il prototipo dell’italiano medio rispetto alla tematica dell’immigrazione. Ma il suo iniziale atteggiamento da padrone verso il bielorusso si modifica nel corso della storia quando una sera, i due, ubriachi, in un afflato di cameratismo e di complicità si scambiano confidenze sulle loro famiglie, ignari della presenza di Maria che sta ascoltando tutto.

Maria, interpretata da una vibrante Daniela Felzani, è una donna in trappola vinta dalla nostalgia verso unella vita. Milan riesce a spazzar via la polvere dal cuore indurito della “bela segnora” ma non le rivela di essere sposato con Galina. Ecco perché la delazione di Maria può essere compresa solo alla luce di un ennesimo tradimento che il destino le ha riservato laddove il suo cinismo e la sua cattiveria sono direttamente proporzionali al sentimentodell’amore ingannato e ferito.

Nicola Marconi delinea un Milan di personalissimo rilievo e spessore psicologico. Un personaggio sospeso tra coloritura e ironia, tra pragmatismo e svagatezza. Si presenta in scena dimesso, impacciato, balbettante, con un marcato accento dell’est e nel corso della storia cresce, riuscendo ad imporre la sua presenza come necessaria allo svolgimento del gioco scenico. Arrivato in Italia sulla scia di un’idea falsa e ingannevole che la televisione ha costruito del nostro Bel Paese, si dimostra subito attivo, intraprendente, instancabile e creativo ma il suo sogno di un futuro migliore per sé e per la sua famiglia finisce miseramente su un logoro divano a fiori, perché la vendetta si rivela più forte della pietà riuscendo a spegnere anche l’ultimo barlume di umanità.

Così, nel finale, la commedia diventa un dramma della solitudine, un dialettico incontro di ironia e dolorosa partecipazione sulla miseria umana e sulla povertà interiore di tre individui che si sfruttano a vicenda.

La manifestazione, organizzata a livello nazionale dalla Federazione Italiana Teatro Amatori (FITA) e ospitata per la prima volta in Calabria,è inserita nella rassegna teatrale Vacantiandu 2019.2020 con la direzione artistica di Diego Ruiz e Nico Morelli e la direzione amministrativa di Walter Vasta.

Lo spettacolo è stato valutato da una giuria composta da sette giurati con competenze specifiche a diverso titolo nel settore i quali, nel Gran Galà finale del 29 marzo 2020, assegneranno 8 premi: Miglior spettacolo, Miglior attore/attrice protagonista, Miglior attore/attrice non protagonista, Miglior allestimento, Miglior testo e Miglior regia.

Al termine della rappresentazione, il consueto omaggio della tradizionale maschera, simbolo della rassegna Vacantiandu, ideata dal graphic designer Alessandro Cavaliere e realizzata dal maestro Raffaele Fresca, che il direttore artistico Nico Morelli e il direttore amministrativo Walter Vasta hanno consegnato a Daniele Marchesini.