La Caritas promuove la Giornata mondiale dei Migranti e Rifugiati
Domenica 27 settembre, sarà celebrata la 106a Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato, ricorrenza istituita nel 1914 dalla Chiesa cattolica con Papa Pio X e ricordata ogni anno nell'ultima domenica di settembre.
La giornata nasce come occasione per testimoniare la vicinanza della Chiesa e della comunità dei fedeli nei confronti di migranti e rifugiati; è un momento di preghiera, di testimonianza e di vicinanza, un'occasione per stimolare la riflessione e la comprensione dei fenomeni migratori.
Ogni anno, il Santo Padre, in occasione della giornata sceglie un tema specifico, proponendo spunti di riflessione e meditazione. Quest'anno il tema messo in evidenza è quello degli sfollati interni come si evince dal suo messaggio dal titolo “Come Gesù Cristo, costretti a fuggire. Accogliere, proteggere, promuovere e integrare gli sfollati interni”.
Il Papa estende il suo messaggio, “dedicato agli sfollati interni, a tutti coloro che si sono trovati a vivere e tuttora vivono esperienze di precarietà, di abbandono, di emarginazione e di rifiuto a causa del COVID-19”.
Si tratta di una sfida pastorale a cui si è chiamati a rispondere con i quattro verbi che Papa Francesco ha indicato già nel suo messaggio del 2018 e cioè accogliere, proteggere, promuovere e integrare a questi però aggiunge sei verbi che corrispondono ad azioni concrete.
Bisogna conoscere per comprendere: “La conoscenza è un passo necessario verso la comprensione dell’altro. Quando si parla di migranti e di sfollati troppo spesso ci si ferma ai numeri. Ma non si tratta di numeri, si tratta di persone! Se le incontriamo arriveremo a conoscerle”.
È necessario farsi prossimo per servire. Sembra scontato, ma spesso non lo è. Le paure e i pregiudizi – tanti pregiudizi – ci fanno mantenere le distanze dagli altri e spesso ci impediscono di “farci prossimi” a loro e di servirli con amore. Avvicinarsi al prossimo spesso significa essere disposti a correre dei rischi, come ci hanno insegnato tanti dottori e infermieri negli ultimi mesi.
Per riconciliarsi bisogna ascoltare. Ce lo insegna Dio stesso, che, inviando il suo Figlio nel mondo, ha voluto ascoltare il gemito dell'umanità con orecchi umani. L’amore, quello che riconcilia e salva, incomincia con l'ascoltare. Nel mondo di oggi si moltiplicano i messaggi, però si sta perdendo l'attitudine ad ascoltare. Ma è solo attraverso un ascolto umile e attento che possiamo arrivare a riconciliarci davvero.
Per crescere è necessario condividere. La prima comunità cristiana ha avuto nella condivisione uno dei suoi elementi fondanti. Dobbiamo imparare a condividere per crescere insieme, senza lasciare fuori nessuno. La pandemia ci ha ricordato come siamo tutti sulla stessa barca. Ritrovarci ad avere preoccupazioni e timori comuni ci ha dimostrato ancora una volta che nessuno si salva da solo.
Bisogna coinvolgere per promuovere. A volte, lo slancio di servire gli altri ci impedisce di vedere le loro ricchezze. Se vogliamo davvero promuovere le persone alle quali offriamo assistenza, dobbiamo coinvolgerle e renderle protagoniste del proprio riscatto.
È necessario collaborare per costruire. Costruire il Regno di Dio è un impegno comune a tutti i cristiani e per questo è necessario che impariamo a collaborare, senza lasciarci tentare da gelosie, discordie e divisioni. E nel contesto attuale va ribadito: «Non è questo il tempo degli egoismi, perché la sfida che stiamo affrontando ci accomuna tutti e non fa differenza di persone» (Messaggio Urbi et Orbi, 12 aprile 2020).
Per preservare la casa comune e farla somigliare sempre più al progetto originale di Dio, dobbiamo impegnarci a garantire la cooperazione internazionale, la solidarietà globale e l’impegno locale, senza lasciare fuori nessuno.
La Caritas Diocesana di Crotone – Santa Severina, insieme alla mensa di Padre Pio e alla parrocchia dell’Assunta di Isola Capo Rizzuto, propongono per la giornata del migrante e del rifugiato queste iniziative: domenica 27 settembre ore 10:30 presso il Duomo di Isola Capo Rizzuto ci sarà la celebrazione presieduta da Mons. Angelo Raffaele Panzetta con la testimonianza di un fratello migrante.
Durante tutta la settimana verranno inoltre promossi, attraverso i canali social della Caritas, dei momenti di riflessione attraverso immagini, brevi testi, testimonianze.
Le persone sfollate ci offrono l’opportunità di incontro con il Signore “anche se - come afferma il Papa - i nostri occhi fanno fatica a riconoscerlo: coi vestiti rotti, con i piedi sporchi, col volto deformato, il corpo piagato, incapace di parlare la nostra lingua”, impariamo insieme a togliere il velo che offusca il nostro sguardo e ad aprire le porte dei nostri cuori.