Spazio open dell’Anassilaos, conversazione sul pensiero di Giuseppe Rensi
Giuseppe Rensi e lo scetticismo della “Morale come follia” è il tema della riflessione su cui l’associazione Anassilaos ha deciso di dedicare l’appuntamento dello Spazio open sul tema “Le strade vive della filosofia/Percorsi morali e politici per l'oggi”. Il ciclo di conversazioni curate da Vincenzo Musolino, promosse dall’Associazione Culturale, tratterà i filosofi e pensatori la cui opera mantiene ancora oggi una grande attualità.
“Avvocato, professore presso le Università di Messina e Genova, filosofo, socialista (è stato amico di Filippo Turati e ha diretto a Milano la rivista “Lotta di Classe”), politico del Canton Ticino dove è stato costretto a rifugiarsi a seguito dei moti milanesi del 1898 con la strage provocata dai cannoni di Bava-Beccaris.
Naturalizzato svizzero nel 1903 (è diventato il primo deputato socialista del Gran Consiglio del Canton Ticino e qui ha pubblicato gli Anciens Régimes e la democrazia diretta in cui ha difeso il principio della democrazia diretta tipico del sistema politico svizzero), democratico, pragmatico e scettico, anti idealista, cultore dell’autorità che persuade, antifascista (pur dopo una iniziale adesione al movimento) e, per ciò, espulso dall’Università nel 1934, Giuseppe Rensi è il filosofo il cui pensiero si caratterizza, nella seconda metà degli anni Venti, per una attenzione verso lo Scetticismo, in contrasto aperto con l’Idealismo propugnato da Croce e Gentile che a quel tempo imperava in Italia.
Si trattò di una “scoperta” (la filosofia scettica) avvenuta a Messina nel cui Ateneo insegnò dal 1916 al 1918, avendo per colleghi, tra gli altri, Concetto Marchesi ed Eugenio Donadoni, e di cui il filosofo offre testimonianza diretta nella sua autobiografia intellettuale “fu mentre ero all’Università di Messina, intorno al 1916, che acquistai piena consapevolezza dell’indole scettica della mia mente e che gli sparsi ingredienti scettici sempre stati presenti nel mio spirito, vennero a fondersi in un tutto armonico e completo. E ciò che produsse in me questa ‘illuminazione’ fu soprattutto la guerra”.
Si comprende come l’esperienza tragica della Prima Guerra Mondiale, con il suo carico di morti e di sofferenze, mandasse in frantumi la visione idealistica di Rensi e lo conducesse verso lo scetticismo. La guerra aveva distrutto ogni ottimismo, ogni fede nella ragione e aveva svelato dei diversi punti di vista irriducibili e conflittuali. La sua figura di studioso - scrive in una nota Anassilaos - conduce all’esperienza del grande ateneo di Messina, per moltissimi decenni anche ateneo reggino, e stimola un ulteriore approfondimento sulle personalità che quella università hanno illustrato nel corso dei secoli.