Emergenza, l’allarme di Fimmg e Medici: “ancora senza dispositivi di protezione”
“Non ancora consegnati I DPI necessari allo svolgimento regolare dell’attività̀ medica in Continuità Assistenziale”. È quanto denunciano i dottori della FIMMG Provinciale Giuseppe Varrina e Piero Vasapollo che nei giorni scorsi, in comune con altri colleghi, hanno scritto una lettera di lamentela indirizzandola al Prefetto di Crotone, Tiziana Tombesi, per metterla a conoscenza della mancanza dei dispositivi di protezione individuale necessari per operare in sicurezza e fronteggiare l’emergenza da Covid-19.(QUI)
In attesa di una risposta dalle Autorità Competenti, Varrina e Vasapollo rimarcano che: “i DPI che sono in consegna al momento ai Medici di Assistenza Primaria sono largamente insufficienti alla prevenzione della infezione da SARS-CoV-2”.
I due medici aggiungono che “le protezioni facciali (fornite in numero infinitesimale rispetto alle necessità) sono probabilmente inferiori persino alle mascherine chirurgiche come protezione offerta (si fa inoltre presente che le mascherine chirurgiche non sono DPI adeguati a proteggere gli operatori, ma vanno fatte indossare ai pazienti infetti o potenziali per non diffondere alte cariche virali); non sono presenti occhialini; non sono presenti calzari, nè camici monouso; il numero di guanti è insufficiente; il disinfettante mani è quasi terminato e non vi sono scorte disponibili”.
Per nella migliore delle ipotesi che tali presidi fossero consegnati in tempi brevi, per Varrina e Vasapollo “l’attività della CA e della MG sarebbe comunque orientata al solo obiettivo di visitare i pazienti SANI e non sospetti o peggio affetti dal virus SARS-CoV-2(***); per tali casi sarebbe necessario attivare delle unita speciali, composte da équipe addestrate, veicoli e presidi appositi e deputate alla gestione specifica della COVID19.”
“Il rischio concreto – avanzano i dottori - è che, operando nelle condizioni attuali, non solo il medico sia esposto a rischi elevatissimi di contagio, ma diventi egli stesso vettore infettivo nei confronti di pazienti non nCoV-positivi prima del contatto con l’operatore. Pertanto,- aggiungono - si afferma che l’unica attività che è consigliabile che la CA svolga è quella di triage e consulenza medica telefonica per il territorio di competenza, evitando l’attività clinica frontale da rimandarsi a quando i medici potranno evitare di contagiarsi e/o contagiare i pazienti a contatto. In ogni caso, anche in presenza dei DPI idonei (peraltro attualmente assenti) la gestione “fisica” di casi sospetti e confermati di COVID19 (vedi ***) non può essere di competenza dei MMG e MCA, i quali dovrebbero gestire altre patologie e solo in caso di ragionevole sicurezza di nCov-negatività.”
“Ogni attività clinica è comunque a rischio – concludono Varrina e Vasapollo - in quanto, in epoca di pandemia, ogni paziente andrebbe considerato infetto sino a prova contraria, dato anche il lungo tempo di incubazione e l’elevata incidenza di casi asintomatici; ma il rischio di contagio si riduce a livelli ragionevoli se paziente nega contatti con malati, asintomatico e in presenza di DPI adeguati.”