Sanità, il Presidente dell’Ordine dei Medici di Cosenza scrive a Jole Santelli
Riceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera che il Presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Cosenza, Eugenio Corcioni ha inviato alla neo Presidente della Giunta Regionale della Calabria, Jole Santelli sulla situazione della sanità nella più grande provincia calabrese:
“Nella mia qualità di Presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Cosenza, la più grande della Calabria, Le scrivo per augurarLe buon lavoro, affinché, con la collaborazione di tutti, possa risollevare le sorti della nostra Regione e, in particolare, quello che rimane del nostro Servizio Sanitario Regionale, ridotto a simulacro di quello che potrebbe essere e che, in parte, in passato è stato: un presidio nel quale lo Stato Italiano attua il precetto costituzionale della tutela della salute di tutti i cittadini e, così facendo, legittima il suo ruolo nella vita quotidiana dei governati e rafforza la democrazia.
Come ben sa, da oltre dieci anni la sanità calabrese è commissariata, prima lo è stata mediante un Commissario coincidente con la figura del Presidente regionale, mentre nell’ultimo quinquennio abbiamo avuto dei Commissari cosiddetti “terzi”, nominati dal Governo centrale. Da circa un anno, infine, è operante in Calabria un decreto del precedente Ministro della Salute (On.le Grillo) che ha tolto, temporaneamente, alla regione Calabria anche i residui poteri che le erano restati sulla sanità. Cosicché, di recente, sono arrivati nelle varie Aziende sanitarie i Commissari inviati direttamente da Roma.
Beninteso, nessuno che abbia a cuore il buon funzionamento del sistema sanitario calabrese può rimpiangere le molte (non tutte) scellerate gestioni precommissariali della sanità nella nostra regione, che hanno sommato sprechi, malagestione, ingerenze politiche e ripetuti scandali. Ma, così come è un fatto incontestabile la cattiva amministrazione della sanità in Calabria prima dell’inizio della fase del commissariamento, è un fatto altrettanto evidente e doloroso lo stato preagonico della sanità in regione ai nostri giorni, dopo un decennio di mancato cambiamento virtuoso.
Queste premesse erano necessarie per comprendere il contesto nel quale vive, o per meglio dire sopravvive, il mondo della sanità oggi in Calabria, in conseguenza dello scollamento delle reti assistenziali, del netto peggioramento dei livelli organizzativi, del diffuso immobilismo, della pericolosa sfiducia che si è impadronita di tanti operatori sanitari e utenti.
Il Dipartimento regionale alla Salute, che dovrebbe essere il motore del sistema sanitario regionale, è oggi un involucro vuoto, disorganizzato e privo delle necessarie competenze, incapace persino di far fronte ai compiti della più ordinaria amministrazione. In proposito, è illuminante l’esempio del modulo della domanda che in Italia e in Calabria, come tutti gli anni, viene predisposta affinché i medici possano essere inseriti nella graduatoria della medicina generale: orbene, quest’anno è stata sbagliata anche questa semplice procedura, fino al punto che, per eventuali informazioni, si rimandava ad un telefono collegato con la Regione Abruzzo, segno evidente di un copia-incolla mal riuscito e, a monte, di una modalità di lavoro inaccettabile.
Tra i tanti altri esempi, ben più gravi, di un Dipartimento che, con la sua inefficienza, è spesso motivo di ostacolo e quindi di ritardo per il buon andamento del lavoro sanitario in Calabria, vale la pena di ricordare che ancora oggi, malgrado gli accordi sindacali raggiunti da quasi due anni, non si riesce a rilanciare la medicina territoriale. Più in generale, manca un piano strategico regionale e, in questo quadro, gli ospedali soffrono da tempo una crisi drammatica, con alcuni punti di criticità assoluta, come i Reparti di Pronto Soccorso e di Pediatria, con un personale del tutto insufficiente, per questo sempre più in affanno, stressato fino all’inverosimile da turni pesantissimi (in palese violazione delle direttive europee in materia) e sempre più spesso oltraggiato o addirittura aggredito da pazienti e loro familiari, in un quadro di degrado davvero allarmante.
A riprova dell’inesistenza, di fronte a queste emergenze, di efficaci visioni e di strategie operative adeguate, giungono poi alcune decisioni davvero incomprensibili. Difatti, siamo rimasti sconcertati quando abbiamo saputo che il management dell’Azienda ospedaliera di Cosenza ha rinunciato, di fatto senza motivazioni plausibili, all’opportunità di un reale aggiornamento tecnologico attraverso il finanziamento di 10 milioni di euro, che avrebbe permesso l’acquisto di molte nuove attrezzature (come il robot “Da Vinci”, assolutamente indispensabile per mantenere a un livello di qualità le nostre chirurgie; una seconda PET; un nuovo agiografo digitalizzato).
E’ incredibile a credersi ma, con questa incomprensibile rinunzia, viene impedito all’azienda cosentina di posizionarsi al livello di un vero HUB sanitario e, in conseguenza di questa privazione di strumenti avanzati di cura, le viene altresì impedito di contrastare l’emigrazione sanitaria che, a parole, tutti dicono di voler combattere. Altrettanto clamorosa è stata l’incompetenza manifestata nell’assegnare gli obiettivi di badget annuale infatti si propongono ai primari dove ad esempio obbiettivi impropri alle funzioni di un ospedale HUB ad esempio per una divisione che si sta caratterizzando per aver quasi azzerato la lista d’attesa del cancro ovarico gli si impone di far le vaccinazioni per il papilloma virus, oppure si afferma che l’oncologia pediatrica non è pertinente alla divisione specifica e si danno obiettivi banali!. . Importantissime le vaccinazioni e la Calabria con i suoi operatori specifici si sta impegnando ma certo non può essere l’ospedale HUB il luogo per tali importantissime pratiche!.
Ma, in verità, Sir.ra Presidente, avvertiamo come Ordine professionale, come medici, come cittadini il dovere di porre una questione più generale, facendo una riflessione su questi anni: qual è, oggi, nel 2020, la funzione dei Commissari e qual è il loro orizzonte di azione? A nostro modesto parere, da un lato, si dovrebbe fare una più attenta verifica, non solo contabile, di ciò che è stato fatto prima della stagione del commissariamento, per correggere davvero e fino in fondo gli errori delle precedenti cattive gestioni; dall’altro lato, però si dovrebbero difendere e potenziare gli aspetti della sanità calabrese, che, sebbene con estrema fatica nel quadro anzidetto, esistevano, hanno continuato ad esistere o sono nati di recente, producendo risposte assistenziali di qualità e buoni risultati, che non devono essere né dispersi né mortificati.
In breve, ci rivolgiamo a Lei come massimo rappresentante istituzionale della popolazione calabrese sperando che condivida un pensiero che, durante questi ultimi e lunghi 10 anni, è diventata una convinzione: il riequilibrio del bilancio sanitario regionale è prioritario, ma sarà possibile raggiungerlo solo risanando e non liquidando le aziende sanitarie calabresi come fossero aziende decotte. Il risanamento di una istituzione che deve tutelare il bene costituzionale della salute non si può fare unicamente con i tagli economici, ma richiede anche di fare risparmi lungimiranti, di eliminare gli sprechi e le illegalità, di qualificare i servizi con attrezzature idonee e avanzate, di migliorare il rendimento organizzativo a tutti i livelli, di assumere con urgenza i giovani medici per colmare almeno le più gravi lacune del personale ospedaliero dopo i pensionamenti: senza tutto questo non si parla di risanamento ma di disastro annunciato, magari con inutili e ipocriti commissariamenti ad oltranza.
Presidente Santelli, ho molto apprezzato le sue dichiarazione all’insediamento e, in quello spirito, volevo ricordarLe che il già citato Decreto Calabria prevede:
art. 3, comma 9... I commissari restano in carica fino al termina di cui all'art. 15, comma 1(18 mesi dall'entrata in vigore del decreto) e comunque fino alla nomina, se anteriore, dei direttori generali individuati, ai sensi dell'art. 2 d. Lgs 171/2016, in esito a procedure selettive, che sono avviate dalla Regione decorsi 12 mesi dall'entrata in vigore del presente decreto.
Non è prevista concertazione, visto il richiamo all'art. 2 del D. Lgs 171. Quindi, pur in periodo di commissariamento, esistono importanti spazi di iniziativa per la Regione, per esempio quello sopra indicato e cioè che dal prossimo 1/5/2020 potrete nominare i nuovi Direttori generali, avviando una nuova fase di autentico risanamento.
In conclusione, Le chiedo, a nome di tutti gli operatori sanitari e dei cittadini che a noi si rivolgono, di mettere in primo piano la problematica della sanità calabrese e di affrontarla con l’urgenza e la determinazione che la gravità della situazione impone, offrendoLe – se lo riterrà opportuno- la più ampia e disinteressata collaborazione. Se noi calabresi, utilizzando con intelligenza e etica della legalità il meglio che abbiamo a nostra disposizione, non ridiventeremo protagonisti della rifondazione del Servizio Sanitario Regionale, temo purtroppo che questa opera i Commissari inviati dall’esterno non saranno per molti motivi mai in grado di realizzarla.
Nella certezza che coglierà lo spirito del mio auspicio ed in attesa di un cortese riscontro, l’occasione è propizia per rinnovarLe gli auguri di un operoso mandato.”