Rapine in Aspromonte. Contro i cacciatori azioni ben pianificate: in sette finiscono in carcere
Una decina di rapine tutte caratterizzate dallo stesso modo d’agire dei malviventi. In partica, si eseguivano prima dei sopralluoghi preliminari nelle zone dove compierle, poi venivano impiegate per queste due o tre persone mascherate e armate di pistola e, infine, si pianificava anche le vie di fuga sul territorio aspromontano.
I fatti contestati riguardano in particolare, e come accennavamo, dieci rapine che sono avvenute fra il novembre del 2016 e il settembre 2018, e grazie alle quali gli indagati sarebbe riusciti ad impossessarsi di almeno altrettanti fucili da caccia, che di solito venivano nascosti nei pressi di casolari disabitati nelle campagne seminaresi, a cui potevano accedere facilmente anche di giorno per prelevarle senza destare alcun sospetto.
Questo quanto emerge dall’indagine dei Carabinieri della Compagnia di Palmi che stamani - su ordine del Gip presso il Tribunale locale, e su richiesta della Procura - hanno eseguito sette arresti nei confronti di altrettante persone accusate a vario titolo di rapina, falsificazione di monete, furto, ricettazione, danneggiamento, delitti in materia di armi e di stupefacenti (LEGGI).
A finire in manette sono stati quattro soggetti di Seminara, Domenico Scicchitano (32 anni); Salvatore Filippo Alampi (20); Giuseppe Domenico Laganà Comandè (20); e Domenico Gioffrè (25); altri due di Palmi, Michele Cilona (36) e Andre’ Oscar Brizzi (22); e uno di Sinopoli, Diego Orfeo (21).
Le indagini dei militari - coordinate dal Sostituto Ignazio Vallario - sono state avviate dopo un danneggiamento a mezzo d’arma da fuoco ai danni di un’abitazione e di un’autovettura, a Seminara, e avrebbero portato a documentare i presunti ruoli di Alampi, Scicchitano, Laganà, Orfeo e Brizzi nelle rapine ai danni di cacciatori, avvenute tra Palmi e Seminara.
In alcune di queste, sottolineano gli investigatori, la spregiudicatezza degli indagati li avrebbe portati anche ad esplodere dei colpi d’arma a scopo intimidatorio, così da evitare che le vittime potessero reagire.
Lo sviluppo delle attività tecniche avrebbe anche fatto emergere le presunte responsabilità di Alampi e Gioffrè sia nella produzione di banconote e monete contraffatte, sia nella loro immissione in circolazione, spendendole in esercizi pubblici.
Gioffrè e un altro degli indagati, Cilona, sono ritenuti responsabili anche di detenzione e spaccio di stupefacente, in particolare di marijuana.
Durante le indagini sono state documentate inoltre, e sempre nei confronti dei coinvolti, delle condotte predatorie come il furto di carburante da mezzi che erano parcheggiati in sosta, o l’incendio ai danni di un’abitazione e di un’autovettura a Seminara e che però avevano così fatto scattare le investigazioni culminate oggi con gli arresti.
Al termine delle formalità tutti i sette i coinvolti sono stati portati nel Carcere di Reggio Calabria Arghillà.