Fallimento Tricarico, soldi distratti per pagare imbarcazioni di lusso: tre indagati
Ancora guai per la Casa di Cura Tricarico Rosano, un paio di anni fa, nell'aprile 2018, già soggetta ad un sequestro eseguito dalle fiamme gialle (QUI).
Stamani la Guardia di Finanza di Cosenza, hanno eseguito tre misure cautelari personali e dei sequestri preventivi, sia in forma diretta che per equivalente, per un valore di circa 7 milioni di euro, nei confronti di quattro persone accusate di reati fiscali e di bancarotta fraudolenta.
Le indagini - dirette personalmente dal procuratore Pierpaolo Bruni e dai Sostituti Mariafrancesca Cerchiara e Rossana Esposito della Procura di Paola - avrebbero fatto luce sulle dinamiche che hanno portato al fallimento, nei mesi di luglio 2018 e settembre 2019, dell’Istituto Ninetta Rosano e della Casa di Cura, attraverso le quali era stata nel tempo gestita l’omonima struttura privata del Tirreno cosentino.
Le investigazioni, condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, hanno portato a ritenere l’esistenza di una presunta associazione per delinquere, costituita da quattro persone legate da vincoli di parentela, e che tramite delle operazioni distrattive “sistematiche”, avrebbero causato un progressivo ed inarrestabile depauperamento dell’attivo patrimoniale delle due società, con un grave danno per l’Erario e per i creditori.
L’ipotesi degli inquirenti è che gli indagati avrebbero utilizzato degli artifici contabili e societari per assicurarsi la gestione della Casa di Cura, nonostante un’esposizione debitoria complessiva che superava i 100 milioni di euro.
Le fiamme gialle, anche grazie alla collaborazione dell’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia, avrebbero scoperto diverse condotte per, appunto, distrarre risorse aziendali tramite dei finti contratti di affitto di ramo d’azienda, di cui però non sarebbero stati pagati i relativi canoni; ma anche con delle ampie uscite di denaro dalle casse delle società per finalità estranee all’attività d’impresa, tra cui bonifici verso società estere nella disponibilità degli indagati ed utilizzati anche per pagare dei canoni di noleggio di imbarcazioni di lusso.
Gli investigatori parlano di un “asservimento delle società deputate alla gestione della Clinica al soddisfacimento degli interessi personali dei componenti il sodalizio” che emergerebbe anche dal pagamento di compensi, da distrazioni dalla cassa contante, pagamenti di spese personali e prelevamento di assegni, per un totale di circa 7 milioni di euro.
Sarebbe stata poi accertata da parte di due degli indagati la commissioni di reati fiscali derivati dall’omessa presentazione delle dichiarazioni dei redditi.
Parallelamente, su richiesta della Procura, il Gip del Tribunale di Paola, Rosamaria Mesiti, ha emesso un decreto di sequestro preventivo, anche nella forma per equivalente, per un ammontare di circa 7 milioni, eseguito dai finanzieri bruzi.