La poesia di Karol Wojtyla nell’appuntamento dell’Anassilaos
“La poesia di Karol Wojtyla e Trittico Romano” è il tema della conversazione che Pina De Felice, Responsabile poesia dell’Associazione Culturale Anassilaos, ha dedicato a Papa Giovanni Paolo II nel centenario della nascita (1920-2005). L’intervento sarà disponibile sul sito facebook di Anassilaos e su You tube da martedì 1° settembre.
Nella storia bimillenaria della Chiesa non sono molto numerosi i pontefici che si sono dedicati alla scrittura in versi e/o in prosa. Nel IV secolo San Damaso I (Papa dal 366 al 384) scriveva epigrammi dedicati ai martiri e ai vescovi e li faceva trascrivere sui loro sepolcri dal suo calligrafo Filocalo. Bisogna attendere poi il XV secolo per incontrare un altro papa poeta (1458-1464), l’umanista Pio II (al secolo Enea Silvio Piccolomini), autore di carmi latini. Da giovane si era cimentato nella scrittura di carmi amorosi (la Cinthya) poi di un romanzo amoroso (Historia de duobus amantibus) e infine di una commedia licenziosa (la Chrisis). Giunto al pontificato rigettò tali opere e si dedicò ai più seri “Commentarii”, la sua autobiografia. Anche Maffeo Vincenzo Barberini (Papa dal 1623 al 1644 come Urbano VIII) si è cimentato nella poesia.
Da giovane aveva composto versi sia in latino e in volgare, che pubblicò nel 1637 da papa regnante conseguendo naturalmente il plauso dei contemporanei. Ultimo papa poeta prima di Wojtyla fu Leone XIII (1878-1901), addirittura socio dell’Arcadia, che scrisse anche da pontefice carmi in latino che incontrarono il favore di Giovanni Pascoli e del nostro Diego Vitrioli. Racconta lo storico Giancarlo Zizola che allorquando i cerimonieri gli avevano proposto la cerimonia dell’estrema unzione perché ormai in punto di morte (era il 7 luglio del 1903 e il papa morirà il 20) il pontefice “concentrato nella stesura di alcune versi latini…, disturbato dai preparativi, li abbia apostrofati dicendo “ci iavéte prescia de mannamme a l’atro monno?”. Ultimo papa-poeta è stato Giovanni Paolo II che da sacerdote, vescovo e poi da cardinale aveva all’attivo una intensa produzione poetica e teatrale.
Questa attività letteraria egli aveva ritenuto di interrompere nel momento stesso in cui veniva chiamato al pontificato il 16 ottobre del 1978 per le sue enormi responsabilità. Ma nel 2003, a due anni dalla morte, il Pontefice torna alla poesia, vincendo anche talune ritrosie della Curia che riteneva poco opportuno che un pontefice in carica firmasse e pubblicasse testi letterari, con un poema, non in versi, scritto nella sua lingua madre, Tryptyk Rzymski. Medytacje (Trittico romano. Meditazioni), un’altissima meditazione sulla vita, sulla morte e sull’aldilà sul quale, soprattutto, si incentra la riflessione di Pina De Felice.