Accoltellato sul lungomare, tutto per questioni personali: 33enne finisce in carcere
Una questione esclusivamente personale avrebbe armato la mano di Giuseppe Esposito, 33enne che lavora in un noto bar del lungomare cittadino, e che intorno alle 5 del pomeriggio di mercoledì scorso avrebbe accoltellato il 32enne Francesco Sulla, facendolo finire in ospedale ed in condizioni gravi (QUI).
A stringere il cerchio sul tentato omicidio (questo infatti il reato di cui dovrà rispondere il giovane) sono stati gli uomini della squadra mobile di Crotone, al comando del dirigente Nicola Lelario, e i loro colleghi delle Volanti, che già dalla sera stessa del fatto, avvenuto in via Interna Marinella del capoluogo, avevano identificato il presunto responsabile, oggi finito in carcere (QUI).
Fondamentali sono state le testimonianze raccolte nelle fasi successive all’accoltellamento, la visione di alcune delle riprese delle telecamere private installate nella zona, ma anche le dichiarazioni della vittima che aveva ammesso di conoscere il suo aggressore.
Una serie di elementi che gli investigatori di Lelario hanno “assemblato” in un quadro d’insieme che li ha portati a raggiungere a casa Esposito, ad Isola Capo Rizzuto, ed a fermarlo prima che - almeno così ritengono gli inquirenti - potesse lasciare la città, un’ipotesi questa dovuta al fatto che al momento dell’arresto gli agenti l’hanno bloccato mentre stava caricando una valigia nella sua vettura. Da qui la decisione di accelerare, d’accordo con la Procura Locale, le procedure di fermo.
Come dicevamo, questioni personali sarebbero alla base del tentato omicidio. Le indagini sono partite subito dopo che la vittima, insieme ad un amico, si era presentata autonomamente nell’ospedale di Crotone con delle ferite d’arma da taglio, e poi trasferito nell’ospedale di Catanzaro.
Nell’immediatezza la squadra volante aveva raccolto subito degli elementi poi rilevatisi importanti ai fini dell’identificazione dell’assalitore.
In particolare gli agenti avevano appurato la presenza di persone che avrebbero potuto riferire fatti e circostante e poi effettuato anche un sopralluogo per identificare le telecamere presenti nella zona dell’accoltellamento.
Telecamere che non hanno ripreso proprio il momento del ferimento ma che comunque sono state importanti per ricostruire i quantomeno gli attimi immediatamente antecedenti al fatto di sangue e che hanno messo in correlazione Sulla ad Esposito.
“Con questo lavoro sinergico (con la Volante, ndr) - ha spiegato lo stesso capo della Mobile, Nicola Lelario - si è riusciti poi ad avere un riscontro oggettivo sull’identificazione della persona (Esposito, ndr) e quindi, da qui, anche una serie di piccoli elementi ma per noi determinanti, che hanno … suffragato il riconoscimento fatto da parte di un testimone. E si è potuti quindi chiudere il cerchio”.
Quanto al movente, poi, gli investigatori non sembrano aver dubbi. Questioni, come dicevamo, strettamente personali tra i due e come dimostrerebbe la ricostruzione dell’evento.
Da quanto spiegato ancora da Lelario ci sarebbe stata una prima discussione che è generata in piazza, per strada, nei pressi del luogo del ferimento, quando i due si sono incrociati, in auto, davanti ad un bar della zona. Poi le fasi concitate con Esposito che avrebbe estratto un tagliaunghie grande con il quale avrebbe così colpito Sulla.
Ovviamente sono ancora in corso gli accertamenti per verificare se l’oggetto utilizzato contro la vittima possa essere effettivamente il tagliaunghie, come riferito dallo stesso Esposito, in particolare se i tagli riportati dal 32enne siano compatibili con quest’ultimo così come quanti siano stati i fendenti inferti.
“Va tenuto conto che la qualificazione giuridica del reato - ha ribadito però Lelario - in qualche modo prescinde da quella che è l’arma utilizzata. Anche se si colpisce più volte un soggetto con una penna è sempre un tentato omicidio”.
Nelle fasi del fermo Esposito, infine, ha ammesso di essere stato lui a ferire Sulla e ha consegnato anche gli indumenti che indossava quella sera e che aveva gettato via, in un cassonetto dell’immondizia.
Anche l’auto del 32enne è risultata compatibile con quella presente sul luogo dell’accoltellamento. La stessa presentava degli ammaccamenti che si sarebbe procurato, lasciando il luogo dell’aggressione, urtando con un paraurti.