Covid. Gdd Fashion Week realizza e distribuisce circa 1800 mascherine
Hanno sposato l’iniziativa firmata Gdd Fashion Week e hanno deciso di realizzare mascherine da donare ai sanitari della regione. Così Giusy Di Bartolo, Giuseppe Cupelli, Ina Bordonaro, Carmen Pacenza, Vincenzo Graziano, Laura Frigerio, Giorgia Cicatiello, Samantha Caputi e Valentina Poltronieri hanno dato fondo non solo alla loro inventiva, ma anche alle disponibilità di stoffe ed elastici presenti nei loro laboratori per realizzare in forma gratuita circa 1800 mascherine rigorosamente “fatte a mano”, riutilizzabili e capaci di fermare la trasmissione del virus.
L’idea è nata all’inizio del mese di aprile quando l’approvvigionamento di questo presidio di protezione era ridotto e non riusciva a soddisfare il fabbisogno giornaliero di coloro che, anche adesso, sono impegnati in prima linea per curare e per assistere le persone in difficoltà. In pochissimi minuti, sui canali online (sito internet e reti sociali) del contest è stata pubblicata una “call-for-artist” allo scopo di mettere insieme un gruppo di stilisti che potessero produrre a tempo di record le tante agognate mascherine. Il supporto non è ovviamente mancato.
In appena quindici giorni tutte le consegne previste sono andate a buon fine: quattrocento sono state consegnate alla Protezione civile di Amantea; duecento sono state offerte alla Prociv di Rossano; altre duecento all’ospedale di Vittoria in provincia di Ragusa; cinquanta sono state recapitate alla Prefettura di Como. Altri quantitativi minori (dai dieci ai venti pezzi) sono stati spediti ad enti ed organizzazioni di natura sociale e ad associazioni di volontariato dislocati tra Bergamo, Roma, Padova, Napoli e Torino. Agli stilisti che hanno aderito al progetto, infatti, è stato chiesto di “lasciare” il prodotto del loro lavoro nel territorio in cui operano e vivono.
Alcuni stilisti, come ad esempio Giuseppe Cupelli, si sono adoperati per recuperare materiali e stoffe, tanto da poter garantire una produzione giornaliera di circa cento pezzi che vengono inviati sistematicamente all’ospedale di Lamezia Terme e a tanti centri operativi gestiti dalla Protezione civile.