Operazione Mago. Sigilli al patrimonio milionario di imprenditori vicini alla ‘ndrangheta
Ammonta a oltre due milioni di euro il valore complessivo di un sequestro eseguito questa mattina dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma.
Le fiamme gialle stanno apponendo i sigilli ai beni di imprenditori ritenuti contigui al clan di ‘ndrangheta dei Mancuso di Limbadi e nell’ambito dell’operazione Mago.
Il provvedimento, emesso dalla Sezione Specializzata Misure di Prevenzione del Tribunale capitolino su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, trae origine dall’approfondimento del curriculum criminale e della posizione patrimoniale di Luigi Ferruccio Bevilacqua (52enne, deceduto nel 2018), arrestato dalle Fiamme Gialle nel 2015, nell’ambito dell’operazione “Hydra”, per i reati di usura, intestazione fittizia di beni ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria.
Nel 2009, Bevilacqua, definito da alcuni collaboratori di giustizia come “colletto bianco”, usuraio e riciclatore vicino ai Mancuso, aveva deciso di trasferirsi dalla Calabria a Roma per scontare la misura dell’obbligo di dimora ma avrebbe mantenuto i rapporti con la terra d’origine e proseguito le attività illecite per le quali è stato poi arrestato.
Secondo gli inquirenti sarebbe emblematico il contenuto di alcune intercettazioni: “… siamo sempre vicini, siamo sempre una famiglia… questo non c’è dubbio…”.
I proventi sarebbero stati così reinvestiti in bar, ristoranti, pescherie e rivendite di orologi, tutti nella zona di piazza Bologna, che sono stati sequestrati nel corso dell’operazione nonostante la loro reale titolarità fosse stata “schermata” utilizzando dei “prestanome”.
Le indagini del Gico del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria hanno consentito di ricostruire le ricchezze considerate come accumulate illecitamente nel tempo, dimostrando una loro notevole sproporzione rispetto ai redditi dichiarati.
Il sequestro ha riguardato beni riconducibili a Bevilacqua, ai suoi due figli Renato, 49enne, e Alessandro, 46enne, anche loro arrestati nel 2015, e a due imprenditori.
Il provvedimento ha riguardato in particolare 9 unità immobiliari a Roma e Torre Boldone; 14 lingotti d’oro del peso complessivo di circa 5 kg; 4 automezzi; disponibilità finanziarie; il cui valore supera i 2 milioni di euro.