Cassazione. Botte all’amante? E’ maltrattamento in famiglia
Chi picchia la propria amante rischia di essere sottoposto a custodia cautelare in carcere per il reato di maltrattamento in famiglia. La cassazione ha infatti confermato la misura cautelare in carcere per un 41enne, disposta dal tribunale del riesame di Messina, accusato di maltrattamento e lesioni volontarie aggravate ai danni di una donna, che aveva una relazione con l'indagato. Contro la decisione del riesame, l'uomo era ricorso alla Suprema Corte sottolineando che fosse carente l'elemento costitutivo del reato di maltrattamenti in famiglia, contestatogli dall'accusa, previsto dall'articolo 572 del codice penale. Il ricorrente aveva sottolineato che la relazione adulterina con la parte offesa "non sarebbe mai sfociata in uno stabile rapporto di comunita' familiare" e che egli conviveva ancora con sua moglie e i figli nella casa coniugale. Alla luce di cio', a suo parere, non poteva configurarsi il reato di maltrattamenti in famiglia, poiche' la situazione non era "suscettibile di determinare reciproci rapporti e obblighi di solidarieta' ed assistenza" con l'amante. La sesta sezione penale della Cassazione, con la sentenza numero 7929, ha ritenuto infondate le tesi prospettate dall'indagato, il cui ricorso e' stato dichiarato inammissibile. L'uomo e' stato anche condannato a pagare le spese processuali e a versare 1000 euro alla Cassa delle ammende.