Processo Breakfast, alla sbarra Scajola e Rizzo: è il giorno della sentenza
È attesa per oggi la sentenza nell’ambito del cosiddetto Processo Breakfast (QUI) che vede imputati Claudio Scajola, ex ministro dell’Interno; Chiara Rizzo, Martino Politi e Maria Grazia Fiordalisi.
A tutti e quattro viene contestata l’accusa di procurata inosservanza della pena in relazione alla latitanza di Amedeo Matacena, ex parlamentare di Forza Italia condannato a tre anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, sentenza che non è potuta divenire esecutiva poiché lo stesso è fuggito a Dubai, negli Emirati Arabi.
Il collegio giudicante del Tribunale di Reggio Calabria, presieduto dal Natina Pratticò, si pronuncerà oggi dopo ben 102 udienze e dopo che il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo ha chiesto per Scajola quattro anni e sei mesi di reclusione, con l’esclusione dell’aggravante mafiosa. Una pena più alta, invece, quella avanzata nei confronti dell’ex moglie di Matacena, Rizzo, per la quale si è chiesto 11 anni e 6 mesi. 7 anni e 6 mesi di reclusione ciascuno, invece, la richiesta per Politi e Fiordalisi, collaboratori della coppia.
La tesi dell’accusa è che l’ex ministro dell’Interno avrebbe tentato, con la complicità di Vincenzo Speziale junior, che ha già patteggiato ad un anno di carcere (pena sospesa), di progettare il viaggio in Libano di Matacena grazie alla sua conoscenza politica con l’allora presidente Amin Gemayel.
Viaggio che poi non avverrà ma che è comunque costato agli imputati un’ordinanza cautelare, eseguita l’8 maggio del 2014 su ordine della Direzione investigativa antimafia reggina che fece arrestate Scajola (QUI). La Rizzo, invece, fu fermata a Marsiglia, di rientro in Italia per consegnarsi all’autorità giudiziaria (QUI).
Oltre al reato di procurata inosservanza della pena, a Rizzo, Politi e Fiordalisi si contesta anche l’intestazione fittizia di beni aggravata dall’aver agevolato la criminalità organizzata. Accuse sempre rigettate dagli indagati.