Il radicalismo islamico: dottrina e credo approfonditi dall’esperto Enzo Cotroneo
"L'intelligence rappresenta una visione che aiuta a vedere oltre la linea dell'orizzonte dove si ferma la gran parte delle persone ed appunto per questo è fondamentale per capire gli Islam". È quanto ha affermato Enzo Cotroneo, Esperto di diritto islamico e ricercatore del Laboratorio sull'Intelligence dell'Università della Calabria intervenendo al Master in Intelligence dell'ateneo calabrese, diretto da Mario Caligiuri.
Per Cotroneo "l'Islam è l'inizio e la fine di tutto, perché ogni cosa è legata alla divinità, che non si può mettere mai in discussione per nessuna ragione. L’Islam - ha proseguito - è costruito per essere trasversale, unificando cultura, religione e stratificazione sociale. Tutta la vita è guidata dal Corano che rappresenta anche la primaria fonte legislativa. L'Islam attraversa culture, lingue, costumi e razze diverse, con una religione che ha oltre un miliardo di fedeli".
Cos'è che unifica questa comunità così composita? Per il docente è "il sentimento della “Shahada”, cioè la testimonianza di fede con cui un musulmano dichiara di credere in un solo e unico Dio – Allah - e nella missione profetica di Maometto. Questa visione supera i concetti mentali e culturali dell'Occidente. L’Islam - ha proseguito - è un monolite al suo esterno, ma all'interno sono frastagliate e profonde le divisioni. Di fronte alla minaccia all'Islam, però, queste divisioni si superano, come accaduto nel 1979 in occasione dell'invasione Sovietica dell’Afghanistan".
“I pilastri sui quali si regge l'impianto della dottrina Islamica – ha spiegato innanzi - sono la Shahada: la testimonianza nell'unico Dio; la Salah: la preghiera rituale che si ripete cinque volte al giorno; la Zakah: che è la carità; la Sawm: che è il Ramadan, cioè i giorni del digiuno; la Hajj: che è il pellegrinaggio alla città Santa de La Mecca, da svolgere almeno una volta nella vita. A questi cinque pilastri, per gli Sciiti se ne aggiunge un sesto che è l’Imamato”.
Cotroneo ha quindi effettuato una “differenza tra i valori dell'Occidente e quelli dell’Islam: la famiglia per l'Occidente si pone sull'individualismo, mentre nell’Islam è centrale; l'amicizia in Occidente è importante, mentre nell'Islam prevale il legame di sangue; l’onore in Occidente è affidato alla giustizia, mentre per l’Islam alla famiglia; la misurazione del tempo in Occidente è strutturata, mentre nell'Islam non è rigida; la religione nell'Occidente ha un valore proprio, mentre nell’Islam è totalizzante; nella società prevalgono nell'Occidente i diritti personali, mentre nell’Islam la famiglia e la Tribù; il governo prevalente in Occidente è la democrazia che rappresenta l'ideale etico definitivo, mentre nell’Islam vale l'autocrazia , cioè la forma di governo in cui un singolo individuo detiene un potere illimitato".
In tale ottica, l'esportazione della democrazia nell'Islam rappresenta un indubbio problema di prospettiva. Cotroneo si è quindi soffermato “sulla ricostruzione storica dell'Islam, ricordando che la rivelazione Coranica venne diffusa da Maometto che visse dal 610 fino al 632. È fondamentale la Notte del Destino quando Allah, tramite l'Arcangelo Gabriele, rivela il Corano. Diversa è la Rivelazione Cristiana dove Dio si manifesta direttamente a Mosè sul Monte Sinai, dettando le Tavole della Legge. Tra il 632 e il 661 c'è il Califfato – ha proseguito - e la predicazione dei 4 Califfi successori di Maometto. Nel 750 c'è la massima diffusione del Califfato Islamico, che si espande dai confini dell'Afghanistan fino alla Spagna, in una continuità che non fa riferimento tanto ai confini territoriali quanto alle popolazioni. L'Islam è una religione che si rivolge alla gente semplice, riunendo la rigidità dell'Ebraismo, la mistica del Cristianesimo e la normatività della romanità.
"Essere Musulmani, in definitiva - secondo Cotroneo - è una condizione totalizzante e quindi non può che essere, inevitabilmente, fondamentalista". A questo punto il docente ha evidenziato quali possano essere le ragioni della diffusione dell’Islam nella Penisola Araba, affermando che "prima di tutto ha rappresentato una novità. Ma, ancor di più, ha dettato delle norme di vita, che erano fondamentali in comunità così eterogenee. La frattura dell'Islam si verifica nel 680, con la battaglia di Kerbala, che viene festeggiata dagli Sciiti che sono la comunità prevalente nell’Iran. Da allora la divisione tra Sciiti e Sunniti è rimasta".
Ha quindi spiegato il significato della Sunna che "è la via della tradizione, seguita dal 90% degli Islamici; mentre, la via del sangue, che è quella degli Sciiti, che viene seguita soprattutto dall'Iran. La fonte del diritto ha una provenienza Divina e si identifica con il Corano e la parola del Profeta. Può rispondere a tutte le previsioni e cambiamenti della vita attraverso una serie di aggiustamenti come l’Hadith, l’Aqidah e il Fiqh". Poi il docente ha parlato della “predestinazione nell'Islam che è fondamentale perché non c'è la possibilità che Dio crei qualcosa senza sapere quale destino avrà. Secondo questa prospettiva, tutti nascono per essere predestinati all’Islam, anche quelli a loro insaputa".
"L'islam - nella visione di Cotroneo - non è moderato perché è fatto per credere senza differenti sensazioni di appartenenza. L'Islam pretende la completa aderenza ai suoi precetti e non un compromesso. La via del Jihad è un percorso interiore che poi diventa lo sforzo quotidiano che impegna ogni credente. Il Sunnismo è il mondo della tradizione. A riguardo, - avanza il docente nel suo discorso - svolge un ruolo molto importante il pensiero giuridico che poi adegua le parole del Corano all'evolversi del tempo. In tale quadro, riveste un ruolo molto importante il grande Imam dell'Università Egiziana di Al-Azhar. Nell'aprile del 2017, il quarantesimo grande Imam, al-Tayyib, ha incontrato Papa Francesco, nell'ottica dell'Ecumenismo per un dialogo indispensabile tra le fedi. Non a caso l’Università di Al-Azhar ha utilizzato i social per contrastare il radicalismo, proprio per invertire lo stesso percorso fatto dall’Isis".
Per spiegate le radici del fondamentalismo, il docente ha parlato dei Fratelli Musulmani, sorti nel 1928. "Oggi - ha ricordato - i Fratelli Musulmani hanno grandi risorse, utilizzando la diffusione mondiale della religione Islamica. Viene predicato un ritorno alla purezza, per abbandonare le seduzioni pericolose e diaboliche dell'Occidente. Diffondere il radicalismo, per i Fratelli Musulmani, è una prova di fede che si diffonde attraverso la rete, le moschee, le associazioni culturali. Ma la radicalizzazione non è un fenomeno, ma è insito nella storia, nella cultura, nella dottrina dell'Islam. I Fratelli Musulmani – continua - sono oggi l'organizzazione maggiormente attenzionata in Italia per la sua capacità di infiltrazione. I Fratelli Musulmani sono stati ridimensionati fortemente in Egitto dove l'esercito svolge un ruolo di garante della laicità. Che è poi lo stesso ruolo che ha svolto dal 1924 anche in Turchia, sebbene adesso la Turchia di Erdogan sia molto diversa da quella di Ataturk".
Cotroneo ha quindi riflettuto sui riflessi del radicalismo Islamico sulla sicurezza nazionale, precisando che "'il radicalismo si è modificato in modo profondo negli ultimi decenni, però ci sono delle costanti: i canali di reclutamento che avvengono attraverso la comunità; la pervasività, perché si è presenti in ogni contesto; la capacità di attrazione dei giovanissimi, in un contesto in cui si registra una crescita demografica travolgente all'interno del mondo islamico. Tanti di questi giovanissimi, che hanno determinato la nascita e lo svolgimento delle “primavere arabe”, sono figli di martiri e combattenti della Jihad che replicano il modello paterno. I rischi sono di carattere militare, come dimostrano l’Isis e Al-Qaeda oppure di altra natura, perché nell'occidente, tanti immigrati islamici vivono in condizione di emarginazione, all'interno di quartieri degradati, essendo il frutto di un disagio sociale che può minacciare la sicurezza nazionale, vista anche l'inadeguatezza della rappresentanza delle democrazie".
Il docente ha quindi rilevato che "il radicalismo islamico si rivolge principalmente contro le élite locali dell'Islam, che considera occidentalizzate e corrotte. L’Islam radicale, infatti, si contrappone come elemento di stabilità sociale nel confronto con l'Occidente che considera impuro. Per rispondere a questo rischio occorre prendere in considerazione due elementi: da un lato l'intelligence, che può e deve operare per contrastare questa minaccia in modo efficiente e preventivo; dall'altro attraverso gli stati di emergenza. In questi giorni ne stiamo sentendo parlare in occasione del coronavirus che proviene dalla Cina. Negli anni Settanta è stato invocato per fronteggiare il terrorismo politico e negli anni Novanta per contrastare la criminalità organizzata. In questo periodo, dopo l'attentato di Charlie Hebdo a Parigi nel 2015, l'Unione Europea ha emanato indicazioni precise per anticipare la fattispecie dei reati”.