'Ndrangheta, dodici arresti nel crotonese. Colpo al clan Grande Aracri
'Ndrangheta, dodici arresti nel crotonese. Colpo al clan Grande Aracri
Tra estorsioni e fondi neri smascherato dalla Dda un giro di tangenti
Dall'indagine condotta dai carabinieri di Crotone e conclusasi stamane con l'operazione "Grande Maestro" è emerso che la cosca Grande Aracri di Cutro, gestiva un giro di estorsioni, imponeva l'assunzione di persone affiliate e la dazione di merci ad alcuni imprenditori della zona i quali, quando si mostravano riottosi, venivano 'convocati' presso l'abitazione dei boss e convinti a sottostare. In caso contrario subivano attentati e danneggiamenti.
I militari hanno eseguito così 12 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip distrettuale Tiziana Macrì su richiesta della Dda di Catanzaro con le accuse, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione e detenzione di armi.
A Ernesto Grande Aracri, 40enne di Cutro, fratello del boss Nicolino, il provvedimento è stato notificato in carcere dove si trova detenuto per un'altra accusa. Così come a Salvatore Nicoscia, 38 anni, di Isola Capo Rizzuto. Risulta irreperibile, Pasquale Manfredi, 33 enne di Isola Capo Rizzuto.
Nel corso di una conferenza stampa tenutasi presso il comando provinciale dell'Arma, alla presenza, tra gli altri, del capitano della compagnia di Crotone Domenico Dente, il tenente del nucleo investigativo Antonio Patrono, sono stati illustrati i dettagli dell'operazione. Il procuratore aggiunto Salvatore Murone ha spiegato che "la mafia fa male alle imprese ed è la causa principale del mancato sviluppo".
Il tenente colonnello Francesco Iacono, comandante provinciale dell'Arma, ha detto che dall'operazione di oggi parte "un segnale forte alla cittadinanza, alle maestranze e alle imprese commerciali affinché si facciano avanti riponendo la massima fiducia nelle istituzioni".
Dalle indagini, avviate nel 2006, è emerso che alcune industrie che producono profilati metallici erano totalmente assoggettate alla cosca che, peraltro, aveva imposto l'assunzione di due suoi sodali, Salvatore Grande Aracri e Rosario Porchia, più che altro con il compito di tutelare dall'interno gli interessi della "famiglia". In una occasione il titolare dell'impresa si sarebbe lamentato: "sono costretto a licenziare mio figlio ma debbo assumere i figli di Grande Aracri", avrebbe sbottato.
Dall'impresa, la Koper di Cutro, dunque, il clan avrebbe preteso somme di denaro, in rate periodiche di circa 15 mila euro, ma anche la fornitura di merce che poi l'organizzazione rivendeva o addirittura regalava a persone amiche; merce che era regolarmente fatturata non dalla ditta produttrice ma da una terza estranea ma compiacente in modo che ad eventuali controlli tutto risultasse regolare. Inoltre si è scoperto che la busta inviata nel giugno 2007 all'assessore della Regione Calabria Francesco Sulla,contenente tre cartucce ed un biglietto minaccioso, non era indirizzata a lui, ma ad un dipendente della società Koper, che avrebbe subìto minacce e ritorsioni da parte della cosca.
Le altre persone arrestate sono Rosario Porchia, 36 anni, di Cutro; Salvatore Grande Aracri, 24 anni, di Cutro, nipote di Ernesto; Salvatore Ciampa', 64 anni, di Cutro; Antonio Belvedere, 51 anni, di Cutro; Natale Massimo Turra', 38 anni, di Cutro; Carmelo La Porta, 41 anni, di Isola Capo Rizzuto; Salvatore De Luca, 44 anni, di Cutro; Domenico Rocca, 34 anni, di San Mauro Marchesato, e Alberto Cizza, 46 anni di Scandale.