Imprenditore bresciano assolda quattro calabresi per uccidere la moglie
Avrebbe assoldato una banda di calabresi per far uccidere la moglie nella casa assegnatale durante le separazione. Scoperto, finì in galera insieme ai suoi complici e solo ieri è arrivata la condanna in abbreviato per Ubaldo Tavelli, imprenditore di Pompiano, nel bresciano, condannato a 10 anni di reclusione. Il gup Roberto Gurini ha condannato anche quattro dei calabresi assoldati dall’uomo per commettere l’uxoricidio. Si tratta di Antonino Bevilacqua, 28 anni di Reggio Calabria a 8 anni e 3 mesi; Carmelo Bevilacqua, 52 anni a 9 anni e 2 mesi; Antonio Macrì, 34 anni, residente a Orzinuovi a 9 anni un mese e 10 giorni e Luciano Macrì, 33 anni, residente a Lograto, a 8 anni e 4 mesi. Assolti invece Alessandro Scopelliti, 28 anni, di Reggio Calabria; Francesco Bevilacqua, 58 anni, detto "Ciccio" residente a Villachiara e Francesco Bevilacqua, 33 anni, residente a Comezzano Cizzago.
I FATTI | I dissapori tra i due coniugi risalgono al 2007 quando la donna aveva chiesto la separazione non consensuale. Nel giugno 2008 il giudice le assegnò la villa di famiglia e poco dopo la donna sporse denuncia contro l'ex marito dopo che questo la aggredì rompendole un dito. Secondo l'accusa, qualche giorno dopo il fatto, l'imprenditore avrebbe contattato i calabresi e commissionato il delitto. Un primo tentativo dei malviventi si verificò quando la Smart della moglie fu speronata con un’auto rubata nel cremonese (una Fiat Punto alla cui guida ci sarebbe stato Massimo Bevilacqua, che conosceva Tavelli perché aveva lavorato per le sua impresa edile). La donna riuscì a scamparla e spaventata si rivolse ai carabinieri. Nell'agosto del 2009 venne avvicinata una nuova persona, un meridionale di Pompiano a cui la banda dei calabresi offrì 10 mila euro per commettere l'omicidio. L'uomo avvisò però il padre della donna e la storia venne a galla. Ieri le condanne.