Conti correnti, regole Eba. Allarme del Centro Caporale: ”a rischio i piccoli imprenditori”
“Ce lo chiede l’Europa, ma come è già capitato in passato con altre normative, questa volta non va bene visto che le regole sui conti in rosso cambiano in peggio. Da gennaio gli addebiti automatici non sono più consentiti sui conti correnti che non saranno coperti da liquidità sufficienti. Per molti italiani, soprattutto alle prese con le conseguenze economiche subite a causa dell’epidemia da Covid-19, si potrebbe prospettare il rischio di uno stop ai pagamenti di utenze, stipendi, contributi previdenziali, rate di finanziamenti”.
L’allarme arriva dal Centro Studi politico-sociali “Don Francesco Caporale” che richiama l’allerta lanciata dal Centro studi di Unimpresa che con un report non ancora pubblicato mette in guardia i correntisti sugli effetti dell’entrata in vigore delle nuove norme stabilite dall’Eba, l’autorità bancaria europea.
“Le nuove regole – spiega ancora in una nota il Centro Studi politico-sociali “Don Francesco Caporale”- impongono alla banca, anche soltanto per un mancato pagamento di 100 euro non saldato per tre mesi, di segnalare il cliente alla centrale rischi e di classificare tutti debiti accumulati come “crediti malati. Oltre alla segnalazione, il correntista finirebbe quindi nella categoria di cattivo pagatore e tutta la sua esposizione verso la banca verrebbe etichettata come “non performing loan”. "
"Non saranno più possibili nemmeno piccoli sconfinamenti e questo vuol dire, per molti artigiani, commercianti, piccoli imprenditori e anche per molte famiglie, non poter più usufruire di quelle piccole forme di flessibilità che, specie in questa fase così critica a causa degli effetti economici della pandemia Covid, sono fondamentali per far fronte ai pagamenti di utenze o altri adempimenti, come gli stipendi e i contributi previdenziali, le rate di finanziamenti e mutui. C’è quindi il rischio di una fortissima stretta al credito, conseguenza inevitabile delle segnalazioni alla centrale rischi e della riclassificazione degli affidamenti della clientela in caso di piccoli arretrati”.
“Per il Sud ed in particolare per la Calabria – conclude la nota - gli effetti di questa riforma sarebbero devastanti, in un contesto economico - sociale strutturalmente fragile ed ulteriormente aggravato dagli effetti della pandemia tanto da renderlo “esplosivo”. La politica, ad ogni livello istituzionale, intervenga con ogni mezzo per impedire questa riforma veramente massacrante. Una sollecitazione che rivolgiamo ai parlamentari calabresi, in particolare richiamando quanto scritto da Abi, Alleanza Cooperative, Cna, Confindustria e tutte le associazioni di impresa alle istituzioni Ue: ‘L’eccezionale severità della crisi richiede di intervenire con tempestività e pragmatismo, attivando tutti gli strumenti necessari per limitare le conseguenze economiche e sociali’. Vale a dire il contrario di quello di cui si sta preoccupando l’Europa”.