Il messaggio di Natale dell’arcivescovo di Reggio Calabria - Bova
“Dio è mosso a compassione dalle nostre fragilità”. È quanto scrive Giuseppe Fiorini Morosini, arcivescovo Metropolita, nel messaggio di Natale indirizzato ai fedeli.
“Nel contesto di questa pandemia, che continua a generare in noi tante incertezze e, soprattutto, la paura di perdere la vita, l’augurio più bello che posso inviarvi è quello di ottenere da Gesù vita sicura e piena, ad ogni livello dell’umano sentire: da quello fisico a quello morale, da quello individuale a quello comunitario, da quello economico a quello politico-sociale. Che il dono della vita sia da tutti accolto, goduto e condiviso”, scrive Morosini.
“Giovanni ci presenta Gesù con l’immagine della vita: In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini(Gv 1,4); e ancora: Noi abbiamo toccato il Verbo della vita (poiché la vita si è fatta visibile)(1Gv 1,1-2). La vita è dono di Dio, dono che noi dobbiamo difendere e curare, far crescere e costruire, rispettare e ripristinare assieme a tutte quelle condizioni materiali e spirituali che possono facilitare questo impegno. Prego allora Gesù per tutti voi, perché il dono della vita possa essere al centro della nostra attenzione e preoccupazione, proprio perché tutto ciò che può promuovere la vita, cosi come ho appena scritto, sia sempre nel cuore di ogni nostro impegno”, prosegue l’arcivescovo.
“La pandemia ci ha fatto scoprire questa grande responsabilità attraverso l’esempio di quanti, medici, infermieri, personale sanitario, volontari, forze dell’ordine, si stanno prodigando per curare e stare accanto a quanti sono stati colpiti da questa terribile malattia. Li ringrazio a nome di tutti voi e, soprattutto a loro, auguro che in questo Natale possano godere di una esplosione di vita. Stiamo imparando che noi siamo i difensori della vita ad ogni livello e sotto ogni aspetto.
Quindi il pensiero che “va a tutte le famiglie che sono state provate dal coronavirus e stanno soffrendo: sono vicino a loro, per i malati che hanno avuto o sono ancora presenti in casa o all’ospedale, forse anche nella solitudine di una terapia intensiva. Prego per quanti, purtoppo, non ce l’hanno fatta e sono morti, lasciando vuoti incolmabili e sofferenza profonda per non averli potuto assistere ed accompagnare nel difficile momento della morte”.
E benedice e abbraccia “tutti voi malati e anziani augurandovi la guarigione e lunga vita. La speranza generata dalla fede inondi di luce e di pace i vostri cuori. Ringrazio ed incoraggio tutti volontari, qualunque sia la motivazione che li spinge a prestare con generosità il loro prezioso servizio: sia quella religiosa che quella umanitaria. Tutto ciò è segno della nostra capacità di compassione, che nobilita la nostra umanità e compensa tanto egoismo e indifferenza, purtroppo ancora esistenti in mezzo a noi. Mentre invochiamo il Signore Gesù - la Vita vera, che si ė resa visibile per la salvezza di tutti - affinché fermi la pandemia e dia a ciascuno di noi, in questo Natale, sovrabbondanza di vita, vi invito a considerare anche le nostre responsabilità nei confronti della vita”.
E allora, come primo impegno chiede ai fedeli di difendere “tutti la vita, la nostra e quella degli altri, accettando di buon grado le limitazioni che ci vengono imposte o consigliate per evitare la diffusione del virus. Carissimi, siamo persone responsabili! Non prestiamo ascolto a chi vuole negare il pericolo di questo virus e ridurre tutto ad un inganno: chi sostenesse ancora queste tesi, sarebbe immeritevole di alcuna considerazione”, prosegue Morosini.
E continua invitando i fedeli a educare e promuovere “una cultura di vita nella nostra società ad ogni livello, per ogni fascia d’età: dai più piccoli agli anziani. È bello vedere come stia emergendo e forse anche crescendo tale sentimento durante questa pandemia. È bello vedere crescere la nostra sensibilità verso il vivere sereno degli animali, ma non possiamo non denunciare l’azione mirata di alcuni "poteri forti", che vorrebbero farci tacere sul dramma degli aborti o, peggio, sul suicidio assistito, da loro presentato come conquista di libertà e di dignità e perciò necessario per il nostro tessuto sociale e politico”.
Un pensiero poi contro la violenza, “è terribile - scrive l’arcivescovo - dover denunciare ancora nella nostra società gli omicidi, la violenza assurda all’interno delle stesse famiglie e contro le donne, la violenza tra adolescenti e giovani organizzati in bande, lo sfruttamento della prostituzione, le minacce mafiose, i taglieggiamenti ai commercianti e agli imprenditori, che rendono insicura e infelice la vita, impediscono lo sviluppo delle nostre economie e scoraggiano gli imprenditori italiani ed esteri per investire nella nostra Regione. Finché siamo in tempo, reagiamo a questa cultura di morte, alla quale forse ci stiamo abituando, tanto le sue manifestazioni sono ripetitive e raccapriccianti. Non farci più caso significa sconfiggere la speranza e il desiderio di una società migliore”.
“Sorreggiamo la vita di coloro i quali hanno bisogno degli altri per vivere: gli anziani, i disabili, i poveri, i disoccupati, i senza tetto o fissa dimora, i carcerati: il nostro cuore si allarghi nel segno della compassione e della condivisione. Nei loro confronti dobbiamo promuove una cultura di vita. Il Natale ci ricorda che il Figlio di Dio si è fatto uomo per condividere con noi, mosso dalla compassione per le nostre fragilità. Il Natale deve essere, per tutti, la festa della vita che rinasce”, prosegue Morosini.
“Rispettiamo, difendiamo, promuoviamo l’ambiente, perché quando ciò che ci circonda è pulito e sano, crea per tutti noi condizioni salubri di vita. La difesa dell’ambiente non è solo compito delle autorità che ci governano; noi abbiamo il diritto di vedere i luoghi della nostra vita associata puliti e sani, piacevoli e confortevoli, ma abbiamo anche il dovere di fare la nostra parte: allora, la promozione della vita diventa anche un segno di civiltà”.
“Promuoviamo la vita nel segno del rispetto della giustizia: sicurezza nel lavoro, buste paghe veritiere, politica veramente al servizio del cittadino, sanità che mette al centro non l’economia ma la persona, sconfitta del dramma della burocrazia, che nonostante tante promesse alligna ancora nei palazzi dei nostri governi e rende infelice la vita di chi attende dalla politica la soluzione dei propri problemi. Potrà mai esserci Natale quando si sperimenta una politica che non serve l’uomo, ma si serve del consenso degli uomini per dominare poi su di essi? La nostra Regione si sta preparando ad una nuova competizione elettorale per scegliere chi dovrà governarci: dopo i disastri provocati da una politica miope che non sa preparare, progettare e programmare il futuro, prevarrà finalmente la buona volontà di mettere la "persona del cittadino" al centro dell’azione politica? E non guardo solo alla sanità, penso soprattutto alla fuga dei nostri giovani dalla nostra Regione per mancanza di lavoro; essi vanno altrove per mettere a frutto le loro capacità e competenze, lasciando, così, loro malgrado, questa nostra terra in condizioni sempre più povere”.
“Tutto quanto vi ho esposto può sembrare una fredda elencazione di problemi, con l’effetto di offuscare la fragile luce di speranza che potrebbe accendersi per noi tutti in questo Natale. No, non è così! Non sarà così, se quanti crediamo nel Figlio di Dio che si è fatto uomo per noi, ci decidiamo per la vita: per amarla, difenderla, proteggerla, ripristinarla lì dove è venuta meno. La pandemia ci farà gustare la gioia dell’intimità familiare: è qui che nasce la cultura della vita, l’amore e il rispetto per essa. Non lasciamoci sfuggire l’occasione quest’anno di ritrovare questa strada e tornare a percorrerla.
“La celebrazione del Natale per essere veritiera e non essere ridotta ad una semplice rappresentazione, o ricordo di un evento ormai passato, deve essere accolta da noi ogni anno come una provocazione: la vita di Gesù di Nazaret mi interessa per promuovere la mia vita e quella di chi mi sta accanto? Superiamo l’amarezza perché tante tradizioni in questo Natale dovranno necessariamente saltare per via della pandemia: ma è minacciata la nostra vita fisica e non si scherza con la vita. Non importa se la Messa della mezzanotte dovrà essere anticipata con quella Vespertina; non importa se a cena o a pranzo non possiamo andare o ricevere amici o parenti; non importa se non potremo andare per la strade a piacimento, ma dovremo rimanere chiusi in casa. Chi ha veramente fede, sa capire le difficoltà del mondo e sa cogliere il bello della fede: la celebrazione della vita”.