“Il fatto non sussiste”, Cassazione assolve ex comandante dei Carabinieri
“Il fatto non sussiste”. Con questa motivazione la Cassazione ha assolto definitivamente il colonnello dei carabinieri Valerio Giardina dall’accusa di falsa testimonianza.
I giudici hanno infatti rigettato il ricorso formulato dall’ex procuratore generale di Reggio Calabria Dino Petralia, oggi capo del Dap, e dall’avvocato generale Fulvio Rizzo contro l’assoluzione dell’ex comandante del Ros reggino che ha arrestato boss del calibro di Pasquale Condello, detto il “Supremo”, e condotto inchieste come “Meta” sulla quale poggiano le basi alcuni maxi-processi ancora in corso in riva allo Stretto.
Indagini che Giardina ha svolto con il suo vice, il maggiore Gerardo Lardieri già assolto in primo grado e oggi in servizio alla guida della sezione di pg di Catanzaro.
L’inchiesta è partita dall’ex procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone e dal pm Beatrice Ronchi che all’epoca dei fatti hanno indagato i due ufficiali dopo la loro testimonianza nel processo contro la cosca Logiudice. I magistrati in quell’occasione, hanno accusato i due ufficiali di non aver detto la verità in merito alla cattura di Condello.
Da qui la decisione del procuratore Federico Cafiero De Raho e dell’aggiunto Gaetano Paci - nel novembre 2017 - di chiedere il rinvio a giudizio per Giardina e Lardieri contestando al solo colonnello addirittura l’aggravante mafiosa.
La Procura che ha voluto il processo, in primo grado ha chiesto e ottenuto l’assoluzione di Lardieri perché il fatto non sussiste. Giardina era stato, invece, condannato dal gup a un anno e 8 mesi di reclusione, una sentenza che è stata ribaltata nel luglio 2019, quando la Corte d’Appello di Reggio ha assolto Giardina perché il fatto non sussiste.
Stessa decisione assunta ieri dai giudici della Corte di Cassazione, che hanno respinto la richiesta di annullamento con rinvio formulata dalla Procura generale di Reggio.