Covid. Il bollettino: +16 casi ma il totale fa retromarcia (991) e in Calabria meno tamponi

Calabria Cronaca

Segno “più” anche oggi in Calabria nell’incremento dei positivi al covid-19: il consueto bollettino della Regione (ogni giorno sempre più in ritardo) ci restituisce sì un aumento di 16 nuovi casi rispetto a ieri (QUI), ma scende però il totale complessivo dei contagiati fino ad ora, a 991 rispetto ai 1009 comunicati 24 ore fa.

La spiegazione di questa riduzione e data dalla stessa Regione è che da “una verifica in corso è risultato che i positivi ‘di controllo’ ieri sono stati comunicati come ‘primi positivi’ a Reggio Calabria” e che pertanto, oggi, si è rettificato il dato.

Comunque sia il numero, evidentemente, è ancora contenuto e sempre in linea con l’andamento medio delle infezioni dall’inizio dell’epidemia che ha colpito la nostra regione, che si attesta ancora sui 20/21 casi giornalieri.

Ancora oggi, poi, al valore complessivo contribuisce in parte la vicenda Villa Torano (QUI), la casa di cura balzata alle cronache per un sospetto “pastrocchio” sui primi risultati dei tamponi, tutti rifatti, e su cui ora ha deciso di fare chiarezza anche la Procura di Cosenza (QUI). L’ente fa sapere al riguardo che i dati riguardanti la struttura sanitaria potranno subire delle modifiche essendo in corso degli screening e delle verifiche effettuati in tre laboratori diversi.

In questo contesto, intanto, abbiamo provato ad analizzare statisticamente l’effetto Covid sulla Calabria, soprattutto per cercare di comprendere alcuni dei motivi dell’apparente minore incidenza dell’infezione nella nostra regione.

TEST SOTTO LA MEDIA NAZIONALE

Per farlo abbiamo preso oggi in considerazione alcuni valori percentuali che riguardano nella fattispecie due elementi: il rapporto dei positivi rispetto alla popolazione residente, ovvero la percentuale di cittadini che si sono finora infettati; e la percentuale dei positivi accertati in relazione al numero dei tamponi eseguiti.

L’analisi del dato nazionale ci dice così che la media delle persone che hanno contratto il virus in tutta Italia, in rapporto al totale della popolazione (circa 64,8 milioni), è dello 0,3%. La percentuale, invece, dei risultati positivi (circa 169 mila) rispetto al numero dei tamponi eseguiti (oltre 1,1 mln), sempre nell’intero Paese, è dell’1,7%.

Confrontandoli con i dati della Calabria scopriamo che qui l’indice percentuale di persone infette rispetto alla popolazione (poco più di 1,9 milioni) è dello 0,1 per cento.

Da contro, però, sempre nella nostra regione si fanno molto meno tamponi (oltre 20 mila): l’1% rispetto sempre alla popolazione, poco più della metà della media nazionale (quell’1,7).

In sintesi, in Calabria appare evidente che è pur vero che si infetti percentualmente 1/3 della popolazione rispetto invece alla media nazionale, ma che se si eseguissero più tamponi, almeno nell’ordine della stessa media di tutta Italia, ovvero un altro 0,7% di test (altri circa 13.600 in più) i numeri del contagio potrebbero - e il condizionale è sempre d’obbligo - cambiare e anche notevolmente, fino ad arrivare presumibilmente ad altri 700 positivi oltre ai quasi mille già accertati, tenendo conto che, in media, in Calabria sia risultato positivo al Covid, e finora, un 5,2% delle persone sottoposte ai test sul coronavirus.

Calcoli e percentuali sono ovviamente solo fredde corrispondenze tra numeri ma una valutazione di merito è senza dubbio necessaria e da prendere in seria considerazione: quella cioè che nella nostra regione si potrebbe fare ancora di più per “cercare” questo maledetto virus e dunque, e di conseguenza, avere una profilazione più precisa per poter intraprendere meglio tutte le necessarie contromisure per il suo contenimento così come per adottare strategie di superamento dell’emergenza sanitaria.

LA PRESSIONE DEGLI OSPEDALI

Tornando ora al bollettino, notiamo come sia rimasta stazionaria, se non leggermente calante, la “pressione” sui reparti ospedalieri regionali: nelle terapie intensive i pazienti sono ad oggi 7 (due in meno da ieri), ovvero quasi l’1% del totale dei contagiati.

Nelle malattie infettive sono attualmente assistite, invece, 154 persone (tre in meno da ieri), il 16,6% degli affetti da Covid. In isolamento domiciliare senza sintomi o con sintomi lievi, infine, si trovano 658 persone (23 in meno da ieri), il 70,9% del totale.

Salgono, purtroppo, i decessi, sebbene di una sola unità segnalata nel catanzarese, arrivando oggi ad un totale di 73 (QUI).

I dimessi dagli ospedali regionali rispetto a ieri sono ora 99 dopo che hanno lasciato i nosocomi altri 9 pazienti: 4 a Cosenza, 4 a Catanzaro ed uno a Crotone.

I CASI NELLE SINGOLE PROVINCE

A livello provinciale, Cosenza sale oggi a 365 casi di infezione (10 in più rispetto da ieri): 43 in reparto; 3 in rianimazione; 274 in isolamento domiciliare; 24 guariti; 21 deceduti.

A Reggio Calabria, invece, e per quanto spiegato all’inizio, scendono a 240 positivi (29 in meno rispetto a ieri): 32 in reparto; 3 in rianimazione; 162 in isolamento domiciliare; 28 guariti; 15 deceduti

A Catanzaro i casi arrivano oggi a 204 (1 in più rispetto a ieri): 60 in reparto; 1 in rianimazione; 86 in isolamento domiciliare; 31 guariti; 26 deceduti.

Secondo la Regione, poi, per il sesto giorno consecutivo vi sarebbe ancora una tregua a Crotone, senza nessun incremento, sebbene l’Asp di Catanzaro (QUI) e anche quella provinciale (QUI) abbiano invece confermato un caso in più. Ma per il bollettino ufficiale, dunque, si resterebbe a un complessivo di 112: 14 in reparto; 84 in isolamento domiciliare; 8 guariti; 6 deceduti.

A Vibo Valentia, per concludere, conteggi fermi da tre giorni con 70 covid: 5 in reparto; 52 in isolamento domiciliare; 8 guariti; 5 deceduti.

I soggetti in quarantena volontaria sono invece 7211 (21 in meno da ieri) e così distribuiti: 2047 a Reggio Calabria; 1701 a Catanzaro; 1497 a Crotone; 1496 a Cosenza e 470 a Vibo Valentia.

Le persone giunte in regione e che ad oggi si sono registrate sul sito dell’ente sono 15.145. Nei conteggi sono compresi anche i due pazienti di Bergamo trasferiti a Catanzaro, mentre non sono compresi i numeri del contagio pervenuti dopo la comunicazione dei dati alla Protezione Civile Nazionale.

ITALIA. RICOVERI IN CALO, RECORD GUARITI

Ancora calo dei ricoverati e numeri bassi di nuovi positivi per numero di tamponi (1 malato ogni 18 test, poco più del 5,35%). Ma rimane alto il conto delle vittime in 24 ore: 575 persone che hanno perso la via (ieri erano state 525), così da arrivare a un totale di decessi di 22.745 dall’inizio dell’epidemia.

Il bollettino nazionale parla ancora di una riduzione dei ricoveri e dell’aumento delle persone in isolamento a casa, indice che ci sono meno casi gravi tra gli attualmente positivi.

In terapia intensiva si trovano oggi 2.812 persone, 124 meno di ieri. Sono ancora ricoverate con sintomi altre 25.786, 1.107 meno di ieri.

I guariti raggiungono quota 42.727, per un aumento in 24 ore di 2.563 unità (ieri erano state 2.072 persone). “Non erano mai state dichiarate tante guarigioni in un giorno come oggi” ha detto Angelo Borrelli, capo della Protezione civile durante la conferenza stampa.

L'aumento dei malati (ovvero le persone attualmente positive) è stato di 355 persone (ieri 1189) mentre i nuovi contagi rilevati nelle ultime ore sono 3493 (ieri 3786).

Questi due dati vanno però analizzati solo considerando il fatto che sono strettamente collegati al numero di tamponi fatti, oggi numero record, 65.705 (ieri 60.999). Al momento 106.962 le persone positive al virus. Il numero totale di persone che hanno contratto il virus dall'inizio dell'epidemia è 172.434.

BORRELLI: “CONFERENZE SOLO LUNEDÌ E GIOVEDÌ”

Nel corso della conferenza stampa della Protezione civile, Borrelli ha ancora una volta messo in evidenza l’alleggerimento della pressione sulle strutture sanitarie. Elemento che per il capo della protezione civile “ci rende consapevoli che lavoro svolto e le misure di contenimento hanno reso possibile il rallentamento della curva dei contagi”.

Da qui la decisione di rimodulare le conferenze stampa: “ogni giorno – ha annunciato Borrelli - forniremo su sito e social l’aggiornamento della situazione e due volte alla settimana, lunedì e giovedì terremo una conferenza”.

A questi momenti si affiancano dunque le conferenze del commissario Arcuri che si terranno martedì e sabato, e l’approfondimento dell’Iss che si terrà di venerdì mattina.

I DATI REGIONE PER REGIONE

Nel dettaglio i casi attualmente positivi nelle altre regioni sono: 33.434 in Lombardia, 13.585 in Emilia-Romagna, 13.998 in Piemonte, 10.618 in Veneto, 6.583 in Toscana, 3.459 in Liguria, 3.157 nelle Marche, 4.214 nel Lazio, 3.027 in Campania, 1.990 nella Provincia autonoma di Trento, 2.656 in Puglia, 1.428 in Friuli Venezia Giulia, 2.139 in Sicilia, 1.942 in Abruzzo, 1.582 nella Provincia autonoma di Bolzano, 494 in Umbria, 872 in Sardegna, 491 in Valle d’Aosta, 266 in Basilicata e 208 in Molise.

ISS: “LOCKDOWN HA FUNZIONATO”

Il lockdown ha funzionato. Il coronavirus è stato bloccato e la sua diffusione è stata limitata in molte aree. Questi i commenti di Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanita, nel corso della conferenza stampa sull’andamento epidemiologico dell’epidemia di Covid-19.

E se da una parte ha rilevato la riduzionedella curva di positività a livello nazionale” dall’altro ha messo in evidenza come questo sia stato reso possibile dalle misure del lockdown.

Così, il 17 aprile in Italia le persone risultate positive al coronavirus sono 160mila e quelle con sintomi stanno calando. Scenario che apre alla fase 2 a cui si arriverà non senza grande cautela, come affermato dallo stesso Brusaferro.

Per questo non solo ha richiamato al senso di responsabilità degli italiani, ma anche alla “flessibilità” per una nuova riorganizzazione della vita. Tanto nei trasporti, quanto nel lavoro e in tutte le attività quotidiane.

Ecco che la vita nella fase due sarà fatta dalla verifica dei fattori di rischio, in particolare sui luoghi di lavoro. Ma sarà anche fatta di mascherine e dispositivi di sicurezza, di distanziamento sociale e del ricorso a barriere fisiche.

Un passo al vaglio del comitato tecnico scientifico che dovrà essere definito nelle prossime settimane, così come l’isolamento domiciliare che potrebbe essere la chiave per affrontare l’emergenza.

TEST SIEROLOGICI: “NON SONO PATENTE DI IMMUNITÀ”

Brusaferro è ritornato poi sul tema dei test sierologici per la ricerca degli anticorpi nel sangue, di cui si potrà “avere un quadro della circolazione del virus nel Paese, ma non una patente di immunità. Oggi abbiamo solo stime basate su modelli, mentre la siero prevalenza potrà darci questo tipo di misura”.

REZZA: “CON FASE 2 PROSEGUIRÀ DISTANZIAMENTO SOCIALE”

Di fase due ha parlato anche Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, per il quale si sta assistendo al trend in decrescita del numero dei casi, decrescita che non deve tuttavia far pensare che “l’epidemia stia per scomparire” e si “raggiungerà la fase dei casi zero entro metà maggio”. Sempre per Rezza “il virus continuerà a circolare anche se a più bassa intensità”.

Da qui la necessità del distanziamento sociale e delle strette rigorose, tanto da non escludere l’istituzione di “zone rosse” nella fase due.

Quando arriveremo a un momento in cui il virus circolerà meno rapidamente, sarà estremamente importante rafforzare soprattutto il controllo del territorio” ha detto Rezza.

Lo stesso direttore ha infatti dichiarato che le aree rosse saranno fondamentali per un’azione di contenimento, per ridurre la circolazione del virus nelle zone contigue. Cruciale l’identificazione rapida dei focolai: identificazione rapida dei casi, diagnosi, isolamento, rintraccio dei contatti e loro isolamento, e azioni di contenimento”.

(ultimo aggiornamento 18:36)