Reggio. Storia, memoria e arte con la mostra “Trentatré stelline”
Una mostra inconsueta proprio come l’inaugurazione, svoltasi ieri nell’atrio del Palazzo della Cultura “Pasquino Crupi” in via assolutamente informale, senza nastri da vernissage né palchi né microfoni, in penombra come in penombra risultano le installazioni nelle sale espositive della nuova sezione PiCo – il piano di Palazzo Crupi destinato all’arte contemporanea –, fortemente volute da Angela Pellicanò, Miriam Paola Russo e Valentina Tebala, curatrici della mostra e componenti della Commissione scientifica del sito culturale.
È così che il sindaco metropolitano Giuseppe Falcomatà e il consigliere metropolitano con delega alla Cultura Filippo Quartuccio hanno dato il via all’esposizione “Trentatré stelline”: 33, quanti erano i piccoli ospiti dell’allora Brefotrofio che – insieme alle 14 nutrici e a una monaca – persero la vita sotto i bombardamenti che, il 21 maggio del 1943, sbriciolarono l’edificio che oggi ospita un mirabile concentrato d’arte sacra e profana, di artisti locali e di geniali creatori d’ogni angolo del pianeta.
A esporre, il fotografo di fama internazionale Mustafa Sabbagh (giordano di nascita, ma ormai italiano sotto ogni profilo) e quattro notevoli artisti italiani: Alberto Timossi, Mandra Stella Cerrone e il reggino Giulio Manglaviti e la visual artist Elisabetta Di Sopra.
Nella mostra, a creatività, cuore e tecnica si affianca la memoria, grazie ai materiali archivistici, documentali e iconografici, messi a disposizione dei visitatori. E Quartuccio ha posto in rilievo la «grande partecipazione» all’inaugurazione dell’esposizione e, più in generale, di come la MetroCity abbia «puntato molto» sulle potenzialità di Palazzo Crupi, celebrando il grande valore degli artisti e delle loro installazioni.
«Veniamo da uno scioglimento del Comune di Reggio Calabria per mafia: se la cultura avesse avuto più spazio, probabilmente non sarebbe accaduto. Ecco che abbiamo voluto compiere un piccolo atto rivoluzionario, dotandoci di una Commissione scientifica per Palazzo Crupi – ha commentato il sindaco metropolitano –. La politica deve assumersi l’impegno di dare un indirizzo rispetto a quali sono i binari su cui si deve incardinare ogni percorso di sviluppo di una città, ma poi deve circondarsi di persone competenti che queste attività possano tradurre in fatti queste attività.
Così, abbiamo voluto la riapertura di Palazzo Crupi anche nell’ottica della rinascita, della rigenerazione urbana di un intero quartiere: e in questa stessa chiave è allo studio anche il possibile abbattimento del muro che separa questo edificio dal Parco Baden-Powell, oggi in via di riqualificazione, un collegamento che potrebbe amplificare lo sviluppo di entrambi i siti», ha osservato Giuseppe Falcomatà, che ha altresì sposato con convinzione l’appello lanciato da Angela Pellicanò affinché le «33 stelline», giovanissime e incolpevoli vittime degli orrori bellici, possano presto avere un posto nella toponomastica cittadina.