Droga, estorsioni e usura: così la ‘ndrangheta aveva messo il cappello sul veronese

Reggio Calabria Cronaca

Una forte capacità di intimidazione e, di conseguenza, un vero e proprio assoggettamento delle vittime: il tutto ottenuto con le estorsioni ma anche con l’usura.

Dulcis in fundo anche un rilevante traffico di droga, tra cocaina e marijuana, e non per ultimo un vorticoso giro di false fatturazioni per operazioni inesistenti.

Questi gli strumenti che secondo gli inquirenti avrebbero permesso alla ‘ndrangheta calabrese di radicarsi nel ricco nordest del Paese, in particolare nel veronese.

Un radicamento che si ritiene iniziato non da oggi, ma addirittura quasi quarant’anni fa, dal lontano 1981, ovvero da quando arrivarono nella zona, in particolare a Sommacampagna, soggetti considerati legati alle famiglie Gerace-Albanese-Napoli-Versace, originarie della piana di Gioia Tauro, nel reggino, e che vantano ora ramificazioni in diversi comuni della provincia veneta: Villafranca Veronese, Valeggio sul Mincio, Lazise e Isola della Scala.

Un gruppo criminale che gli investigatori definiscono ben “strutturato”, i cui appartenenti potevano vantare, al suo interno, anche un’articolata divisione dei compiti e che sarebbe stato in “costante connessione” addirittura con il “Crimine di Polsi”, in Calabria, elemento che confermerebbe ulteriormente il carattere unitario della ‘ndrangheta.

Questo in sintesi lo scenario scoperchiato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Venezia che questa notte ha condotto all’operazione “Taurus” (QUI) nel corso della quale i carabinieri del Ros di Verona e i loro colleghi emiliani, lombardi e calabresi, hanno dato corso ad un’ordinanza d’arresto, in carcere, per 33 persone e contestualmente alla notifica di un centinaio di informazioni di garanzia a carico di altrettante persone oltre che eseguire diverse perquisizioni e un sequestro di beni da oltre 3 milioni di euro di valore.

UN’INDAGINE DURATA 7 ANNI

I provvedimenti arrivano al termine di un’attività investigativa avviata sette anni fa, nel 2013, anche per verificare le dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia, e che aveva l’obiettivo di ricostruire un traffico di droga diretto in Veneto.

Successivamente l’inchiesta è stata poi ampliata per accertare un’eventuale presenza nella stessa regione di strutture della ‘ndrangheta e portando così ed oggi ad individuare i presunti appartenenti al clan stanziale a Sommacampagna.

Gli inquirenti avrebbero documentato anche diversi episodi di riciclaggio del denaro, che sarebbero avvenuti tramite delle società di cui i titolari formali si sarebbero serviti - grazie anche alla presunta mafiosità dei propri interlocutori - per trarne un tornaconto personale.

Dal quadro emerso e sulla base degli elementi acquisiti, ritenuti “concreti”, si ipotizza la capacità del gruppo di acquisire, direttamente o indirettamente, la gestione e il controllo di attività economiche nei più svariati settori, in particolare in quello delle costruzioni edili e di movimento terra, di impiantistica civile ed industriale, dei servizi di pulizia e di affissione della cartellonistica pubblicitaria, ma anche del commercio di autovetture e di materiali ferrosi e dei trasporti su gomma.

Il tutto grazie anche ad un collegamento con soggetti ritenuti vicini alla cosca dei Grande Aracri di Cutro (QUI), nel crotonese, e presenti anch’essi nel veronese.

Infine, e non per ultimo, si sarebbe scoperta una gestione, da parte dei presunti appartenenti al sodalizio, di un traffico di stupefacenti sviluppato sempre nella provincia veneta ed attraverso due canali di approvvigionamento: uno in Calabria e l’altro facente capo ad appartenenti a gruppi criminali albanesi e sloveni.

Tant’è che nel corso delle indagini sono stati sequestrati anche ingenti quantitativi di cocaina e marijuana.

L’operazione è stata condotta dai carabinieri del Ros, con il supporto dei loro colleghi in Veneto, Emilia Romagna, Lombardia e Calabria. L’ordinanza è stata emessa dal Gip del Tribunale di Venezia su richiesta della Dda locale.

Le accuse contestate sono di associazione mafiosa, traffico di stupefacenti, estorsione, rapina, usura, ricettazione, riciclaggio, turbata libertà degli incanti, furto aggravato, favoreggiamento, violazione delle leggi sulle armi: con le aggravanti mafiose.