“Trucchetti” contabili per pagare meno Iva e tasse, nei guai imprenditore e ragioniere
Una serie di “trucchetti” contabili per pagare meno Iva e meno tasse. Un meccanismo che sarebbe stato messo in atto dall’amministratore di un’azienda di Condofuri, che produce calcestruzzo, e dal suo consulente contabile, un ragioniere di Melito Porto Salvo.
È quanto contesta ad entrambi la Guardia di Finanza reggina che stamani, a loro carico, ha eseguito un decreto di sequestro preventivo, anche nella forma per equivalente, emesso dal Tribunale locale su proposta della Procura della Repubblica, diretta da Giovanni Bombardieri.
Il provvedimento - eseguito in particolare dalle fiamme gialle melitesi - arriva al termine delle investigazioni coordinate dall’Aggiunto Gerardo Dominijanni e dirette dal Sostituto Paola D’Ambrosio e che avrebbero portato ad accertare in capo agli indagati diversi reati, in concorso, di “dichiarazione infedele” e “indebita compensazione”.
Nel concreto, dopo una verifica fiscale eseguita nell’azienda, e che ha riguardato 6 anni di attività della stessa, ovvero dal 2013 e al 2018, i militari sostengono di aver scoperto una frode fiscale che si ritiene sia stata organizzata dall’amministratore dell’impresa, ed ideata e realizzata insieme al tenutario delle scritture contabili, il ragioniere appunto.
L’ipotesi è che per evadere le imposte sul reddito, il titolare abbia indicato in più dichiarazioni annuali degli elementi attivi per un ammontare di gran lunga inferiore a quelli effettivi, diminuendo così e “dolosamente” i redditi imponibili.
Inoltre, analizzando la documentazione contabile sarebbe emerso che nel corso di più anni, lo stesso amministratore non abbia versato l’Imposta sul Valore Aggiunto, utilizzando in compensazione – ed in concorso con il suo consulente contabile - dei crediti Iva inesistenti.
Da quanto ricostruito dalle fiamme gialle l’espediente avrebbe previsto infatti l’inserimento nelle dichiarazioni annuali di crediti Iva fittizi, totalmente inventati e che avrebbero consentito ai due “mettere da parte” un falso credito considerevole, utilizzato poi per compensare l’imposta realizzata realmente dall’attività produttiva.
In pratica, da un lato si sarebbe così permesso all’imprenditore, sempre in concorso con il proprio consulente, di nascondere elementi positivi di reddito prodotto annualmente e, dall’altro, di crearsi una somma di crediti inesistenti con la quale compensare la rimanente parte di imposte da pagare.
Le ricostruzioni effettuate dai militari farebbero emergere quindi un reddito imponibile ai fini Irpef nascosto e mai dichiarato al fisco per un totale di poco più di 1,3 milioni di euro; ai fini Irap per altri 1,2 milioni; un’Iva dovuta per oltre 570 mila euro e degli omessi versamenti della stessa imposta per 183 mila di euro.
A ciò vanno sommate poi le presunte percezioni indebite inserite nella dichiarazione attraverso la creazione dei crediti considerati falsi e vantati nei confronti dell’amministrazione finanziaria, per altri poco più di 272 mila euro.
Al termine delle indagini, quindi, i militari hanno denunciato alla Procura il titolare dell’azienda ed il suo consulente contabile per i reati di indebita compensazione e contestualmente hanno richiesto il sequestro per un importo equivalente all’imposta che si ritiene evasa, ovvero di circa un milione di euro.
Analizzato l’intero scenario delineatosi nel corso dell’attività investigativa, e concordando pienamente con il quadro prospettato dai finanzieri, anche rispetto alle esigenze cautelari, la Procura ha richiesto al Gip l’applicazione della misura cautelare reale, finalizzata alla confisca, e che è stata oggi eseguita dai finanzieri di Melito Porto Salvo che hanno individuato e, contestualmente, apposto i sigilli a sette fabbricati, tredici terreni, diciassette autoveicoli ed una ruspa per lo spostamento-terra, direttamente riconducibili agli indagati.