Buoni alimentari a chi non ne aveva bisogno, smascherati altri 13 “furbetti”
Buoni alimentari che sarebbero dovuti andare alle famiglie bisognose e che invece, ed ancora una volta, sarebbero invece finiti nelle mani dei soliti “furbetti” che non ne avrebbero avuto diritto.
Nemmeno un mese fa un caso simile, sempre nella stessa zona: l’operazione denominata “Dike” aveva smascherato 86 persone (QUI) accusate di aver ottenuto il beneficio illegittimamente ed oggi i carabinieri di Taurianova, con una seconda fase dell’indagine, ne hanno scoperti altri 13, tutti residenti nel comune di Varapodio.
Tutti sono stati ora segnalati all’Autorità Giudiziaria per avere, ancora una volta, prodotto delle false certificazioni per ottenere, durante la precedente fase acuta dell’emergenza, appunto il cosiddetto “buono spesa covid”.
Quest’ultimo, va ricordato, è un aiuto straordinario voluto dal Governo per far fronte all’emergenza sanitaria e che viene erogato direttamente dai Comuni alle persone e famiglie in difficoltà economica, così che possano acquistare alimenti, farmaci e altri beni di prima necessità.
Per ottenerlo gli enti locali stabiliscono dei requisiti cosiddetti “di dettaglio” e dei criteri di precedenza, e il buono viene poi concesso in base a delle autodichiarazione dei richiedenti.
In quest’ambito quindi, i Carabinieri di Varapodio hanno svolto un controllo sulle istanze presentate dai cittadini e così da verificare la regolarità delle procedure attestative e quindi l’effettivo possesso dei requisiti previsti.
Durante le attività sono però emerse delle irregolarità in capo a 13 soggetti, tutti segnalati alla Procura della Repubblica di Palmi, per le successive valutazioni di competenza.
Infatti, nonostante il Comune avesse stabilito, tra gli altri requisiti, il limite massimo a 700 euro mensili di reddito per accedere al fondo di solidarietà alimentare, i militari hanno scoperto che i presunti “furbetti” guadagnavano somme ben superiori, e che avrebbero dichiarato il falso nella dichiarazione sostitutiva così da accedere, illegittimamente, all’aiuto economico.
Tra i deferiti c’era perfino chi già percepiva altri sussidi pubblici di sostegno del reddito, indennità di disoccupazione, cassa integrazione o anche la pensione, in ogni caso superiore al limite stabilito.
Inoltre c’era anche chi, nel periodo interessato, aveva continuato a lavorare regolarmente in attività non sospese e, nonostante questo, non aveva avuto remore nel richiedere altri aiuti senza averne diritto, aiuti che sarebbero dovuti essere destinati esclusivamente a chi il lavoro lo avesse perso o non lo avrebbe mai avuto.
I Carabinieri, anche grazie al controllo capillare del territorio e alla loro conoscenza diretta delle persone, sono riusciti a far emergere le irregolarità, che potevano consistere anche in piccole somme di denaro pubblico - comunque per un danno erariale complessivo stimato in circa 2.500 euro - ma certamente rilevante è il danno sociale per la collettività, essendo questi contributi limitati e quindi da distribuire e assegnare anche in base al numero totale dei percettori.