Rapine. Presa la “banda” delle Poste: in otto finiscono in arresto

Reggio Calabria Cronaca

Otto persone arrestate, sei delle quali finite in carcere e le altre due ai domiciliari: sono indagate, a vario titolo, per associazione a delinquere essendo ritenuti coloro che avrebbero programmato ed organizzato delle rapine che avevano come obiettivi Uffici Postali, ma anche di aver commesso dei furti di auto per poi utilizzare proprio per i “colpi”. Infine gli si contesta anche la ricettazione e la detenzione e porto illegale di armi.

Questo l’esito dell’operazione chiamata in codice “Organetto”, scattata all’alba di oggi e condotta insieme dalla squadra mobile e dai carabinieri reggini.

GLI ARRESTATI

Le porte del carcere si sono così spalancate per Carmine Alvaro, nato a Palmi il 23.01.1986 e già detenuto per altra causa; Antonio Rocco Leonello, nato a Sinopoli il 10.11.1967 e anch’egli già detenuto; Francesco Trefiletti, nato a Cinquefrondi il 19.10.1992, già detenuto; Giuseppe Agostino, nato a Reggio Calabria il 17.12.1970; Antonio Giuseppe Palmisano, nato a Reggio Calabria il 03.11.1968; e Rosa Soccorsa Delfino, nata a Gioia Tauro il 9.5.1965.

Ai domiciliari, invece, sono stati posti Maria Giovanna Punturiero, nata a Gioia Tauro il 9.5.1987; e Salvatore De Francesco, nato a Sinopoli il 16.3.1966.

LA RAPINA A SAMBATELLO

L’indagine - condotta in particolare dalla Mobile - è partita dopo una rapina all’ufficio postale della frazione Sambatello del capoluogo, avvenuta il 2 ottobre del 2017 (QUI). Durante la stessa i malviventi portarono via circa 11 mila euro, oltre ai soldi in contanti che la direttrice aveva nella sua borsa.

Le investigazioni su quel fatto hanno portato la polizia a ritenere che gli autori materiali del colpo, insieme ad una terza persona non identificata, siano Leonello ed Alvaro, che sarebbe entrati in azione armati sia di pistola che di mazze ferrate.

Altri due, Agostino e Palmisano, avrebbero contributo invece in modo determinante al buon esito dell’azione: la tesi è che presenti sin dalle prime ore di quella mattinata sui luoghi di interesse, con Renault Laguna di Agostino abbiano fatto da apripista ai presunti complici, prima per condurli verso l’obiettivo e poi per assicurarne una fuga al riparo da imprevisti.

I rapinatori, allora, usarono due vetture, una Fiat Uno bianca ed una Fiat Cinquecento rossa, risultate rubate pochi giorni prima. Con la Fiat Uno sarebbero arrivati all’ufficio postale; la Cinquecento, invece, sarebbe servita - ancor prima di avviarsi all’obiettivo e qualche centinaio di metri prima dello stesso - per bloccare la strada che porta in direzione opposta a quella da cui sarebbero giunti.

LA RAPINA A BAGNARA

Le intercettazioni telefoniche avviate dopo il fatto, avrebbero poi fatto emergere che Alvaro, Leonello, Trefiletti, Delfino e la figlia di questi, Punturiero, avrebbero organizzato una rapina all’Ufficio postale di Pellegrina di Bagnara Calabra, che sarebbe dovuta avvenire il 27 novembre dello stesso anno.

Gli investigatori sostengono che il colpo fosse stato organizzato nei minimi dettagli, e che avrebbe visto la partecipazione attiva della Punturiero: facendo da basista dall’interno avrebbe dovuto consentire l’accesso ai locali degli altri aprendogli la porta antipanico.

In quella circostanza, però, la donna non sarebbe riuscita a raggiungere l’ingesso, secondo i piani prestabili con i presunti complici, e che avrebbero dovuto entrare in azione dall’esterno.

Per questo si sarebbe camuffata come una semplice cliente e fu anche sentita come testimone dai militari intervenuti per quel tentativo di rapina.

I PRESUNTI CAPI

Durante le investigazioni, sarebbe quindi emerso che Leonello ed Alvaro, insieme a Trefiletti, sarebbero stati il vertice della “banda”, mentre Agostino e Delfino avrebbero rappresentato dei punti di riferimento” per le rapine sul territorio, rispettivamente della periferia nord di Reggio e di Scilla e Bagnara Calabra.

Gli stessi investigatori sostengono quindi di aver riscontrato che tutti i presunti membri dell’organizzazione abbiano avviato delle chiare attività” di preparazione degli stessi colpi organizzando ad esempio dei sopralluoghi nei pressi dei possibili obiettivi, come abitazioni private ed uffici postali; e procurandosi gli attrezzi ed oggetti necessari, tra cui uno strumento chiamato “Organetto” da cui prende appunto il nome l’operazione.

IL RAPIMENTO DEL DIRETTORE

Nell’ordinanda di oggi sono confluiti i risultati dell’attività d’indagine condotta parallelamente dalla Compagnia Carabinieri di Palmi, coordinata dalla Procura cittadina.

Indagine che è iniziata da un’altra tentata rapina, quella all’Ufficio Postale di Melicuccà del 2 settembre del 2017, oltre che dal presunto sequestro del direttore dell’Ufficio Postale di Sant’Eufemia d'Aspromonte, che risale invece al 4 ottobre dello stesso anno.

Quanto a quest’ultimo, era scomparso da casa, a Campo Calabro, in concomitanza con un ingente ammanco di denaro, riscontrato all’interno del suo ufficio. Dopo qualche giorno l’uomo era poi rientrato ed aveva denunciato di essere stato sequestrato da alcuni sconosciuti che, a suo dire, lo avevano obbligato a consegnargli circa 305 mila euro dopo averli prelevati dalla cassa delle Poste.

L’attività avrebbe quindi faceva emergere degli elementi indiziari a carico di Alvaro e Leonello. I militari spiegano che questi, infatti, avrebbero avuto delle conversazioni telefoniche subito prima e subito dopo l’episodio ed in quei frangenti i loro apparecchi avrebbero agganciato la cella proprio del comune di Melicuccà.

In relazione a questo episodio, però, non vi è stata alcuna contestazione formale da parte del Pm per mancanza del requisito della gravità indiziaria.

LE INDAGINI ACCORPATE

Comunque, le attività tecniche avviate in quel contesto dai carabinieri, si sono sovrapposto a quelle avviate dalla Squadra Mobile e autorizzate dalla Procura di Reggio dopo la rapina di Sambatello.

Inoltre, all’interno dell’ordinanza cautelare sono confluite anche le informative di reato sulla rapina alle poste di Marina di Gioiosa Ionica dell’1 febbraio 2018 e quella perpetra dell’1 ottobre 2019 all’Ufficio della frazione Rosalì del capoluogo dello Stretto (QUI).

Quanto al primo episodio le indagini dei Carabinieri di Roccella Ionica (coordinate dalla Procura di Locri), non hanno consentito di arrivare ad individuarne gli autori ma i Militari di Palmi ma ritengono di aver riconosciuto Leonello come autore del furto dell’autovettura usata nella rapina, si ritiene in concorso con De Francesco.

Invece, per la rapina alle poste nella frazione Rosalì di Catona, dell’1 ottobre 2019, sono stati arrestati in flagranza i presunti autori materiali del gruppo, ovvero Alvaro, Scibilia e Romano.

L’ipotesi degli inquirenti è che i tre, col volto coperto con un passamontagna e indossando dei guanti, sarebbero arrivati sul posto a bordo della Fiat Punto rubata e avrebbero così minacciato il direttore con delle spranghe in ferro e una pistola a salve.

L’azione fu interrotta grazie alla presenza di un Carabiniere che era libero dal servizio e che aveva subito telefonato alla Centrale Operativa, consentendo ai colleghi di arrivare sul posto.

Nel frattempo il militare non esitò a bloccare uno dei tre malviventi con il quale ebbe anche una colluttazione. I carabinieri giunti nel frattempo arrestarono i malviventi.

Le indagini successive avrebbero così fatto emergere un coinvolgimento, in quel “colpo”, anche di Agostino, che sarebbe stato il basista.

Il militare intervenuto aveva poi riportato delle ferite, ma è ora tornato in servizio: una condotta meritoria, evidenziata anche dall’amministrazione comunale locale che gli ha conferito il premio “San Giorgio d’oro 2020”.

I presunti autori della rapina sono stati condannati dal Giudice dell’Udienza Preliminare rispettivamente a anni sei di reclusione per Romano e Scibilia e ad 5 anni e 4 mesi di Cosimo Alvaro.

Le indagini sono state coordinate dalla Procura di Reggio Calabria, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri; le investigazioni - che hanno visto la confluenza di vari filoni investigativi sviluppati dalla Polizia di Stato e dall’Arma - sono state svolte invece sotto le direttive del Vicario Gerardo Dominijanni e dei Sostituti Domenico Cappelleri, Paola D’ambrosio e Andrea Sodani.