Un piano “ingegnoso” per liberarsi del marito, moglie in manette insieme ai fratelli

Reggio Calabria Cronaca

Tre fratelli di Gioia Tauro, Cosma e Rocco (gemelli ed entrambi 24enni) e Pamela Sposato (31enne) sono finiti in arresto, i primi due in carcere e la terza ai domiciliari, al termine di un’indagine, denominata “Married” condotta - a partire dallo scorso mese di giugno - dalla Sezione Investigativa del Commissariato locale.

A tutti viene contestato, in concorso, il reato danneggiamento aggravato, quello di spari in luogo pubblico, la detenzione illecita di cartucce e la calunnia.

Quanto al danneggiamento, secondo gli investigatori Pamela sarebbe stata la mandante e l’istigatrice del fatto, mentre i due gemelli, Rocco e Cosma, gli esecutori materiali.

Con un fucile a canne mozze, un calibro 12 di aumentata lesività e con le canne segate “a lupara”, avrebbero sparato, a Rosarno, all’auto di Salvatore Cucinotta, fratello del marito di Pamela, Nazareno: un colpo che avrebbe reso inservibile la parte posteriore del mezzo.

Per evitare poi di essere accusati del fatto, Rocco e Pamela Sposato (il primo ritenuto come istigatore e l’altra esecutrice materiale) avrebbero incolpato un altro fratello, Vincenzo, risultato invece e totalmente estraneo ai fatti.

L’ipotesi è che su indicazione di Rocco, nel corso dell’assunzione a sommarie informazioni con l’assistenza del proprio legale, Pamela Sposato, oltre ad autoaccusarsi del danneggiamento, avrebbe sostenuto di esser stata affiancata e supportata nel gesto proprio dal fratello Vincenzo, una circostanza questa che come dicevamo è risultata non vera.

LA DENUNCIA DELLE VIOLENZE

Lo scorso 9 di giugno si era presentato nel Commissariato di Gioia Tauro la stessa Pamela, denunciando una lunga serie di maltrattamenti: asserite minacce, percosse e lesioni, subìte negli anni dal marito, Nazareno Cucinotta.

Durante questa “sofferta” denuncia, la donna sosteneva di essere vittima di comportamenti violenti del coniuge ed oramai da anni, in particolare, dall’inizio della tossicodipendenza di quest'ultimo.

Una dipendenza dalla droga che - a dire della consorte - lo avrebbe trasformato in un soggetto violento e manesco nei confronti della moglie, mentre ai cinque figli nati dalla loro unione, e sempre a detta della donna, non saette stato comunque mai rivolto alcun comportamento lesivo o aggressivo.

Le percosse subìte, poi, spesso le avrebbero causato ferite e ecchimosi tanto che, in varie occasioni, la donna ha affermato di essersi recata nel pronto soccorso di Gioia Tauro e Polistena, per ricorrere alle cure dei sanitari ma ai quali, tuttavia, non avrebbe mai raccontato la vera causa delle lesioni, giustificandole, di volta in volta, come incidenti domestici.

L’ultimo episodio, in ordine di tempo, e riferito sempre ai poliziotti quel 9 giugno, si sarebbe verificato due giorni prima della denuncia: una violenta lite per ragioni economiche, legate all'impiego di denaro di famiglia per l’acquisto di droga da parte di Cucinotta.

La lite, secondo sempre il racconto della Sposato, sarebbe degenerata in un’aggressione violenta a seguito della quale la moglie avrebbe così deciso di andare via definitivamente da casa, insieme ai figli, trasferendosi dall’abitazione coniugale di Rosarno a quella del padre adottivo, a Gioia Tauro.

IL DANNEGGIAMENTO IN PIENA NOTTE

Sin qui i fatti contenuti in quella che pareva, inizialmente, una accorata e genuina richiesta di aiuto di una donna indifesa, che sosteneva appunto di esser vittima di violenze e soprusi da parte di un marito violento e pericoloso.

Tuttavia, gli episodi denunciati e le riferite violenze e maltrattamenti assunsero - come sostiene il Giudice - dei “connotati del tutto particolari”, in particolare quando, nella nottata del 10 giugno, ovvero il giorno dopo la denuncia, a Rosarno venne danneggiata con un colpo di fucile calibro 12 caricato a palla asciutta, l’auto di Salvatore Cucinotta, fratello di Nazareno.

Già nelle prime fasi delle indagini, apparve evidente che l’azione fosse da ricondursi ad una reazione, una vera e propria ritorsione violenta, da parte dei fratelli di Pamela Sposato, i gemelli Rocco e Cosma, soggetti tra l’altro noti agli agenti perché ritenuti gravitare negli ambienti della criminalità organizzata locale, ed entrambi con numerosi pregiudizi per rapina ed altri reati gravi.

Dopo gli spari alla vettura i poliziotti si attivarono subito per raccogliere indizi utili a ricostruire con esattezza i due eventi, apparsi subito ed evidentemente collegati tra loro: ovvero la denuncia delle violenze ed il grave danneggiamento.

L’attività investigativa avrebbe trovato un primo riscontro quando, nella notte dell’11 giugno, la polizia, a San Ferdinando, ritrovò nascosto tra dei cespugli un fucile calibro 12 e 7 cartucce dello stesso calibro, caricate a palla asciutta.

L’arma era stata modificata a “lupara”, tagliandone le canne e il manico, per aumentarne la potenzialità e la portabilità.

LA CONFESSIONE DELLA MOGLIE

Così si misero in correlazione i fatti: il danneggiamento ai danni della famiglia Cucinotta venne ritenuto opera dalla famiglia Sposato, elemento che sarebbe stato confermato, il giorno dopo, il 13 giugno, quando, presso il Commissariato si presentò la Sposato chiedendo di verbalizzare delle dichiarazioni relative appunto al danneggiamento dell’auto del marito.

È stato allora che la donna confessò di essere stata l’ideatrice e l’esecutrice del danneggiamento, messo in atto come ritorsione nei confronti di Nazareno Cucinotta, fornendo dettagli precisi anche sull’arma utilizzata, che risultò perfettamente compatibile con quella ritrovata e sequestrata l’11 giugno a San Ferdinando.

Ma per quanto riguarda, poi, la descrizione fornita alla polizia sul modus operandi relativo alle fasi del danneggiamento, la Sposato sarebbe incorsa in delle palesi contraddizioni, ammettendo anche di voler realizzare l’omicidio del marito e del suocero come vendetta per le violenze subìte da entrambi, padre e figlio, e per anni.

Gli investigatori, paventandosi dei dubbi e, dunque, per vederci chiaro, hanno così avviato delle intercettazioni che, come sempre, si sono rivelate preziose per arrivare alla ricostruzione della vicenda.

Una vicenda dalla quale emergerebbe, dunque, che i fratelli Sposato abbiano architettato una vera strategia per sviare le indagini e non consentire alla polizia di identificare i reali esecutori del danneggiamento, e al tempo stesso consentendo alla donna di creare un clima tale da indurre il marito a lasciarla, ad andare via di casa per il timore di altre e più gravi iniziative contro di lui.

IL “TERRIBILE QUADRO FAMILIARE”

In una delle conversazioni telefoniche intercettate tra Pamela Sposato ed un uomo sarebbe emerso - oltre ai gravi dissidi familiari col marito - anche un quadro definito dagli inquirenti “tutt’altro che chiaro” sulla posizione della stessa donna in merito alla vicenda: “... Io voglio stare libera… per farmi i c... miei, come voglio io, muovermi come voglio io e tutte cose…”, affermava infatti la Sposato nella conversazione.

Sempre nella stessa telefonata sarebbe poi emerso “un terribile quadro familiare” fatto di ipocrisie e conflitti asperrimi. Conflitti che sarebbero dovuti a atteggiamenti “quantomeno censurabili” di entrambi i coniugi e che avrebbero portato la moglie a mettere in atto un vero e proprio piano per “liberarsi” del marito e così poter condurre autonomamente la propria vita.

Gli investigatori sostengono infatti che quest’ultima, non essendo soddisfatta della denuncia alla polizia, abbia messo in atto delle azioni tali da indurre un forte stato di paura nel marito; elemento che emergerebbe da un’altra conversazione intercettata ed in cui rivolgendosi ad un altro uomo riferiva: “… poi te lo dico io se sono andata a denunciarlo per pedofilia, chiedigli cosa gli ho fatto e adesso si stanno cacando addosso…”.

Nel prosieguo delle investigazioni, poi, sarebbe chiaramente emerso il pieno coinvolgimento, nella vicenda, anche dei gemelli Rocco e Cosma.

Nelle intercettazioni, difatti, si sarebbero palesate delle preoccupazioni di Cosma Sposato durante le fasi delle dichiarazioni spontanee della sorella.

In particolare, in una conversazione telefonica, Cosma avrebbe chiesto alla madre se avessero “...fatto altre domande”, facendo chiaramente intendere se i verbalizzanti della Polizia avessero creduto alla versione resa da Pamela e chiedendo, inoltre, se la questa avesse fatto qualche nome.

La mamma avrebbe risposto di non esserne a conoscenza ma questo colloquio, secondo gli investigatori, avrebbe cristallizzato - attraverso il timore di essere scoperto - la presunta responsabilità di Cosma nel danneggiamento ai danni di Cucinotta.

La CACCIA ALL’AMANTE SEGRETO

Dalle attività tecniche sarebbe emerso pertanto un quadro familiare dei fratelli Sposato “complesso e sfaccettato”, fatto di alleanze tra fratelli - come nel caso del danneggiamento, in cui Pamela, incensurata, non avrebbe esitato a mentire alla polizia per coprire i fratelli Rocco e Cosma, entrambi con svariati precedenti e presunti esecutori della fucilata - ma anche di odi e sentimenti di reciproca rivalsa tra di loro.

Come nella sera del successivo 26 giugno quando i familiari di Pamela sarebbero venuti a conoscenza di una sua presunta relazione extraconiugale.

Numerose sono state le intercettazioni, riportate anche nell’ordinanza d’arresto, e dalle quali sarebbe emersa una “rinnovata aggressività e desiderio di rivalsa della famiglia” nei confronti della stessa donna e del suo amante segreto.

Sentimenti che si sarebbero concretizzati in una vera e propria caccia all’uomo da parte di Cosma Sposato, che avrebbe sostenuto più volte di voler uccidere l'amante della sorella e, se fosse stato necessario, anche la mamma e la sorella di quest’ultimo.

Durante una di queste conversazioni, oltre a svariate minacce di morte nei confronti dell’amante di Pamela, Cosma avrebbe affermato testualmente: “non gli sparerò la macchina ma gli sparerò direttamente la testa”.

Un’affermazione, questa, che gli inquirenti riconducono al danneggiamento causato all’autovettura della famiglia Cucinotta.

Gli elementi emersi fin qui a carico di Pamela, Rocco e Cosma Sposato, ascrivibili alle condotte criminose che sarebbero culminate negli spari contro la vettura di Cucinotta, e il piano omicidiario nei confronti dell’amante di Pamela, hanno fatto ritenere potesse paventarsi un pericolo di fuga dei due gemelli, così come emergerebbe tra l’altro dalle attività tecniche.

Comportamenti elusivi e guardinghi dell'intero nucleo familiare, attentamente monitorato grazie alle intercettazioni e dalle quali si è appurato che i congiunti tenessero costantemente aggiornati i gemelli addirittura sui movimenti delle pattuglie delle Forze dell’Ordine, presumibilmente per evitare “sorprese”. Sino a stamane, quando sono stati arrestati.

L’indagine, condotta dal Commissariato di Pubblica Sicurezza di Gioia Tauro è stata coordinata dalla Procura di Palmi, diretta da Ottavio Sferlazza, e dal Sostituto Giorgio Panucci