“Spaccio” di narcotici in cliniche Usa. Ricercato negli Stati Uniti, arrestato in Calabria
Nel nord America, da almeno vent’anni, è conosciuto come “Pill Mill”, tradotto in italiano è il “mulino delle pillole”. Un termine con cui si indica una struttura illegale che assomiglia a una normale clinica del dolore ma dove si prescrivono regolarmente degli antidolorifici (dei narcotici) senza anamnesi, monitoraggio medico o documentazione: negli Stati Uniti contribuiscono all’epidemia di oppioidi e sono oggetto di una serie di iniziative legislative a livello Statale.
Con quest’accusa, e fino a ieri, era ricercato un medico oculista italiano, Luigi Amedeo Palma, 54enne, noto come Jimmy Palma, romano d’origine ma trasferitosi per 25 anni in Florida.
L’uomo è stato fermato a Gerace, nel reggino, ad un posto di controllo, mentre viaggiava a bordo di un’auto alla cui guida vi era un 66enne della locride.
Ai militari ha riferito di essere un medico ma i carabinieri, insospettiti dal suo atteggiamento, hanno voluto approfondire scoprendo che sul suo conto pendeva un’ordinanza di custodia in carcere della Corte d’Appello di Roma, risalente al 20 maggio scorso, e in riferimento ad un decreto di estradizione verso gli Usa emesso dal Ministro della Giustizia il 7 agosto dell’anno scorso.
Palma, che per il momento è stato portato nel carcere di Locri, era stato già arrestato una prima volta nel 2018 e poi scarcerato per decorrenza dei termini.
Da maggio era irreperibile, ovvero da quando nei suoi confronti era stato spiccato dalla Corte d’Appello capitolina il nuovo ordine d’arresto.
Il Dipartimento di Giustizia statunitense lo accusa, insieme ad un altro italiano e a cinque possessori della carta verde, di avere gestito cliniche per la cura del dolore in Florida ed in Tennessee, dove sarebbero stati dispensati, illecitamente, antidolorifici come l’ossicodone, l’ossimorfone e la morfina.
Secondo gli investigatori i pazienti si presentavano nelle strutture gestite dalla “Urgent Care & Surgery Center Enterprise-Ucsc” dove ricevevano i farmaci prescrittigli ma ne trattenevano una parte consegnando la restante ai presunti spacciatori (che gli pagavano le visite mediche), per poi rivendere i medicinali sul mercato nero.
Come viene riportato nell’atto di accusa, il traffico - si ipotizzano dodici milioni di dosi di narcotico spacciate in sei anni sotto forma di farmaci per il dolore - avrebbe generato dei guadagni per 21 milioni di dollari con circa 700 pazienti della Ucsc che sarebbero morti: una percentuale significativa di questi decessi, direttamente o indirettamente, sono ritenuti causati da un sovradosaggio degli stupefacenti prescritti.