Con una “Catena di Sant’Antonio” truffano oltre cento clienti: sequestrati ori e gioielli per 1,5 milioni

Reggio Calabria Cronaca

In pratica una vera e propria “Catena di Sant’Antonio”, un sistema che molti conoscono anche come il cosiddetto “Multi level marketing”: un metodo per investire denaro aspettandosi poi dei lauti guadagni, in questo caso e addirittura si paventava arrivassero anche fino al 40%.

Peccato che dietro vi fosse, come spesso accade in questi casi, una truffa. Così almeno ritengono i finanzieri reggini che stamani hanno fatto scattare un’operazione, non a caso denominata “Le Piramidi”, e con la quale si ritiene di aver smantellato un’organizzazione che, appunto, avrebbe raggirato oltre un centinaio di suoi clienti.

Le indagini, coordinate dal procuratore vicario Gerardo Dominijanni e dal sostituto Marco Lojodice, avrebbero fatto emergere come gli indagati, agendo sotto lo schermo di società finanziarie costituite appositamente in Italia e all’estero, si facessero consegnare somme di denaro dai malcapitati, prospettandogli il reinvestimento in fondi di risparmio e promettendo tassi dei di interesse particolarmente allettanti, talvolta e come dicevamo anche fino al 40%.

I presunti membri dell’associazione si sarebbero così incassati i soldi e successivamente, per rendere più credibile lo schema truffaldino, avrebbero eseguito dei rimborsi, sebbene solo parziali delle stesse somme, in delle piccole “tranche e tramite delle ricariche su carte prepagate.

LO SCHEMA DI MULTI LEVEL MARKETING

A fronte del denaro ricevuto a titolo di investimento, avrebbero anche fatto in modo che i “clienti” stipulassero delle polizze assicurative fittizie a garanzia degli stessi investimenti, riuscendo in questo modo ad incamerare altre somme di denaro.

Questi falsi piani assicurativi, gestiti da uno del gruppo tramite una società nel padovano, oltre a dare una parvenza di garanzia all’investimento, incoraggiavano i potenziali clienti a stipulare gli stessi strumenti finanziari.

Le articolate investigazioni hanno consentito poi di rilevare che gran parte degli investimenti avveniva tramite la stipula di contratti di associazione in partecipazione all’interno di strutture piramidali, appunto il cosiddetto Multi level marketing, tra le quali i networksAdamax”, “Unetenet”, “TelexFree” e “Lirbertagià, gestiti dall’indagato principale.

Gli inquirenti spiegano che si tratta di reti il cui core business funziona con un sistema di pacchetti di affiliazioni e di vendite, tipico del noto Schema Ponzi”, che prospetta agli investitori un rendimento proporzionale alla capacità di reclutamento di nuovi sottoscrittori.

Dunque, i clienti venivano messi di fronte ad una allettante possibilità di ottenere guadagni mediante il loro inserimento a titolo oneroso nella cosiddetta Catena di Sant’Antonio”, facendogli credere che, per ottenere maggiori compensi, avrebbero dovuto far entrare e dunque “reclutare” nuovi soggetti.

LA PIRAMIDE E IL BANCARIO IN PENSIONE

In realtà, e però, gli indagati avrebbero rimborsato i malcapitati solo parzialmente, trattenendo gran parte delle somme investite.

Anche in questa vicenda è stata determinante la ricostruzione dei flussi finanziari, agevolata dal supporto informativo contenuto in alcune segnalazioni di operazioni sospette arrivate al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria a fini di prevenzione antiriciclaggio.

Lo sviluppo investigativo di queste preziose informazioni ha costituito, come spesso capita in questo tipo di indagini, uno strumento imprescindibile di supporto, utile ad orientare le investigazioni ed aggredire i patrimoni considerati di provenienza illecita.

I SEQUESTRI

Questa mattina, pertanto, è stata data esecuzione a un decreto di sequestro preventivo emesso, su richiesta della Procura della Repubblica, dal Gip presso il locale Tribunale, per un valore complessivo di circa 1,5 milioni di euro nei confronti di tre persone ritenute appartenenti ad una associazione a delinquere e accusati di truffa aggravata nel settore della raccolta e gestione di risparmi, della vendita di strumenti finanziari considerati “fasulli ed a struttura piramidale, il tutto avvenuto senza le autorizzazioni che sono previste in tal senso e ai danni di oltre un centinaio di risparmiatori di tutta Italia.

Tra gli indagati figura anche un funzionario in pensione di un istituto di credito che avrebbe fornito il suo aiuto nell’individuare i potenziali clienti.

Le indagini sono state eseguite dal Comando Provinciale della Guardia di Finanzia reggina e dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e avrebbero permesso anche di tracciare le ricchezze accumulate dagli indagati, e pertanto sono scattati i sigilli alle disponibilità finanziarie che questi avevano su conti corrente aperti in Italia e nell’isola di Tenerife, in Spagna; su terreni nel capoluogo dello Stretto; 127 oggetti preziosi tra cui diamanti, collane, bracciali, anelli in oro, orologi di alto valore, altre pietre preziose e 241 monete di argento.