Provvidenza bis, scatta il sequestro per il “decano” dei Piromalli
Il Ros dei carabinieri, insieme i colleghi di Reggio Calabria, nell’ambito dell’operazione “Provvidenza Bis” (QUI), hanno eseguito stamani un sequestro di beni per circa un milione e mezzo di euro - disposto dal Tribunale del capoluogo calabrese su richiesta della Dda, diretta da Giovanni Bombardieri - a carico di Girolamo Mazzaferro, 85enne indicato come esponente di spicco della cosca di ‘ndrangheta dei Piromalli di Gioia Tauro.
I sigilli, scattati tra la provincia reggina e la città di Roma, hanno riguardato due imprese a Gioia Tauro, con un patrimonio aziendale ed un volume d’affari annuo di circa 200 mila euro; quattro immobili, tre abitazioni ed un terreno agricolo tra la Piana e la capitale, del un valore di circa 600 mila euro; e altri due immobili, un deposito ed un terreno edificabile su cui era già stata programmata una lottizzazione immobiliare, che si ritiene siano stati acquisiti con l’usura ai danno di due gioiesi, e stimati in circa 700 mila euro.
L’indagine patrimoniale - diretta dall’Aggiunto Calogero Gaetano Paci e dai Sostituti Pantano, D’Ambrosio e De Caria – è partita con l’operazione “Provvidenza”, avvenuta tra il gennaio (QUI) ed il febbraio (QUI) 2017, che portò a disarticolare la cosca Piromalli e all’arresto dei sui presunti esponenti apicali, tra cui anche Mazzaferro, risultato direttamente collegato ai fratelli Gioacchino, Antonio e Giuseppe Piromalli, rispettivamente di 86, 81 e 75 anni
Gli accertamenti avrebbero portato a ricostruire il percorso di crescita imprenditoriale dello sesso Mazzaferro, che secondo gli inquirenti, sin dagli anni ’60, sarebbe divenuto un esponente di rilievo del clan della piana di Gioia Tauro, vincitrice del primo conflitto di mafia scoppiato tra gli anni ’70 ed ’80 ed oggetto del procedimento cosiddetto “De Stefano Paolo + 59”, pietra miliare della storia del contrasto alla mafia calabrese.
L’ipotesi è che in questo contesto, e forte dei guadagni acquisiti con la partecipazione nel 1975 all’appalto per la costruzione del V Centro Siderurgico di Gioia Tauro, trasformato poi nell’attuale porto, Mazzaferro abbia avviato, insieme al fratello Teodoro - 82enne e colpito a giugno scorso da una misura di prevenzione patrimoniale con il recupero di un patrimonio di 6 milioni e mezzo di euro (QUI) - un’innumerevole serie di investimenti immobiliari tra Gioia e Palmi, con il concorso finanziario dei fratelli Piromalli.
Sempre Mazzaferro, poi, in particolare, avrebbe dato supporto criminale al fratello Teodoro, facendosi da garante con i vertici dei Piromalli per ottenere ingenti capitali, si presume di provenienza illecita, con cui avviare numerose lottizzazioni immobiliari ancora tra Gioia Tauro e Palmi.
Negli ultimi anni, il decano avrebbe poi assunto una posizione di responsabilità ancora maggiore nell’organizzazione, avendo un raccordo diretto con i fratelli Piromalli, interloquendo con i rappresentanti di diverse cosche della tirrenica (gli Alvaro e Crea su tutte) e divenendo il più qualificato punto di riferimento criminale dell’organizzazione sul territorio.
Forte di questa posizione, sostengono infine gli inquirenti, avrebbe acquisito nella marina di Gioia Tauro, e con l’usura, il deposito e il terrendo edificabile oggi sequestrati.