Sanità. Idonei ai concorsi: basta guerra dei poveri. Noi ligi alla legge, ci siamo meritati un lavoro

Calabria Salute

Si chiamano Marco, Pasquale, Matteo, Debora, Vincenzo, Said, Lucrezia, Francesca, Manuele, Elisa, Simona, e tanti altri ancora: hanno superato esami, valutazioni di merito, verifiche teoriche e pratiche; per loro doveva essere la strada maestra per accedere ad attività con alti contenuti professionali.

Tanto impegno e tante aspettative che ritengono oggi siano state disattese e tradite: sono gli idonei che hanno superato i concorsi nella sanità pubblica calabrese, che avrebbero voluto veder soddisfatta la meritata aspettativa di un posto di lavoro ma che deroghe, motivate da emergenze, eccezioni e necessità di fatto” li fanno ora sentire come sospesi in un limbo.

Emergenze, eccezioni e necessità che però e di fatto, “nella applicazione della classe politica … sono state l’unica vera regolasbottano riferendosi ad “una prassi gestionale - sostengono ancora - utile a sostanziare il blocco del turnover durato 10 anni e giustificare contratti alternativi a quelli a tempo indeterminato.

Per questo infermieri, Oss ed altri operatori sanitari idonei ai concorsi nella sanità hanno deciso di scendere in piazza. Lo faranno giovedì prossimo, 13 febbraio (dalle 9.30), insieme al Cobas e davanti alla Prefettura di Catanzaro, per rivendicare i propri diritti, per “prenderci ciò che ci siamo meritati!”, sostengono, puntando l’indice su “chi ha prodotto questa situazione” e a cui ora si chiede di “trovare le soluzioni adeguate ma non sulla pelle delle/i lavoratrici/tori”.

Dopo lo sblocco del turnover - spiegano - il ripristino della legalità e cioè l’immissione in ruolo a seguito dei concorsi si è attuato solo poche volte. Non è stato solo un vulnus rispetto ad un principio dettato dalla Costituzione ma anche un danno materiale per chi si è attenuto alle regole della legalità ed inoltre ha prodotto un allargamento dell’area della precarietà che soltanto a parole si sarebbe voluto contrastare”.

Gli idonei - giovani e meno giovani, padri, madri, figli e anche nonni – si sentono dunque calpestati nella dignità e nelle competenze: “Non vogliamo essere parte di una guerra tra poveri perché - affermano - precari e sfruttati siamo tutti: chi lavora con contratti precari e chi non lavora ancora”

Ma oggi, incalzano, “non esistono più scuse” e chiedono che venga esercitato quello che ritengono un loro sacrosanto dirittoun diritto che - continuano - in questi giorni viene di nuovo cancellato dalla proroga della Legge Madia ad opera del Ministro Speranza”.

La richiesta che viene avanzata, insomma, è quella dello scorrimento delle graduatorie vigenti e fino a loro completo esaurimento, in via prioritaria sulla stabilizzazione dei precari: un impegno, in tal senso, questa volta si vuole sia formulato per iscritto.