A Cinquefrondi il pane arabo diventa ponte di integrazione
A Cinquefrondi il Pane arabo diventa un ponte tra Kurdistan e Calabria. Nell'Aspromonte reggino, il Siproimi "Mario Congiusta" crea un laboratorio teorico pratico sul pane arabo, affidandolo a una migrante irachena di etnia curda in protezione sussidiaria. E lo fa con la collaborazione del Comune e di REcosol, lanciando un progetto di integrazione culturale.
“In cucina con Buhar”, questo il titolo dell’iniziativa, va oltre il tradizionale concetto di accoglienza integrata del richiedente asilo e della persona sotto protezione sussidiaria e internazionale, virando verso un laboratorio di scambio culturale e di costruzione personale, aperto alla comunità e a quanti vogliano imparare tradizioni e culture diverse dalla propria, in uno scambio significativo e virtuoso di saperi.
“Dietro la semplicità del pane esiste un mondo nascosto e antico che è giusto rivelare. La particolare preparazione e cottura del pane arabo, così importanti per tutto il mondo mediorientale, meritavano il giusto spazio”. A parlare del corso che avrà come docente la Signora Buhar Alì Mohammed nei locali della Mediateca comunale è proprio l’ideatrice del progetto Fiorenza Lattari, assistente sociale del “Mario Congiusta”.
E non è la sola ad essere entusiasta, di questo laboratorio teorico pratico su storia, origini, preparazione e lavorazione del pane arabo. La Comunità sta rispondendo bene, iscrivendosi ai quattro incontri di formazione, divisi tra parte teorica e momenti di apprendimento pratico. Il pane dunque appare in laboratorio come potente mezzo identitario della cultura mediorientale, capace di essere il tramite per generare orgoglio per il migrante e pari dignità tra persone, varcando timidezze e distanze, e infine riconoscendo alla persona rifugiata in Italia un’identità culturale tanto forte da farne valore aggiunto per la comunità ospitante.